Il 2019 librario viene contrassegnato dalla prevalenza dei narratori italiani, con la conferma di nomi notissimi, alcuni presenti con ben due titoli nelle top 10 annuali. Si distingue tra tutti, però, l’outsider Stefania Auci: il suo clamoroso exploit sembra confermare che, più del marketing a tavolino, l’imprevedibile incontro tra proposta editoriale e immaginario dei lettori, anche nell’epoca della Rete, è ciò che decreta il successo.
«Pubblicare la classifica è un crimine, anzi, un’istigazione a delinquere, perché la gente comincerà a comprare i libri che vendono di più. Invece che indicare i libri da leggere, si indicano quelli che vengono letti»: così, su «Q Code Magazine» del 10 dicembre 2019, Valerio Magrelli si scaglia contro le top 10 librarie risolvendo l’agone cultura vs mercato con la stigmatizzazione dei bestseller e dell’attenzione dedicata loro dalla stampa. Un po’ come dire che i libri effettivamente letti godono di immeritate fortune mentre i libri di valore giacciono negletti, ingiustamente ignorati dalla “gente” di per sé incapace di scegliersi un prodotto culturale degno di tale nome. Considerate inversamente proporzionali, quantità e qualità vengono contrapposte in modo meccanico; sullo sfondo, l’eterna questione: meglio la libera offerta, che però corre il rischio del cattivo gusto? O le prescrizioni, squisite ma censorie, dei platonici custodi della legittimità estetica?
Non si vuole affermare che le masse scelgano sempre il meglio, ma nemmeno è sostenibile che esse sbaglino a priori per il solo fatto di essere quantitativamente maggioritarie: a chi legge l’Almanacco, allora, la libertà di valutare, assodata la quantità, il valore dei titoli protagonisti dell’anno editoriale previa, però, una presa di posizione sul significato di “qualità”: si tratta forse dell’impalpabile “letterarietà”, di cui il mai abbastanza ascoltato Franco Brioschi formulava una critica definitiva già negli anni novanta del secolo scorso? O è la non scontata capacità di un prodotto, frutto della professionalità di diversi attori della filiera, di sollecitare la ricreazione di un vasto pubblico attraverso la valorizzazione estetica delle fantasmagorie aleggianti (o serpeggianti) nell’immaginario collettivo? Ci si può pensare ragionando sui libri più venduti nel 2019.
Tre top 10 a confronto
A fine dicembre gli inserti letterari dedicano ampio spazio ai libri dell’anno. Due multinazionali delle indagini di mercato, cioè Nielsen e Gfk, rilevano le vendite librarie sulla base di panel che integrano eterogenee realtà commerciali: librerie di catena (Giunti, Feltrinelli, Mondadori ecc.), librerie indipendenti, punti di vendita libraria della Grande distribuzione organizzata, il tutto diversamente composto in un ricco campione, articolato per qualità e quantità (solo le librerie sono più di novecento). Si aggiunga, per quanto riguarda i rilevamenti di Gfk, anche la rappresentatività del settore e-commerce, coperto, dice Gfk, pressoché totalmente. Nielsen, invece, comprende le librerie religiose (Paoline ecc.), escluse da Gfk. Gfk fornisce i dati al gruppo Gedi, quindi a «la Repubblica» e a «La Stampa», mentre il «Corriere della Sera», che si avvaleva di Gfk fino a circa tre anni fa, oggi pubblica dati Nielsen. Riportiamo allora le classifiche di «la Lettura» e di «Robinson», aggiungendo quella di iBuk.it, il portale di Informazioni editoriali (ovvero Messaggerie italiane spa): iBuk elabora le classifiche sui dati di Arianna, il sistema di teleordinazioni cui aderiscono circa mille librerie italiane. Le classifiche computano solo le vendite in cartaceo.
La top 10 di «la Lettura» del 29 dicembre 2019 e quella di «Robinson» del 28 dicembre 2019 conteggiano il venduto tra il 31 dicembre 2018 e il 15 dicembre 2019; la classifica di iBuk, invece, indica genericamente l’intervallo gennaio-dicembre 2019. Ultima informazione: l’indice che segue il titolo, su «la Lettura» e «Robinson», non indica quantità assolute, bensì relative: attribuito 100 al titolo che apre la classifica (indipendentemente dall’ammontare reale), i punteggi che seguono esprimono le quantità vendute, in proporzione alla quantità di copie del titolo primo in classifica; iBuk dispone i titoli, senza altre indicazioni, in ordine decrescente.
