La crescita dell’interesse per l’editoria e la sua storia sembra confermarsi tra il 1997 e il 1998: gli studi di storia dell’editoria in particolare incominciano ad avere una frequenza non episodica. Inoltre prosegue, fuori dell’ambito storico, un interesse per l’editoria di oggi, vista come campo di lavoro per la ricerca socio-economica e come possibile occupazione professionale.
L’aumento, soprattutto nella seconda metà degli anni novanta, delle iniziative e degli scritti dedicati all’editoria e alla sua storia – già segnalati su Tirature ‘98, con data ad quem i primi mesi del 1997 – viene confermato, tra il 1997 e il 1998, da alcune importanti pubblicazioni. Limitandosi alle pagine che si riferiscono all’editoria moderna e contemporanea (gli studi sulla stampa e sulla diffusione del libro nei secoli passati continuano a essere cospicui, consolidando, peraltro, una lunga tradizione di ricerche), merita senz’altro la prima menzione l’ampia Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, pubblicata, a cura di Gabriele Turi, dal Gruppo editoriale Giunti di Firenze, alla fine del 1997. li volume (diviso in quattro sezioni: «I. Prima dell’Unità», «II. Uno stato un mercato», «III. Il nuovo secolo: editori, lettori e società di massa», «IV Le trasformazioni del sistema editoriale») presenta una serie di saggi che coprono l’arco cronologico dalla Restaurazione primottocentesca al secondo Novecento.
I saggi storici sullo sviluppo dell’editoria – da Geografia e dinamica degli insediamenti editoriali, di Maria !olanda Palazzolo, a La nuova figura dell’editore, di Mario Infelise, da Le nuove dimensioni dell’impresa editoriale, di Ada Gigli Marchetti (sul secondo Ottocento), a Un panorama in evoluzione, di Enrico Decleva (sul primo Novecento), da Gli anni del fascismo: imprenditoria privata e intervento statale, di Gianfranco Pedullà, a Cultura e poteri nell’Italia repubblicana, di Gabriele Turi – sono affiancati da interventi su argomenti più circoscritti, sia sul piano ideologico (per esempio. l’editoria cattolica e socialista) sia su quello letterario (come in La letteratura popolare e di consumo di Adriana Chemello, il cui titolo ripropone il radicato equivoco di intrecciare l’interesse per l’editoria con un’attenzione critica dedicata – quasi – solo alle forme marginali del sistema letterario, come se la letteratura «alta» non avesse nulla a che fare con gli editori), sia infine su quello sociologico-letterario (come in Tascabile e nuovi lettori, di Giovanni Ragone).
Il panorama delineato è molto ricco, e, benché lo stesso curatore dichiari la distanza degli approcci storiografici italiani (e anche della Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea) dai grandi modelli stranieri, conferma che, per quanto ancora privi di un’opera sistematica e complessiva, gli studi di storia dell’editoria italiana incominciano ad avere un carattere non episodico. Vero è, tuttavia, come scrive ancora Turi nella sua prefazione, che restano carenti le ricerche settoriali e soprattutto non c’è stata (e non c’è) «in un paese così ricco di tradizioni e di fondi librari e archivistici, la capacità di incoraggiare e coordinare studi che vedono impegnati, con sensibilità diverse, storici, biblioteconomi, storici e sociologi della letteratura».
Anche per superare questa situazione sono importanti i momenti di incontro e di confronto, nei quali dare conto delle iniziative in corso o dei risultati raggiunti da ricerche anche circoscritte sul piano geografico e cronologico.
