Il ritorno dei pamphlet

«Creare è resistere, resistere è creare.» Così recita il paratesto in quarta di copertina di uno dei bestseller più inaspettati del 2011, quell’Indignatevi! di Stéphane Hessel che, oltre a riproporre con rinnovata convinzione il nesso – che pareva morto e sepolto – tra gesto creativo e impegno politico, ha fatto riscoprire un genere «dormiente» e prontamente rinverdito dall’editoria italiana: una nuova modalità della saggistica contemporanea che non solo si è rivelata estremamente gradita ai lettori, ma probabilmente è destinata a durare, nelle sue caratteristiche interne di facilità di impegno e d’acquisto.
 
Ormai da svariati anni la saggistica da grandi numeri in Italia è chiaramente limitata a titoli che in vario grado e misura si muovono o dentro l’ambito dell’attualità (i current affairs) o della cosiddetta «varia saggistica», definizione in verità parecchio ampia, all’interno della quale vengono annoverati i testi più diversi, dai dizionari, alla manualistica, ai celebrity books. A questa osservazione preliminare va aggiunto poi che nella gran parte dei casi suddetti si tratta di titoli di autori italiani, generalmente assai più in grado di quelli stranieri di venire incontro alle esigenze di informazione, approfondimento o di semplice impiego del tempo libero del lettore nazionale. Da Mario Giordano con Sanguisughe. Le pensioni scandalo che ci prosciugano le tasche, a Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare di Paola Mastrocola, a Benvenuti nella mia cucina di Benedetta Parodi, anche il 2011 non pare avere fatto eccezione in questo senso. Per tutte queste ragioni in realtà, aprire Indignatevi! di Stéphane Hessel (edito dalla giovane casa editrice ADD all’inizio del 2011) riserva più di una sorpresa, come sempre ci si aspetta del resto dai fenomeni editoriali che sfondano il muro del suono delle centomila copie, imponendosi con la forza di qualcosa «che prima non c’era». Tanto più fa sensazione un simile successo per il fatto di essersi verificato appunto nell’ambito della saggistica la quale assai più di rado, rispetto alla narrativa, riesce a occupare la parte alta della classifica con titoli di esordienti, tantomeno se stranieri. In realtà è proprio a partire dalla qualifica di «esordiente» che cominciano le peculiarità di questo e altri consimili successi degli ultimi mesi. Stéphane Hessel infatti, nato tedesco e naturalizzato francese, è nato a Berlino nel 1917. «Esordiente» dunque in questo caso è prima di tutto l’esatto contrario di «giovane», e questa sembra essere solo la prima delle felici controtendenze che hanno fatto di questo libro l’indiscusso bestseller che oggi è, con una presenza di oltre trenta settimane nella classifica italiana dei primi cento titoli di saggistica. Ci si dovrebbe infatti perlomeno sorprendere che nella cultura della novità a tutti i costi che caratterizza oggi il mondo dei media, compresa l’editoria italiana certo non immune dalla sindrome del «giovane scrittore», si sia riusciti a imporre un «non autore» che in più, per età ed esperienza, aveva da comunicare temi e contenuti, a dispetto di un titolo richiamante i toni dell’invettiva, quietamente oscillanti tra il ricordo personale dei tempi di Vichy e della Resistenza, l’interpretazione del presente alla luce di quelle esperienze, e vere e proprie lezioni di educazione civica (in appendice al breve volumetto, di una sessantina di pagine, compare anche la Dichiarazione universale dei diritti umani, alla cui redazione Hessel ha direttamente contribuito). Nel leggere i brevi e appassionati ricordi di questo anziano e giustamente orgoglioso partigiano francese, è inevitabile insomma provare la sensazione che Indignatevi! abbia avuto la fortuna di andare incontro a un forte e irrevocabile desiderio di «salto generazionale»: come se il pubblico di questo libro, che ci si immagina in buona parte costituito anche da giovani, attraverso l’esperienza della lettura si sia potuto permettere senza sensi di colpa di mettersi in cerca di un modello esistenziale di riferimento saltando a piè pari la generazione dei propri padri, preferendo ricercare significati e direzione a partire dalle parole e dai simboli fondativi di una generazione ancora più lontana. Tale distanza, si è d’altra parte tentati di ipotizzare, nell’esperienza già in sé mediata della lettura, non è detto che non offra la vantaggiosa possibilità di mischiare, o forse chissà di diluire, la bruciante verità dell’esperienza vissuta (la guerra, il nazismo) con proiezioni idealizzate, forse anche consolatorie, di una «società migliore» in quanto passata, a dispetto delle enormi e oggettive difficoltà, e comunque preferibile ai dubbi modelli forniti da un’intera classe politica e da una società civile incerta e impreparata di fronte alle urgenze dei nostri tempi. Niente a che vedere insomma con l’aggressività verbale rabbiosamente ancorata al presente con la quale aveva occupato la scena Oriana Fallaci di La rabbia e