«la Lettura», 29 dicembre 2019
1) Stefania Auci, I leoni di Sicilia, Nord – 100
2) Andrea Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon, Sellerio – 72
3) Gianrico Carofiglio, La versione di Fenoglio, Einaudi – 59
4) Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, Bompiani – 54
5) Gianrico Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi – 44
6) Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, e/o – 44
7) Me contro Te (Luigi Calagna e Sofia Scalia), Entra nel mondo di Luì e Sofì, Mondadori Electa – 43
8) Fabio Volo, Una gran voglia di vivere, Mondadori – 42
9) Antonio Manzini, Rien ne va plus, Sellerio – 40
10) Elena Ferrante, L’amica geniale, e/o – 35
«Robinson», 28 dicembre 2019
1) Andrea Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon, Sellerio – 100
2) Stefania Auci, I leoni di Sicilia, Nord – 99
3) Fabio Volo, Una gran voglia di vivere, Mondadori – 67
4) Gianrico Carofiglio, La versione di Fenoglio, Einaudi – 63
5) Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, Bompiani – 54
6) Me contro Te (Luigi Calagna e Sofia Scalia), Entra nel mondo di Luì e Sofì, Mondadori Electa – 54
7) Antonio Manzini, Rien ne va plus, Sellerio – 52
8) Gianrico Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi – 47
9) Giulia De Lellis, Stella Pulpo, Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza!, Mondadori Electa – 46
10) Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, e/o – 44
1) Stefania Auci, I leoni di Sicilia, Nord
2) Andrea Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon, Sellerio
3) Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, e/o
4) Fabio Volo, Una gran voglia di vivere, Mondadori
5) Gianrico Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi
6) Gianrico Carofiglio, La versione di Fenoglio, Einaudi
7) Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, Bompiani
8) Me contro Te (Luigi Calagna e Sofia Scalia), Entra nel mondo di Luì e Sofì, Mondadori Electa
9) Isabel Allende, Lungo petalo di mare, Feltrinelli
10) Elena Ferrante, L’amica geniale, e/o
Su una proposta editoriale di quasi 80mila titoli (stime Ali), la mappatura pur sommaria delle classifiche delinea un’istantanea delle maggiori quotazioni letterarie ad uso di chi, per motivi non sempre riducibili a mera insipienza estetica, non ha le idee chiare su cosa leggere. E ad uso anche di chi, sapientissimo e di gusto sicuro, sia però curioso di come vanno le cose, laggiù nel mutevole mercato delle lettere. Un dispositivo di orientamento del pubblico nonché di sollecitazione di curiosità e di interrogativi sul panorama librario e culturale: le tendenze più pronunciate, i gusti dei lettori e gli orientamenti delle sigle editoriali dicono molto su come ci percepiamo e come ci progettiamo. Non ignoriamolo.
Anche in libreria, prima gli italiani: quelli del Sud, però
Si coglie d’acchito l’assenza di autori stranieri dalle top 10 annuali. Unica eccezione, dice iBuk, è quella di Isabel Allende al nono posto (per Gfk e Nielsen è poco sotto la decima posizione: per questo non appare), ma la presenza del suo romanzo storico, tra guerra civile spagnola e colpo di stato cileno, non ridimensiona la preponderanza dei romanzieri di casa nostra. Eppure l’offerta del 2019 non è stata avara di autori internazionali, comparsi più o meno durevolmente nelle classifiche settimanali: da Ian McEwan in settembre (l’inconsueta fantascienza di Macchine come me, Einaudi) al re del brivido Stephen King tra settembre e ottobre (L’istituto, Sperling & Kupfer, con protagonisti giovanissimi come ai tempi di It), alle più giovani ma già mainstream Camilla Läckberg da aprile a giugno (La gabbia dorata, Marsilio, nella tradizione del giallo svedese) e Lucinda Riley da giugno a settembre (il sentimentale La stanza delle farfalle, Giunti, sul passato che non passa realmente mai). Nonostante la proposta di letture in traduzione sia dunque stata varia per generi toni atmosfere, nessuno straniero si è affacciato ai gradi più alti della classifica annuale.