Conferma questa osservazione il volume che raccoglie la maggior parte delle relazioni del convegno «Stampa e piccola editoria fra le due guerre», organizzato a Milano nel 1996 dall’Istituto lombardo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e dal Centro di studi per la storia dell’editoria e del giornalismo. n libro, che porta lo stesso titolo Stampa e piccola editoria fra le due guerre ed è curato da Ada Gigli Marchetti e Luisa Finocchi (Franco Angeli, 1997, collana Studi e ricerche di storia dell’editoria), è diviso in quattro sezioni: «Il rinnovamento dell’editoria milanese e lombarda», «Il decennio delle traduzioni», «Dal centro alla periferia: nuove esperienze dell’editoria italiana», «Nuove forme ed esperienze di comunicazione editoriale». In primo piano c’è la ricostruzione storica dell’attività di una serie di piccoli editori degli anni venti e trenta, alcuni dei quali scomparsi (è il caso, tra gli altri, di Attilio Barion, indiscutibilmente uno dei protagonisti dell’editoria popolare della prima metà del Novecento, il cui catalogo è indagato da Cristina Brambilla, o del glorioso Carabba, studiato da Luigi Ponziani), altri attivi nel dopoguerra, sebbene trasformati (Dall’Oglio, Baldini e Castaldi, Vita e Pensiero, esaminati negli scritti di Ada Gigli Marchetti, Patrizia Caccia, Filippo Mazzonis), altri ancora legati a esperienze molto particolari, sia per quanto riguarda i rapporti con il fascismo (come per esempio il Consorzio per la pubblicazione di testi di cultura militante, indagato da Adolfo Scotto Di Luzio) sia per la collocazione geografica (per esempio la Scuola tipografica Apicella di Molfetta su cui si sofferma Michele Giannone).
Oltre ai saggi direttamente indirizzati alla storia di singole imprese editoriali, Stampa e piccola editoria fra le due guerre propone, come vuole il titolo, contributi specifici sulla stampa quotidiana e periodica, per lo più meridionale, e interventi su temi particolari: l’importanza della letteratura straniera nella produzione editoriale italiana, il rapporto tra editoria e cinema nei cineromanzi e nelle Novelle film (indagati da Cristina Bragaglia), le letture «politiche» del carteggio Labriola-Engels, pubblicato tra il 1927 e il 1930 sulla rivista mensile «Lo Stato operaio», il cui esame (in L’invenzione della tradizione: il carteggio Labriola-Engels) offre a David Bidussa la possibilità di suggerire una non trascurabile esemplificazione metodologica che intreccia storia editoriale e storia della ricezione. Al convegno era stata presentata anche un’ampia relazione di Gabriella Solari sulla distribuzione del libro evangelico alla fine dell’Ottocento: la relazione, per ragioni cronologiche, non è entrata nel volume, ma lo studio cui si rifaceva è già uscito con il titolo Produzione e circolazione del libro evangelico nell’Italia del secondo Ottocento. La casa editrice Claudiana e i circuiti popolari della stampa religiosa (Manziana, Vecchiarelli, 1996).
Le due raccolte sopra citate hanno un posto di sicuro rilievo nel quadro delle ultime pubblicazioni sull’editoria moderna e contemporanea. A esse vanno aggiunti i saggi Gli studi di storia dell’editoria in Italia e Note sul convegno «Stampa e piccola editoria fra le due guerre», apparsi in «Storia in Lombardia» (rispettivamente sui numeri 2-3, 1997 e l, 1998). Nel primo, Gianfranco Tortorelli prosegue la sua ormai lunga e ricorrente disamina dei contributi che, provenienti da più discipline, concorrono a delineare il panorama delle vicende editoriali italiane; nel secondo, non firmato nonostante l’ampiezza (17 fitte pagine), il resoconto sui lavori del convegno offre l’occasione di numerose riflessioni metodologiche sulla storia dell’editoria, definita, fin dalla prima riga, «disciplina in evoluzione». L’autore del saggio invita a non fermarsi alla lettura del catalogo di un editore, ma a perseguire «la ricostruzione di un ambiente e di una città», a esaminare i libri in quanto oggetto e a studiarli in rapporto ai loro lettori.
Vanno ancora ricordati i brevi contributi di «La Fabbrica del Libro», il Bollettino di storia dell’editoria in Italia che, sotto la direzione di Gabriele Turi, presenta ricerche in corso, testimonianze di protagonisti, rassegne bibliografiche, schede informative. Si possono ricordare, per citare alcuni esempi dai numeri 1197 e 2/97, Il censimento degli archivi editoriali lombardi, di Luisa Finocchi, I: editoria dal XVIII al XX secolo nei periodi italiani 1995-1996, a cura di Scotto di Luzio, le pagine storico-metodologiche di Anna Giulia Cavagna (Storia del libro: un contributo storiografico) e di Carlo Maria Simonetti (Cataloghi storici, cataloghi bibliografici e bibliografie), la presentazione della ricerca di Luca Brogioni Il catalogo storico della Va/lecchi (1919-1 962).
