Taccuino bibliotecario

La chiusura a tempo indeterminato degli “istituti e luoghi della cultura”, come recita il burocratese dei decreti governativi di questi ultimi mesi, ci ha privati pour cause del piacere di frequentare un museo o visitare una mostra, di sederci nella sala di lettura di una biblioteca o di assistere a una proiezione o a un concerto, segnando una frattura fra un ante-Covid in cui tutto era a portata di mano e un post-Covid tenebroso e fosco, un domani senza certezze se non quella, apocalittica ma fondata, che “nulla sarà come prima”. Ma come hanno vissuto le biblioteche italiane il periodo dell’emergenza, l’infra-Covid? È stata serrata totale o dietro i portoni sprangati ha continuato ad agitarsi qualche forma di vita? Quella che segue è una piccola rassegna di creatività bibliotecaria al tempo del Covid-19.

 

Aperte, amichevoli, accessibili, accoglienti. Gli aggettivi che hanno connotato sino ad oggi la riflessione – e qualche volta la retorica – sulle biblioteche pubbliche sembrano relitti di un tempo che fu, spazzato dalla furia silenziosa dell’ospite indesiderato giunto dalla Cina o da chissà dove. Tuttavia, nel passaggio epocale che stiamo vivendo, le biblioteche si sono dimostrate in grado di offrire piccole scialuppe di salvataggio a quanti non intendono rinunciare alla vita di ieri, reinterpretando e aggiornando le modalità di interazione con gli utenti e riscoprendosi dotate di risorse inaspettate.

Il salvagente lanciato ai lettori orfani e spaesati è innanzitutto quello del digitale, pilotabile anche dalle postazioni di smart working dove i bibliotecari, responsabilmente, sono stati sistemati. Le biblioteche si sono mobilitate nel tentativo di offrire supporto agli utenti dando fondo ai propri magazzini digitali, potenziando le modalità di accesso al prestito online, rastrellando l’Internet alla ricerca di risorse utili (e possibilmente open) da segnalare a chi ne ha bisogno per ragioni scolastiche, per intrattenere figli e nipoti o per ingannare il tempo, e allestendo repertori di fonti informative scientificamente attendibili sul virus SARS-CoV-2 per contrastare ciò che l’OMS ha definito infodemia, ovvero la sovrabbondanza informazioni – alcune accurate, altre no e altre palesemente false – che rendono difficile trovare fonti e indicazioni affidabili in caso di bisogno.

Iniziamo questa breve rassegna dalle associazioni bibliotecarie nazionali e internazionali, che si sono prodigate per mettere a disposizione degli operatori vademecum e protocolli per gestire in sicurezza l’emergenza o opportunità formative a distanza per gli operatori: l’IFLA (www.ifla.org), la federazione mondiale del settore, ha raccolto informazioni sulla situazione delle biblioteche nei vari paesi e sulle buone pratiche avviate su molteplici fronti in tutto il mondo, predisponendo una ricca sezione di risorse sul proprio sito: sul virus e i suoi meccanismi di diffusione, sul modo di gestire le restrizioni che stanno condizionando la vita di oltre la metà degli esseri umani, sulla sicurezza a casa e nei luoghi di lavoro, sulla gestione del lavoro agile, sulle modalità di erogazione di servizi da remoto. A livello europeo EBLIDA (www.eblida.org), la confederazione delle associazioni nazionali bibliotecarie del vecchio continente, ha messo a punto una check list per aiutare le biblioteche a utilizzare una strategia comune di fronte all’emergenza in atto, lanciando un vero e proprio appello alla mobilitazione per individuare le misure più urgenti da adottare nel momento in cui è messa a rischio l’agibilità stessa del servizio bibliotecario. L’American Library Association (www.ala.org), la più grande associazione nazionale del mondo, ha selezionato un ampio repertorio di risorse online dedicate alle misure di prevenzione e di educazione necessarie per prepararsi ad affrontare consapevolmente la situazione, e alle policy che riguardano specificamente le biblioteche e le loro attività, come le procedure per la sanificazione delle collezioni e le istruzioni su come maneggiare in sicurezza i libri, su come gestire i lavoratori in remote working, sulla gestione dei servizi online, su come continuare a comunicare con gli utenti e molto altro. Notevoli l’appello lanciato il 23 marzo affinché le oltre 16.000 public libraries statunitensi – che svolgono un ruolo riconducibile alla sfera del welfare e dell’educazione oltre che a quella culturale – mantengano attive le loro reti wi-fi nel periodo di chiusura forzata delle sedi, consapevoli del ruolo fondamentale giocato nel garantire accesso a Internet agli oltre 20 milioni di americani che non se lo possono permettere; la presa di posizione contro il razzismo e la xenofobia alimentati dalla crisi in atto (in particolare nei confronti della Cina e dei cinesi), corredata da numerose fonti informative sul tema; le risorse sulla salute mentale per aiutare a gestire la paura e l’ansia generata dal Coronavirus. Anche l’Associazione Italiana Biblioteche (www.aib.it) ha predisposto un repertorio di risorse online per informarsi correttamente e per rimanere aggiornati sulla situazione provocata dal Coronavirus, senza trascurare quelle per l’intrattenimento e l’educazione, specie dedicate ai bambini.