Il mercato dei ragazzi lo conferma: poco sotto metà classifica si attestano i Me contro Te, cioè i siciliani Luigi Calagna e Sofia Scalia. Fidanzatini youtuber, sono una sorta di Sandra e Raimondo per bambini e preadolescenti, famosi per la simpatia dei loro sketch in Rete visualizzati milioni di volte. Entra nel mondo di Luì e Sofì (Mondadori Electa) è il secondo fantalibro della coppia, ed è in classifica tra maggio e settembre: un po’ diario e un po’ vecchio album dei ricordi, batte il pur apprezzato Jeff Kinney, autore della serie Diario di una schiappa, in classifica a gennaio e poi da metà novembre a sotto Natale, con Una vacanza da panico e Giorni da brivido (Il Castoro). Il successo di Luì e Sofì non è una novità: Divertiti con Luì e Sofì (Mondadori Electa), infatti, era apparso tra i primi dieci del 2018. Dopo aver scalato le top editoriali, i due si preparano anche a sbancare al cinema con l’uscita, nel gennaio 2020, del loro primo film. Mero intrattenimento puerile? O meritorio avviamento, per tantissimi bambini, al piacere della lettura e della scrittura?
Il successo del fantalibro è forse l’unica eccezione in uno scenario in cui la narrativa romanzesca prevale; presenta, inoltre, un più estrinseco motivo di interesse, perché Calagna e Scalia hanno in comune con gli autori dei primi posti l’origine siciliana. In effetti la Sicilia, nell’anno editoriale appena concluso, ha fatto la parte del leone, e non solo per la provenienza degli scrittori, ma soprattutto perché la sicilianità, comunque si voglia definirla, contraddistingue i mondi rappresentati dai primi titoli in classifica. Ci soffermeremo tra poco sul caso di Stefania Auci, rivelazione dell’anno con un romanzo che, accostato dalla stampa a Il gattopardo, è il primo pannello di un dittico sulla saga dei Florio: della dinastia di imprenditori si raccontano, sullo sfondo delle vicende risorgimentali trinacrie, l’ascesa e l’affermazione mentre il secondo capitolo ne narrerà la decadenza. Per ora è sufficiente notare che, come anche il successo di Il cuoco dell’Alcyon fa pensare, l’ambientazione siciliana esercita un particolare appeal sui lettori, indipendentemente dalle distinzioni di genere letterario e di tonalità espressiva dei libri, invero diversi tra di loro. La scomparsa di Camilleri, avvenuta in estate, non può non suscitare allora riflessioni sul retaggio dell’autore e sull’impatto, nell’immaginario comune, della sua pluridecennale messe di trionfi editoriali: grazie al lavoro dell’empedoclino, la Sicilia è stata stabilmente annessa alla geografia dell’immaginazione in quanto regione simbolica e linguistica familiare all’intrattenimento di numerosissimi lettori, come anche l’entusiasmo per I leoni di Sicilia attesta.
Non solo Sicilia, però: i libri più venduti dell’anno sono quasi tutti ambientati al Sud, a prescindere, come si diceva, da generi e stili. C’è allora la Bari contemporanea del giallista Carofiglio, in classifica ininterrottamente dai primi di marzo fino a metà settembre con La versione di Fenoglio (Einaudi), terzo libro dedicato all’eponimo maresciallo piemontese di stanza nelle Puglie. Uscito Fenoglio, poi, rientra l’avvocato Guido Guerrieri, protagonista di La misura del tempo (Einaudi) nonché del romanzo d’esordio dell’autore, nel lontano 2002. Assente per qualche anno dagli scaffali (La regola dell’equilibrio, Einaudi, era del 2014), Guerrieri riappare ai piani alti della classifica la seconda metà di novembre e conquista una buona posizione tra i primi dieci dell’anno dopo un solo mese di presenza: eloquente dimostrazione di come, in termini di copie, poche settimane in classifica sotto Natale contino molto di più di una più lunga permanenza in altre stagioni. E c’è la Napoli di Elena Ferrante: in gennaio e in febbraio prosegue, impetuosa, l’onda lunghissima di L’amica geniale (e/o, 2011), tornata in classifica dall’agosto 2018 per il lancio della fiction trasmessa in autunno. Al decimo posto per «la Lettura» e iBuk, il titolo viene posto da Gfk tra i secondi dieci e non è quindi nella classifica di «Robinson» che, al decimo posto, colloca invece La vita bugiarda degli adulti (e/o), sesto per Nielsen e terzo per iBuk. Una più ravvicinata analisi delle modalità di rilevamento potrebbe spiegarci meglio i consistenti scarti di posizione tra le diverse classifiche e rivelare, con maggiore puntualità, quali canali di vendita (e quali lettori) favoriscano i libri dell’autrice. Qui, però, importa sottolineare che la doppia presenza di Ferrante in classifica conferma l’efficacia dell’ambientazione mediterranea: ora Palermo, ora Bari, ora Napoli, l’annata editoriale ha visto i lettori appassionarsi a storie immaginate in queste città, in varie epoche storiche, raccontate in modo diverso. Come interpretare la tendenza? Attesta forse maggiore vivacità creativa degli autori del Sud, più abili a soddisfare la domanda del pubblico? O dimostra piuttosto la predilezione dei lettori che, concentrati soprattutto al Nord (dati Istat), appaiono inclini ad atmosfere percepite forse come esotiche e conturbanti, ma non così remote da inibire identificazione e partecipazione emotiva?