Un posto a parte, ma di rilievo, hanno i cataloghi storici delle case editrici. Nel 1997 è stata ricostruita una parte del catalogo della casa Sandron – sotto l’esplicativo titolo Remo Sandron Palermo. Catalogo delle pubblicazioni del periodo comprendente l’attività di Remo Sandron (da/ 1873 al 1925) e quella dei suoi eredi fino a/ 1943 (Remo Sandron) – e nel 1998, ricorrendo il quarantennale della sua fondazione, il Saggiatore ha presentato il suo catalogo storico in un volume intitolato Scrittura e libertà. Il Saggiatore 1958-1998. Continuando la tradizione dei precedenti cataloghi storici (nel 1965 venne proposta l’inchiesta su Strutturalismo e critica, firmata da Cesare Segre, nel 1978 quella su Editoria e società, a cura di Vittorio Spinazzola, nel 1987 vennero pubblicati numerosi interventi, scelti da Marco Mondadori e Salvatore Veca, su La ragione pratica) il volume (curato da Alberto Cadioli, Giulio Giorello, Alessandro Nova) offre saggi di Roger Chartier, Stefan Germer, Klaus Herding, Gian-Carlo Rota, Carlo Sini, unificati dal tema della scrittura nel tempo delle grandi trasformazioni informatiche. A essi si alterna un’ampia documentazione sulla storia del Saggiatore (con numerose illustrazioni), prima di arrivare al vero e proprio strumento bibliografico che comprende quarant’anni di produzione. È una elencazione molto vasta e (salvo errori) completa in tutti i suoi dati: fatto da non considerare così scontato, tenendo conto delle lacune di molti cataloghi storici del recente passato, sulle quali, con particolare riferimento al catalogo Einaudi, si è accesa, nel mese di luglio, una vasta polemica giornalistica.
Fuori dell’ambito degli studi storici prosegue una ricca pubblicazione di testi dedicati all’editoria di oggi, vista come campo di lavoro per la ricerca socio-economica e come possibile occupazione professionale.
A questo proposito si possono ricordare gli atti della Conferenza Nazionale del Libro («Progetto libro. Linee d’intervento per lo sviluppo dell’editoria e della lettura»), tenutasi a Torino il 20-21 novembre 1997, che, raccolti in Quaderni di Libri e riviste d’Italia (numero 40, 1998, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), offrono un ampio quadro del dibattito attuale sui problemi economici dell’ editoria, sugli strumenti della produzione editoriale, sullo stato della lettura, delle biblioteche, delle librerie, con un’attenzione sia agli aspetti innovativi della informatizzazione sia a quelli legislativi.
Agli interventi degli operatori del settore si affiancano le relazioni dei quattro gruppi (Promozione del libro e della lettura; Economia del libro; Rinnovamento tecnologico; Comunicazione e internazionalizzazione del libro italiano) che hanno lavorato per la Commissione nazionale del libro costituita nel 1997 dal ministro per i Beni Culturali e Ambientali Walter Veltroni con l’intento di «rilanciare la politica del libro nell’attuale scenario nazionale e internazionale».
Nella direzione di una riflessione sullo stato dell’editoria contemporanea va anche il recentissimo Lenti e veloci. Strategie di sopravvivenza della piccola editoria alle soglie del XXI secolo: si tratta di un’indagine sulle imprese editoriali di piccole dimensioni, che Giovanni Peresson, uno dei più attenti osservatori del mondo editoriale dal punto di vista economico-aziendale, ha pubblicato come quaderno dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (1998).
L’editoria come possibile sbocco professionale è invece al centro di due libri che nascono dalla fucina editoriale della Bibliografica, la casa milanese impegnata da tempo a offrire utili guide ai «mestieri del libro» (così il titolo della collana che le ospita). Il primo è Trovar lavoro in editoria. Una guida completa alle professioni del libro di Giuliana Barzon, Patrizia Bertini, Stefania Sordi (1997); il secondo, Manuale di redazione, pubblicato a cura di Edigeo nel 1998, è una guida all’attività redazionale.
Può stupire che escano manuali sull’editoria tradizionale, di fronte al rapido sviluppo delle tecnologie informatiche applicate anche al lavoro editoriale, ma forse è anche questa una testimonianza evidente che il libro «cartaceo» non è morto e non se ne prevede una fine imminente.