Sul fronte della selezione di risorse informative – un lavoro che le biblioteche svolgono egregiamente da alcuni millenni – gli sforzi per mettere a disposizione fonti aggiornate e attendibili, in particolare per la didattica e per la ricerca, si sono subito dovuti misurare con le limitazioni imposte dalla normativa sul diritto d’autore e con le strettoie contenute nei contratti di licenza stipulati con gli editori. L’atteggiamento di questi ultimi, in verità, non è stato univoco: in moltissimi casi l’emergenza ha spinto ad allentare i vincoli che limitano l’accesso alle pubblicazioni digitali per venire incontro almeno parzialmente alle esigenze delle varie comunità di utilizzatori; in altri casi ciò non è avvenuto sia per calcolo sia per il timore di aggiungere perdite economiche a quelle già indotte dalla situazione generale. Una diatriba antica, che la straordinarietà della crisi del Coronavirus ha acuito e reso ancora più stridente. È lecito (ed etico), di fronte a un’emergenza planetaria che mette a rischio l’incolumità di milioni di persone, far prevalere l’interesse economico subordinando la condivisione di informazioni utili a far progredire la ricerca scientifica alla sottoscrizione di abbonamenti a banche dati e riviste controllate da una oligarchia di editori scientifici internazionali? È possibile, di fronte a una crisi che sta costringendo circa 400 milioni di studenti universitari nel mondo (dati Unesco) a completare l’anno accademico attraverso corsi erogati interamente online, limitare il disagio dovuto alle restrizioni d’accesso che normalmente regolano questa attività? In altre parole: è sensato pretendere di affrontare una crisi eccezionale per estensione e impatto con gli strumenti che regolano le relazioni economiche in tempo di pace? È quanto vanno chiedendo, ad esempio, gli oltre 200 consorzi bibliotecari di tutto il mondo riuniti nella coalizione internazionale ICOLC (www.icolc.net) con la “Dichiarazione sulla pandemia globale COVID-19 e il suo impatto sui servizi e le risorse della biblioteca” rilasciata il 13 marzo scorso con lo scopo di aiutare gli editori e gli altri operatori commerciali del settore a capire come l’attuale pandemia globale influisca sulla comunità bibliotecaria mondiale. Fra le richieste rivolte agli editori: la messa a disposizione in open access di contenuti e set di dati pertinenti su Coronavirus, vaccini, farmaci antivirali ecc. normalmente accessibili a pagamento o soltanto in abbonamento, «per facilitare la ricerca, indirizzare la risposta della comunità della sanità pubblica e accelerare la scoperta di opzioni terapeutiche»; la rimozione dei limiti che impediscono l’accesso simultaneo o la circolazione dei contenuti digitali concessi in licenza alle università durante tutto il periodo in cui la didattica dovrà essere svolta online; la rimodulazione delle scadenze e dei rinnovi contrattuali e la garanzia di continuità dell’accesso ai contenuti anche in caso di ritardi nei rinnovi contrattuali e una moratoria sugli aumenti di prezzo pianificati. Argomentazioni e richieste che riecheggiano anche nell’Appello per il diritto di accesso alla conoscenza scientifica in stato di emergenza promosso in Italia dai bibliotecari del Comitato Biblioteche Nilde (CNR), delle Università e dei Centri di ricerca e biomedici italiani per chiedere una deroga alle clausole restrittive degli accordi di licenza e fornire accesso alla documentazione scientifica indispensabile per l’aggiornamento dei professionisti medico-ospedalieri impegnati a fronteggiare il Covid-19 ma fondamentale anche per le attività di ricerca, studio e insegnamento di tutti coloro che in questo momento sono costretti a lavorare a distanza.

Si tratta di temi di importanza centrale che dovranno essere affrontati con lucidità e pacatezza al ritorno alla normalità, evitando la tentazione di rimetterli sotto il tappeto per poi ritrovarli intonsi alla prossima (il cielo non voglia!) emergenza sanitaria.

Un aspetto particolarmente apprezzabile riguarda il ruolo svolto dalle biblioteche per rimanere al fianco dei lettori: al grido di battaglia di hashtag ultimativi come #nonvilasciamosoli, #SiamoSempreConVoi, sono moltissimi i servizi e le iniziative di “resistenza” avviate per alleviare il peso della permanenza prolungata fra le mura domestiche, per sopperire alle esigenze della didattica svolta senza la presenza fisica di educatori, insegnanti e professori, e per accorciare la distanza fisica mediante sistemi per l’interazione remota, favorendo il contatto (metaforico) e le relazioni con (e fra) i lettori.

