Le imminenti canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II trainano i testi dei due pontefici, ma è soprattutto l’«effetto papa Francesco» a portare in libreria i cattolici e a risollevare le sorti dell’editoria religiosa.
Qual è lo stato di salute dell’editoria cattolica? Secondo lo studioso di editoria Giuliano Vigini, il settore condivide le criticità del mercato editoriale laico. Anche se, dopo due anni di difficoltà, le case editrici cattoliche sembrano protagoniste di una più rapida ripresa. Complici alcuni fattori favorevoli: soprattutto il ciclone papa Francesco. Certo è che nel 2014 il Vaticano sarà il paese ospite al Salone del Libro di Torino.
Professor Vigini, qual è oggi lo stato dell’editoria cattolica in Italia? Siamo in una fase di espansione o di contrazione?
Se si inquadra il discorso in un contesto generale, direi che siamo in una fase intermedia, né di espansione né di contrazione, ma di significativo recupero, dopo due anni di difficoltà. Il pesante rallentamento delle vendite ha infatti toccato sensibilmente anche l’offerta di libri religiosi e in particolare l’intero circuito delle librerie cattoliche, che ha determinato di riflesso effetti negativi sugli equilibri economico-finanziari di parecchie case editrici. Questo non significa che l’area del libro religioso non abbia continuato ad attirare l’attenzione di molti editori (sulla carta, oggi, non dovremmo essere lontani dalle 900-1000 entità editoriali che pubblicano libri religiosi, in misura prevalente o occasionale) e che la produzione non si sia mantenuta su livelli alti (anche nel 2013 ci si dovrebbe attestare intorno alle 4500 novità).
Se paragoniamo il volume di affari delle case editrici cattoliche con quelle laiche, le prime stanno meglio, peggio o allo stesso modo rispetto alle seconde?
La realtà editoriale del mondo cattolico ha una sua particolare natura e complessità (a livello nazionale e locale), e penso che sia difficile fare un parallelo omogeneo e quindi attendibile con realtà laiche che, pur producendo libri religiosi e ottenendo in questo ambito risultati anche importanti (come Mondadori o Rizzoli), hanno un’offerta e uno spettro d’azione differenti. Quindi, un conto è il successo di singoli titoli, un conto è la situazione economica nel suo insieme. Da questo punto di vista, non c’è molta differenza tra una casa editrice e l’altra, nel senso che, negli ultimi due anni, le case editrici, cattoliche e non, si sono praticamente trovate tutte sulla stessa barca (barcollante e precaria), anche se probabilmente le cattoliche hanno perso meno di molte altre laiche o adesso sono in una fase di più rapida ripresa.
Quali sono i marchi editoriali cattolici più solidi?
Da un punto di vista economico, la situazione dell’editoria libraria cattolica non è facilmente monitorabile, perché soffre ancora di una scarsa diffusione di dati, che vengono, per varie ragioni, non forniti o centellinati, anche quando le indagini sono fatte da istituzioni ufficiali o da persone competenti e affidabili dello stesso mondo cattolico. Quello che oggi si può dire – alla luce del Rapporto annuale stilato dall’Unione Editori e Librai Cattolici (Uelci) e dal Consorzio per l’editoria cattolica – è che i primi cinque editori (Gruppo San Paolo, Libreria Editrice Vaticana, Elledici, Edb, Paoline) realizzano insieme oltre il 59% dei ricavi (con San Paolo nettamente avanti rispetto agli altri con il 21,93 %) e sono quindi loro che determinano buona parte delle sorti del mercato. Naturalmente, questo non significa che i loro bilanci siano tutti rose e fiori, dato che alla fine non conta soltanto ciò che si vende, ma l’equilibrio nel rapporto costi/ricavi, ossia quello che resta in cassa.
Negli ultimi anni abbiamo osservato un incremento della presenza del marchio Lev (Libreria Editrice Vaticana). Ci vuol dire qualcosa su questo caso?
La Lev – che oggi, singolarmente presa, è forse già la prima casa editrice cattolica italiana – ha effettivamente aumentato la propria presenza, sia come numero di titoli (oltre un centinaio l’anno), sia come impatto nazionale e soprattutto internazionale (con una notevole e sempre più intensa attività di cessione di diritti all’estero), sia come visibilità a fiere ed eventi, con il clou nel 2014 al Salone del Libro di Torino, all’interno del padiglione del Vaticano (ospite d’onore), che probabilmente sarà visitato dallo stesso papa Francesco. Naturalmente, la Lev ha l’innegabile vantaggio di essere «la casa editrice del papa» e di pubblicare i documenti ufficiali suoi come di tutte le congregazioni e gli enti della santa sede che a essa fanno riferimento. Ma – come ha sottolineato anche don Giuseppe Costa, dal 2007 direttore della Lev, nella sua intervista a Maria Trigila (Percorsi di editoria religiosa ed altro) – ci sono stati anche punti qualificanti di svolta nell’attività della Lev, che in questi anni hanno portato frutto.
