Non c’è niente di nuovo sotto il sole? L’e-book non è che una riproduzione di un libro cartaceo «aumentato»? Se la differenza non è nel testo, ma nel supporto e nelle potenzialità offerte dall’ingrandimento dei caratteri alla possibilità di «ascoltare» il testo, dalla ricerca di parole all’inserimento di segnalibri – l’e-book pone gli stessi problemi testuali dell’edizione a stampa (per esempio le modifiche redazionali). Nemmeno quegli e-book nati in ambiente digitale ne sono immuni, anche se la più flessibile tecnologia permette interventi non possibili sulla carta (in primo luogo le correzioni). Chi vuole pubblicare con consapevolezza un e-book, insomma, deve applicare le buone regole di qualsiasi editore.
Al centro dell’interesse per quanto riguarda le modalità di lettura, da un lato, la quota di mercato che già occupa e che occuperà in futuro, dall’altro, l’e-book incomincia a suscitare (o dovrebbe incominciare a suscitare) qualche attenzione anche dal punto di vista del testo trasmesso dal supporto digitale.
Prima di tutto, naturalmente, occorrerebbe definire in modo più preciso di cosa si sta parlando: si intende con e-book ogni testo messo in rete e scaricabile, perlopiù gratuitamente, da un sito? Oppure il testo digitalizzato da una biblioteca, che, perlopiù non sotto diritti, è a disposizione di chiunque sulla rete? Oppure, in modo più specifico, si considera e-book il prodotto editoriale che, ormai inserito stabilmente nei cataloghi degli editori di libri di carta, oltre che in quelli degli editori nati direttamente come digitali, richiede per la lettura un e-reader, cioè uno strumento specifico: Kindle di Amazon o Leggo di Ibs o eReader di Sony?
Le diverse tipologie appena introdotte un po’ genericamente (ma avevano solo una funzione esemplificativa) in realtà richiedono approfondimenti e inducono a varie considerazioni. Il testo digitale pubblicato in rete può essere il risultato di un’iniziativa personale (o di gruppo, ma sempre frutto di scelte non riconducibili a un’istanza commerciale) ed essere affidato a un sito che non può esibire alcun rigore per quanto riguarda il controllo delle trascrizioni (per le quali spesso non è nemmeno indicata la fonte). Indipendentemente dalla qualità raggiunta, non sono i testi riconducibili a questo ambito quelli dei quali qui si parla. L’e-book dovrebbe infatti essere definito sulla base della sua appartenenza alla categoria «libro», per quanto digitale: ma attraverso quali caratteri si può individuare un «libro», se vengono meno quei segni di riconoscimento che, nella stampa, erano affidati alla materialità del supporto?
Le biblioteche, digitalizzando il loro patrimonio, perlopiù ricorrono alla riproduzione «fotografica» di un’edizione a stampa: ciò che viene proposto sullo schermo, al lettore, è dunque l’«immagine» della materialità di un libro, dentro la quale il testo ha lo stesso posto che ha sulla pagina riprodotta. Una seconda possibilità è la riproduzione del testo rilevato da un lettore ottico e trasformato da un software di riconoscimento (OCR), perlopiù in pdf e in ePub (in certi casi in Déjà vu).
Le due possibilità (immagine-trascrizione con lettore ottico) non rappresentano un’alternativa, poiché i diversi formati esistono spesso, contestualmente, nella stessa offerta: è il caso dei libri digitalizzati da Google Books, che possono essere letti appunto come immagine, pagina dopo pagina, o in pdf o in ePub (il linguaggio che dovrebbe diventare lo standard per il libro digitale).
I libri offerti da Google Books sono il risultato degli accordi tra Google e grandi biblioteche: e sono gli esemplari che appunto in quelle biblioteche si trovano, non una scelta «editoriale» di testi e di edizioni.
Prendendo in esame gli e-book messi in vendita dai cataloghi editoriali, è possibile verificare invece come la maggior parte dei titoli proposti sia perlopiù novità pubblicate contemporaneamente anche a stampa: l’e-book non è altro che la rappresentazione in digitale del volume stampato, e di questo vengono conservati, sotto forma di immagine, anche la copertina e il frontespizio (e naturalmente tutto ciò che si trovava al suo interno: testo e apparati). In questo caso, dunque, l’e-book non è altro che una fedele riproduzione di un libro cartaceo, cui si aggiungono alcune caratteristiche specifiche: la differenza non è nel testo, ma nel supporto e nelle potenzialità di lettura offerte (indipendentemente dai risultati e dalla velocità di caricamento), che vanno dall’ingrandimento dei caratteri alla possibilità di «ascoltare» il testo «letto» dall’ereader, dalla ricerca di parole all’inserimento di segnalibri.