Dall’edicola alla libreria
In prima posizione c’è un romanzo storico. Peraltro non l’unico, visto che tra le posizioni centrali si registra il premio Strega M. Il figlio del secolo (Bompiani) di Antonio Scurati. È quasi banale notare la relazione tra il successo di Scurati e la recente discussione, viva nell’opinione pubblica, su fascismo e nuove tendenze politiche, ora populiste ora sovraniste; può sembrare funambolico connettere le vendite di un romanzo al dibattito storico-politico, ma è innegabile che le antenne di autori e di editori siano sintonizzate con ciò che accade anche al di fuori della letteratura. La trionfatrice dell’anno è però, indubitabilmente, Stefania Auci, che fa davvero incetta di consensi: primo in classifica sia per «la Lettura» sia per iBuk, I leoni di Sicilia si colloca per «Robinson» al secondo posto, ma praticamente a pari merito con la prima posizione (99/100). In altre pagine, Tirature analizza le ragioni intrinseche di un tale gradimento di massa (ilLibraio.it parla di 301mila copie al 31 dicembre 2019); qui ci soffermiamo sulle oscillazioni del titolo in classifica: registrate da «la Lettura», si rivelano particolarmente istruttive.
Il primo dato notevole è l’inattesa novità del nome dell’autrice, primo di una lista occupata da un numero ristretto di mostri sacri del botteghino. Se non sorprende troppo che Carofiglio e Ferrante piazzino ben due titoli a testa (nelle settimane di gennaio e febbraio, peraltro, Ferrante registra la costante presenza di addirittura quattro titoli in classifica), né giungono inattesi i successi di Camilleri, di Volo, di Manzini, di Scurati (non nuovo alle classifiche settimanali, ma l’impulso promozionale dello Strega è un salto di qualità), stupisce invece la presenza, proprio al vertice, di un’autrice in precedenza sconosciuta al pubblico delle librerie. Per di più pubblicata da una sigla editoriale come Nord la quale, all’interno del Gruppo editoriale Mauri Spagnol, si riserva la produzione narrativa esplicitamente destinata all’intrattenimento di genere, e pertanto poco riconosciuta dal pubblico più vasto. Nord, ricordiamolo, nasce negli anni settanta come editore di fantascienza e fantasy, due generi di letteratura marginale, distribuiti in edicola più che in libreria; assorbita da GeMS nel 2005, la sigla intende di offrire «romanzi di alta qualità commerciale e solido intrattenimento» per un pubblico alla ricerca di un «felice, e spesso sorprendente, incontro di forme narrative»: fantastico e noir, horror e azione, rosa e storico.