l’orgoglio, pamphlet nel senso più classico del termine, nella volontà di sfidare a duello, più che conquistare l’interlocutore. Qualcosa di editorialmente efficace in questo volgersi all’indietro all’indirizzo di padri sorridenti ci dev’essere, comunque, se sulla scia di Indignatevi! le proposte di analogo segno da parte dell’editoria italiana si sono moltiplicate nel giro di pochi mesi, arricchendo le file di questa neonata pamphlettistica civile. Sono usciti innanzitutto altri testi di pugno di Stéphane Hessel (la Salani ha pubblicato Impegnatevi!, mentre la Rizzoli è uscita con un testo più lungo del consueto e dal tono più distesamente autobiografico, dal titolo Dalla parte giusta. Un secolo di passione civile nella testimonianza di un grande protagonista). Il primo editore tuttavia che ha cercato di sfruttare il fortunato filone non poteva ovviamente essere che la stessa ADD, con un volumetto dal titolo Liberatevi! Azioni e strategie per sconfiggere le dittature, scritto dal padre della disobbedienza civile americana Gene Sharp, classe 1928. E forse ancor più probanti di un atteggiamento che, a dispetto delle chiare intenzioni di critica al presente, si volge al passato per cercare strumenti interpretativi efficaci, sono due pubblicazioni della casa editrice Aliberti: la prima è Indignarsi non basta di Pietro Ingrao, classe 1915, sorta di dialogo a distanza con l’autore francese in cui il noto uomo politico, in forma di intervista, ripercorre ragioni e significato della propria esperienza. Accanto a questo testo, sempre per Aliberti, va poi senz’altro ricordato Ribelliamoci. L’alternativa va costruita di Luciana Castellina, altra autrice più che titolata a parlare di impegno civile e politico alla luce di un’esperienza diretta e intensa, anche se allo stesso tempo ormai lontana. Del resto il volumetto si avvale, oltre ai contributi di Marco Travaglio o Gianfranco Mascia, anche di quelli di Margherita Hack, Germano Nicolini «medaglia d’argento al valore partigiano», e di don Andrea Gallo. E sempre di Aliberti va certo ricordata la riproposta, in formula di volumetto, della storica intervista rilasciata a Eugenio Scalfari da Enrico Berlinguer, intitolata La questione morale.
Accanto alla formula editoriale e al «publishing» di questi testi (tutti invariabilmente accomunati dal piccolo formato, dalla limitata foliazione, dalla brossura e dall’impostazione grafica estremamente essenziale, quasi povera), c’è un altro dato di indubbia novità portato da questa pamphlettistica all’interno dello spazio della libreria, ed è senz’altro rappresentato dalla sua fascia di prezzo, che va generalmente dai cinque ai sette euro e cinquanta. Si tratta di una cifra che tende inevitabilmente a qualificare questi prodotti editoriali come libri «da banco» e non da scaffale, da annoverare perciò tra gli acquisti d’impulso più che attraverso i consueti meccanismi che inducono all’acquisto di un libro (veste grafico-editoriale, apparato comunicativo e promozionale intorno al titolo ecc…). E si tratta con ogni evidenza di un dato destinato a caratterizzare, riarticolandola, l’offerta stessa della saggistica di attualità da parte degli editori italiani. Da un lato infatti si sta già assistendo alla creazione di vere e proprie collane dedicate a una saggistica che, se non deve di necessità rispondere ai requisiti di bruciante immediatezza degli esempi appena fatti, si propone però come occasione di approfondimento di un tema del presente mediante un «acquisto intelligente»: è il caso per esempio della collana di Bollati Boringhieri «I Sampietrini», recentemente inaugurata dal volume Democrazia di Gherardo Colombo (a otto euro), o della collana «Instant Book» di Chiarelettere che, partita con il famoso Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci, vi ha presto affiancato (al prezzo di sette euro) testi di Prezzolini, Luigi Einaudi o Lorenzo Milani. Analogamente sintomatico di un cambiamento delle politiche dei prezzi, cui forse non è estraneo anche il difficile momento di congiuntura economica, è stata del resto l’uscita di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, reduci da grandissimi successi di titoli come La Casta o La deriva, e che si sono presentati in libreria con il fortunatissimo Licenziare i padreterni. L’Italia tradita dalla casta al prezzo di copertina di nove euro, probabilmente impensabile prima dell’avvento di questa pamphlettistica da banco dell’ultimo anno. Analogamente non sembra del tutto peregrino ravvisare un’influenza del medesimo fenomeno anche nel nuovo libro di Carlo Maria Martini il cui pacato e classicheggiante sottotitolo Smarrimento e inquietudine dell’uomo contemporaneo non smorza del tutto il ben più baldanzoso Che cosa dobbiamo fare apposto a mo’ di titolo, in un evidente tentativo di apparentamento a una nuova modalità editoriale della saggistica contemporanea, non solo gradita ma probabilmente destinata a durare nelle sue caratteristiche interne di facilità di impegno e d’acquisto.