Quali sono i generi commercialmente più fortunati?
In genere, i libri di maggiore vendibilità sono quelli legati ai tempi «forti» dell’anno liturgico, in particolare Quaresima e Avvento, ma anche al periodo delle prime comunioni e delle cresime. Nei punti di riferimento tradizionali del mercato hanno un posto di rilievo le edizioni della Bibbia, tutti i libri o le antologie del papa, le lettere pastorali degli arcivescovi delle grandi diocesi, i testi di catechesi, i saggi di autori cattolici conosciuti (Martini, Ravasi, Enzo Bianchi, Bruno Maggioni, Ermes Ronchi, Messori, Socci ecc.), le biografie e le testimonianze di personaggi di attualità, qualche testo di spiritualità e, diciamolo pure, anche qualche scritto di «bigiotteria devozionale». Credo comunque che bastino circa 300 titoli per fare buona parte del fatturato del libro religioso, peraltro più ancorato al catalogo (77,14%) che alle novità (22,86%).
Che penetrazione hanno le edizioni delle encicliche?
Generalmente, le encicliche superano nel giro di pochi mesi il milione di copie. Anche la Lumen fidei di papa Francesco, tenuto conto che è uscita in un mese non proprio «editoriale» come luglio, ha già avuto un forte impatto e ritengo che, entro dicembre 2013, toccherà il medesimo traguardo. Mentre già si attende la seconda enciclica del papa sulla povertà, che è probabile abbia una diffusione ancora maggiore, in Italia e all’estero.
Quanto stanno incidendo e quanto sono destinate a incidere ulteriormente le imminenti canonizzazioni di papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II?
Sia i testi di Giovanni XXIII (in particolare Il giornale dell’anima), sia quelli di Giovanni Paolo il continuano a essere richiesti in libreria. Sono stati perciò ristampati più volte, anche sotto forma di raccolte antologiche. Ma è chiaro che, nell’imminenza della canonizzazione, le case editrici proporranno anche qualcosa di nuovo e c’è quindi da attendersi per i prossimi mesi un’offerta piuttosto abbondante.
Si può parlare di un «effetto papa Francesco» sull’editoria cattolica? Non solo in riferimento ai libri sulla sua figura e ai suoi scritti, ma anche in termini più generali?
Certamente un papa «fenomeno» come Francesco ha portato in libreria molta gente, curiosa di sapere tutto di lui. Così si è visto che il «parroco del mondo», apparso sulla scena come una folgore e soprattutto entrato così prepotentemente nel cuore di tutti, ha conquistato subito anche le vette delle classifiche librarie: con gli scritti pubblicati quando era arcivescovo di Buenos Aires, con le interviste, con i primi e ormai numerosissimi saggi, testimonianze e aneddoti sulla sua vita e sul suo ambiente. Come sempre accade all’elezione di un nuovo papa, però, c’è una ricaduta anche in un senso più generale: si entra in libreria anche per acquistare i libri del predecessore e qualche storia della Chiesa; in questo caso anche gli scritti di san Francesco, magari si vuol sapere qualcosa di più sull’ordine dei gesuiti, al quale il pontefice appartiene… Ha perfino avuto un’impennata il libro del cardinal Walter Kasper Misericordia, il giorno dopo che papa Francesco lo aveva citato all’Angelus domenicale. Insomma, anche questo papa non solo ha prodotto un forte interesse su di sé (senza dimenticare, oltre ai libri, tutta l’oggettistica: immaginette, calendari, rosari ecc.), ma ha anche creato un traino importante per tutta l’editoria religiosa.
Com’è regolata oggi la questione dei diritti degli scritti del papa?
Bisogna premettere che, prima del 1978, vigeva di fatto in campo editoriale una sorta di comoda e proficua anarchia per quanto riguarda gli scritti dei papi, liberamente utilizzati in Italia e nel mondo senza alcuna forma di controllo né di compenso. Con un decreto del 1978 – facendo riferimento esplicito alla tutela degli scritti e dei discorsi del nuovo pontefice, Giovanni Paolo il – fu fatto divieto di pubblicare, tradurre o riprodurre, in qualsiasi forma grafica o fonica, gli scritti e i discorsi dei papi senza l’esplicita autorizzazione della Lev, titolare di tutti i diritti morali d’autore e dei diritti esclusivi di utilizzazione economica di tutti gli atti e i documenti del santo padre e della santa sede. Tutela poi riaffermata con un decreto del 2005 dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, per i testi di Benedetto XVI, anche per quelli da lui redatti prima di salire sulla cattedra di Pietro, esclusi naturalmente i diritti acquisiti da terzi con contratti firmati in passato. In base a questa normativa, chi vuole tradurre e pubblicare i testi di un papa deve ricevere il permesso della Lev e corrisponderle il compenso stabilito in modo congruo alle caratteristiche dell’edizione e alla sua diffusione.