Rosa e storico sono appunto i generi frequentati da Stefania Auci che, attenzione!, non è una scrittrice esordiente. Ha infatti all’attivo una discreta gavetta in edicola, con due titoli per Harlequin Mondadori: Fiore di Scozia (2011), vicenda romantica ai tempi dell’insurrezione giacobita del 1745, e La rosa bianca (2012), seguito del precedente. In libreria era già approdata con Florence (Baldini&Castoldi, 2015), ambientato tra il Chianti e Firenze all’inizio della Prima guerra mondiale. È inoltre saggista perché, con Francesca Maccani, pubblica nel 2017 La cattiva scuola (Tlön), disamina delle condizioni della scuola italiana. L’incontro tra la peculiare sede editoriale da un lato e le precipue inclinazioni autoriali dall’altro risulta, allora, particolarmente felice e ottiene un risultato che – è facile dirlo con il senno di poi – intercetta un’aspettativa, da parte del pubblico, non pienamente prevista nella sua reale entità. GeMS, infatti, detiene diverse sigle editoriali meno settorialmente connotate, e probabilmente più adeguate a reggere, quanto a riconoscibilità, un titolo di tanto vasta diffusione. Il quale non avrebbe stonato, in previsione del suo ampio riscontro, con un marchio storicamente più visibile, come Garzanti o Longanesi. La collocazione editoriale, dunque, sembra indicare iniziale prudenza nei confronti di un romanzo che, proposto come narrativa di genere, non lasciava forse presagire il cospicuo consenso poi effettivamente registrato dalle classifiche.
Classifiche che, veniamo finalmente al punto, confermano questa impressione. Il libro esce, infatti, il 6 maggio, e lo troviamo tempestivamente all’interno del podio già nella seconda metà del mese. Mantiene la seconda posizione per tutto maggio, sotto Luì e Sofì, e in giugno, sotto Camilleri. In luglio oscilla tra terzo e quarto posto, ma da agosto a tutto settembre lo troviamo al primo posto. Seguono mesi di alti e bassi, ma il titolo resta all’interno dei primi dieci. La complessiva presenza di circa trenta settimane, quindi, porta Stefania Auci sulla vetta. L’exploit tardivo (la prima posizione arriva solo mesi dopo l’uscita) e la lenta decrescita del titolo, continuamente superato dai bestseller del momento (ora De Giovanni, ora Camilleri, ora Casati Modignani o Fabio Volo), sembrano rimandare a un apprezzamento propagato per passaparola, secondo un’onda più lenta e ampia del solito picco iniziale seguito da repentina caduta, tipico dei successi più mediaticamente strutturati. Un passaparola che, oggi, è soprattutto social, come suggerisce il «Corriere della Sera» mettendo il titolo tra i più instagrammati dell’estate.
Dalla tv alla libreria
La sempre più frequente presenza di youtuber e personaggi dello spettacolo è spesso letta come sciagurato tramonto dell’autore classicamente inteso: variamente distribuiti durante l’anno, anche quest’anno youtuber (Valerio Mazzei e Sespo), food blogger (Benedetta Rossi), giovanissimi influencer (la quindicenne Marta Losito) sono qui e là apparsi in classifica, tutti editi da Mondadori Electa. Tra i più venduti dell’anno c’è il romanzo sentimentale di Fabio Volo: uscito il 22 ottobre, entra subito nella classifica settimanale ma, altrettanto presto, ne esce. Non prima però di aver raggiunto un numero di vendite che collochi Una gran voglia di vivere (Mondadori) tra i primi dieci dell’anno. Verrebbe da dire, sotto il profilo dell’andamento in classifica, un anti-Auci: entra con il botto, permane qualche settimana, scende rapidamente. Dallo spettacolo viene anche Giulia De Lellis: Le corna stanno bene su tutto (Mondadori Electa) è la seconda eccezione in un panorama totalmente narrativo. Firmato con Stella Pulpo, blogger e autrice Rizzoli, il libro è autobiografico e racconta la fine della relazione tra Giulia, influencer e noto personaggio televisivo, e il suo fidanzato deejay. Pubblicato a metà settembre, il volume ha evidentemente venduto parecchie copie per collocarsi, secondo Gfk, al nono posto sopra Elena Ferrante.
Che bisogno c’è, da parte di figure tanto visibili, di accedere alla fama, se non letteraria, almeno editoriale? La ricerca di pubblico entro la comunità dei lettori attesta chiaramente il persistente prestigio simbolico dell’oggetto libro: nonostante le migliaia di like su Instagram e i milioni di follower su YouTube, infatti, diventare autore sembra ancora un attraente veicolo di promozione e, magari, di orgogliosa nobilitazione.
Si ringraziano
Elena Gatti e Chiara Pagani