Da un punto di vista del testo, si può dire solo che l’e-book così concepito pone esattamente gli stessi problemi che presenta l’edizione a stampa. Anche quei pochi e-book nati direttamente in ambiente digitale rivelano gli stessi problemi della pubblicazione di un nuovo titolo su carta (per esempio le modifiche redazionali), anche se la più flessibile tecnologia permette interventi non possibili sulla carta stampata (in primo luogo la correzione di errori ecc.).
La stessa osservazione vale, tuttavia, anche per la riproposta, nei cataloghi degli editori, di e-book con testi ormai consolidati nel tempo o addirittura classici: la meccanica (almeno dal punto di vista testuale) riproduzione di un’edizione esistente richiede che l’attenzione filologica sia portata sulla fonte, prima che sulla riproduzione. Se si volesse leggere I Malavoglia di Verga con Leggo di Ibs (preso come punto di riferimento, perché prodotto in Italia e perché tra gli ultimi e-reader usciti), sarebbe possibile acquistare l’e-book che riproduce l’edizione degli «Oscar» Mondadori o quella della Bur Rizzoli. Per La coscienza di Zeno si può scegliere tra le edizioni Garzanti, Giunti Demetra, Bur Rizzoli, Newton Compton e E-text (Liber liber): è evidente che, a seconda dell’e-book scelto, si comprano l’introduzione e gli apparati (le note prima di tutto), esattamente come per i volumi a stampa. Un ultimo esempio, sempre di un romanzo di Svevo, Senilità, ci permette di introdurre nel discorso, con le edizioni di Bur Rizzoli, «Oscar» Mondadori, Giunti, anche quella di Faligi, che si presenta come «la prima casa editrice che pubblica libri in formato elettronico plurilingue» (l’editore, nel suo catalogo, intercala scrittori come Svevo e Capuana ad autori del tutto sconosciuti, offrendo la disponibilità a pubblicare «nuovi talenti» contemporaneamente in quattro lingue).
Gli esempi si potrebbero naturalmente moltiplicare, ma quanto si voleva sottolineare, con i pochi casi citati, basta a rivelare una situazione composita. Trascurando le nuove imprese, che, salvo pochi casi, non sembrano affidabili nella riproduzione del testo, la riflessione deve essere ricondotta agli editori «tradizionali» che pubblicano in digitale le loro edizioni su carta, e, in particolare quelle in edizione economica («Oscar», Bur, Giunti Demetra ecc.). Dal punto di vista filologico non c’è nulla di nuovo: ciò che era su carta rimane immutato.
Nulla di nuovo nemmeno per quegli e-book che sono riproduzioni di edizioni presenti all’interno delle biblioteche, anche se in questo caso i titoli non sono quelli usciti recentemente e ancora vivi nei cataloghi editoriali, ma, molto spesso, riprendono edizioni uscite nel corso dei secoli: non poche volte edizioni rare e di grande utilità per gli studiosi, ma, ancora una volta, da leggere non dal punto di vista dell’edizione digitale, ma da quella cartacea che il digitale riproduce.
Ci sarebbe naturalmente da aprire un capitolo a parte sulla trasformazione non in formato immagine ma nel linguaggio ePub delle edizioni antiche o comunque non recenti: basterà dire che l’utilizzo di programmi di lettura ottica nati per testi in lingua inglese rende impossibile una corretta rilevazione della lingua italiana, per cui, per esempio in Google, la funzione «solo testo» è inservibile, per la moltiplicazione degli errori generati dalla lettura meccanica della pagina (e non corretti, perché la revisione non è prevista).
Può essere più interessante, invece, un’ulteriore (e ultima) riflessione sulle edizioni in digitale che, pur presentando testi di scrittori del passato, non si limitano a riprodurre un’edizione già esistente in cartaceo, ma offrono un prodotto del tutto nuovo. In questo caso gli interrogativi che nascono da un interesse filologico possono essere molti, e riguardano sia l’attività ecdotica, necessaria per qualsiasi pubblicazione, a partire dalla scelta dell’edizione del testo cui fare riferimento, sia la possibilità di inserire apparati variantistici o comunque documentari di edizioni diverse.
Paradossalmente si potrebbe dire che se il nuovissimo supporto e-book offre la possibilità di una nuova edizione di un testo, i problemi con i quali fare i conti sono vecchissimi: dare il testo il più corretto possibile secondo la volontà dell’autore, che, ci si trovi davanti un poema del passato o un romanzo del Novecento, non può essere data per scontata. Chi vuole pubblicare con consapevolezza un e-book deve, dunque, richiamare e applicare quelle buone regole che qualsiasi editore (nel senso di curatore di un testo, ma anche di imprenditore attento a ciò che pubblica) sapeva di dovere tenere ben presente quando, dopo aver deciso il titolo da stampare, doveva decidere le caratteristiche testuali che la pubblicazione doveva avere. Tutto quanto l’e-book può poi offrire, viene, appunto, dopo; e sarà un arricchimento a un testo che, però, non tradirà le attese di un lettore esigente.