Sul fronte delle biblioteche civiche, quelle che offrono un servizio di prossimità a milioni di italiani, la prima risposta è stata accentuare l’offerta di libri e altri media in formato digitale. I dati parlano chiaro: l’inaccessibilità dei libri di carta ha fatto esplodere il prestito di ebook e l’accesso ai giornali e agli audiolibri online. Come raccontato da «Il Post» (26 marzo), «secondo i dati di MLOL, la rete di 6.500 biblioteche italiane che permettono il prestito digitale, tra il 24 febbraio e il 24 marzo i prestiti di ebook sono aumentati del 104 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2019: in tempi normali ci si sarebbe aspettati un aumento di circa il 20 per cento da un anno all’altro». Aumenta in maniera ancora impetuosa il numero degli utilizzatori, che crescono a un ritmo cinque volte superiore rispetto all’anno scorso. A Milano, ad esempio, è bastato che la biblioteca digitale del Sistema Bibliotecario fosse inserita nella newsletter che il Comune invia ai cittadini per richiamare in poco più di 24 ore un numero di utenti unici pari al totale dell’intero mese di gennaio. Questi dati ci parlano senz’altro dell’impegno delle biblioteche per rendere più accessibile il servizio di prestito digitale, pur con i vincoli indotti dalle licenze d’uso (simili a quelli descritti per il comparto delle biblioteche accademiche) e dalla ristrettezza dei budget disponibili. Ma la temporanea chiusura delle sedi, interrompendo la routine delle incombenze quotidiane, non ha soltanto favorito la focalizzazione sulle risorse digitali: grazie a percorsi di formazione a distanza da parte di molti bibliotecari, è aumentata la consapevolezza delle potenzialità offerte dall’ecosistema digitale e, con essa, il livello di creatività che si riverbera sulle proposte delle biblioteche ai lettori.

Non solo ebook e riviste elettroniche, quindi, ma podcast di conferenze e presentazioni di libri, segnalazione di eventi realizzati da altre istituzioni culturali (come, ad esempio, le campagne #laculturaincasa e #laculturaincasaKIDS promosse dal Comune di Roma) e molte proposte originali per intrattenere piccoli e grandi lettori, realizzate dai bibliotecari in collaborazione con associazioni e lettori volontari; e ancora, gruppi di lettura virtuali, favole on demand e supporto per chi non è particolarmente abile a destreggiarsi con i dispositivi digitali o con la ricerca nel web. Solo per limitarci ad alcune delle moltissime proposte, la Biblioteca Comunale «Joppi» di Udine ha riproposto le “Favole al telefono” di rodariana memoria, un’iniziativa già collaudata nell’ambito del progetto regionale di educazione alla lettura #LeggiAMO018: prenotabili al telefono, sono «un bel modo per sentirsi più vicini e celebrare il piacere di leggere e raccontare storie come e più di sempre». A Roma spopolano invece le “Favole al telefonino” con le #MammeNarranti di Andrea Satta, in cui persone comuni e personaggi della cultura regalano video pillole di lettura su YouTube. Anche la rete bibliotecaria CSBNO (www.csbno.net) propone “Storytime”, videolibri per i più piccoli letti dai bibliotecari e “Biblio-tutorial. Lavoretti creativi per bambini”, una rassegna di proposte creative per aiutare i genitori a far divertire i più piccoli con creatività e lavoretti manuali da fare in compagnia, mentre la rete delle biblioteche bresciane e cremonesi (https://opac.provincia.brescia.it/) propone “Bimbi.Bre”, una raccolta di materiali video, foto e informativi creata dalle biblioteche di Brescia per tutti i bambini. Per i lettori in difficoltà con i servizi digitali, le Biblioteche di Roma hanno messo a disposizione l’help desk “Hai bisogno di aiuto? Siamo qui per te”, a Torino continua a funzionare “Chiedilo alle biblioteche”, servizio di orientamento e informazioni online, mentre a Milano il Sistema Bibliotecario in collaborazione con l’associazione Informatica Solidale offre un servizio di “SOS informatico” per «anziani, persone in difficoltà economiche, fisiche o sociali che non possono contare su altre forme di aiuto» a cui ci si può rivolgere se si hanno difficoltà di natura tecnica, per chiedere aiuto per iscriversi alla biblioteca digitale o per leggere online il giornale, ascoltare un libro o scaricare un ebook. Sempre a Milano, il protagonismo di lettori e bibliotecari è solleticato da #unlettorealgiorno dove ogni giorno sul canale Facebook delle biblioteche civiche un utente o un bibliotecario confessa le proprie letture e i propri sogni in una microintervista, per dimostrare che se il distanziamento è sociale, i social possono avvicinare le biblioteche ai loro lettori.

Piccole e grandi iniziative promosse in ogni angolo del Belpaese, a dimostrazione che le biblioteche, pur in una situazione che ha amplificato le tradizionali difficoltà di cui soffre questo settore, hanno saputo mostrare spirito di servizio, dedizione, resilienza e creatività in un momento oggettivamente difficile, per provare a essere – o a divenire – un punto di riferimento per quanti con ostinata determinazione non intendono rinunciare al piacere, o più spesso alla necessità irrefrenabile, di leggere.