Il libro al Centro

Nato nel gennaio 2010, il Centro per il libro e la lettura afferisce al Ministero dei Beni culturali, ed è al momento presieduto da Gian Arturo Ferrari. Concepito come autonomo luogo d’incontro dei diversi attori operanti nel mondo del libro, intende intensificare la diffusione della lettura, soprattutto attraverso la rivalutazione del valore sociale del libro e la promozione su scala locale.
 
Il Centro per il libro e la lettura, di seguito denominato “CLL”, con sede in Roma, è Istituto che afferisce alla Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d’autore; esso gode di autonomia scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile.» Così recita l’articolo 1 del Decreto n. 34 del presidente della Repubblica, datato 25 gennaio 2010, che istituisce il Centro del libro e ne definisce organi e struttura. Il CLL, pertanto, è un ufficio del Ministero dei Beni culturali, del quale la Direzione generale per le biblioteche rappresenta una delle principali articolazioni; essa, assieme alle altre sette Direzioni generali (per gli archivi, per il cinema ecc.), costituisce la struttura portante del dicastero. Al cui interno, dal punto di vista dell’organigramma nel suo complesso, il CLL si colloca sul livello dell’istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche, dell’istituto centrale per i beni audiovisivi e sonori, nonché delle due Biblioteche nazionali centrali, di Roma e di Firenze.
Paragonato agli uffici affini, però, le cui funzioni sono per lo più conservative e classificatorie, il CLL si pone obiettivi molto differenti: il suo compito istituzionale, sempre alla lettera del decreto presidenziale, è infatti quello di «attuare politiche di diffusione del libro e della lettura in Italia, nonché di promozione del libro italiano, della cultura e degli autori italiani all’estero». Si tratta insomma di un autentico compito di politica culturale attiva, interpretata dall’attuale presidente, l’ex direttore generale di Mondadori libri Gian Arturo Ferrari, soprattutto in termini di estensione della base della lettura: l’obiettivo dichiarato da Ferrari è infatti l’incremento dei lettori adulti, in modo che l’esigua percentuale dei circa 4 milioni di lettori abituali, più o meno l’8% della cittadinanza, cresca fino al 10% entro il prossimo decennio. Il che significa, in numeri assoluti, che si vuole guadagnare all’abitudine della lettura circa un milione di persone: il progetto comporta, evidentemente, un impatto sociale notevolissimo, che richiede la collaborazione di forze numerose. Sono infatti coinvolti il Ministero dell’istruzione, il Ministero della Pubblica Amministrazione e il Ministero degli Esteri, nonché il Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio e le Conferenze Stato-Regioni e Stato-Città: tutte istituzioni presenti nei vari organi del CLL, attraverso i loro rappresentanti e delegati.
Ma la nuova struttura intende anche utilizzare il contributo di operatori non istituzionali, attivi negli ambiti professionali della promozione e della diffusione dei beni librari: è contemplata infatti la presenza, all’interno del Consiglio scientifico, di «componenti designati dalle associazioni di categoria più rappresentative degli editori e dei librai». Per questa ragione, diversi rappresentanti dell’Associazione italiana editori (Aie) e dell’Associazione librai italiani (Ali) opereranno, oltre che nel Consiglio scientifico, anche all’interno dell’Osservatorio del libro e della lettura, ossia il gruppo di studio permanente del CLL, incaricato dal Consiglio scientifico di svolgere studi sulla diffusione della lettura, sull’andamento della produzione e delle vendite dei prodotti editoriali, nonché sui comportamenti d’acquisto dei lettori e sulla situazione delle librerie e delle biblioteche. La presenza, nei vari organi, di soggetti di provenienza eterogenea (nell’Osservatorio è rappresentato anche l’Istat) intende qualificare il CLL come luogo d’incontro e di sinergia tra i molteplici attori del mondo del libro: secondo le dichiarazioni dell’attuale direttrice, Flavia Cristiano, il Centro vuole diventare, per l’articolato e complesso universo italiano del libro, «un punto di riferimento, un luogo in cui discutere le politiche per lo sviluppo dell’editoria e confrontare le esperienze e le competenze di tutti coloro che da anni si impegnano per promuovere la lettura nel nostro paese».
Il funzionamento e la struttura del CLL si possono così schematizzare: il Consiglio d’amministrazione è costituito da sette membri, per la maggioranza funzionari e dirigenti del Ministero, i restanti designati secondo criteri definiti dallo stesso. Il CD A detiene tutte le facoltà decisionali; esso, da regolamento, «delibera il programma di attività annuale e pluriennale del CLL e ne verifica la compatibilità finanziaria e l’attuazione» e opera «in coerenza con la direttiva generale annuale e con gli altri atti di indirizzo del Ministero», oltre che sulla base del programma delle attività proposte dal Consiglio scientifico. Quest’ultimo è costituito da funzionari ministeriali ma soprattutto da figure esterne: ci sono i rappresentanti degli editori e dei librai, e alcuni delegati degli enti locali. Il Consiglio esercita una «funzione consultiva e di indirizzo nelle materie di competenza del CLL» e, a sua volta, si avvale dell’Osservatorio del libro e della lettura, a cui commissiona e di cui utilizza ricerche, dati e conoscenze scientifiche, al fine di elaborare, secondo gli obiettivi del CLL, le modalità di intervento più adeguate e che saranno oggetto di deliberazione da parte del CDA. Da un lato, dunque, si osserva la novità rappresentata da un istituto della pubblica amministrazione che prevede, al suo interno, organi collegiali in cui si rappresentino anche istituzioni esterne: ciò dovrebbe garantire l’equilibrato apporto, ai fini delle scelte strategiche, delle diverse componenti chiamate a far parte del CLL. Dall’altro lato, però, non può sfuggire che la concentrazione del potere decisionale nelle esclusive mani del CDA, in confronto alla funzione meramente consultiva riservata agli organi scientifici, può determinare una subordinazione della componente più scientifica ed esterna a quella più schiettamente politica e interna.
Anche per questa ragione, il presidente detiene un ruolo centrale: scelto dal ministro dei Beni culturali «tra personalità in possesso di comprovati requisiti di capacità ed esperienza in relazione ai compiti istituzionali del CLL», egli convoca e presiede il Consiglio d’amministrazione, stabilendone l’ordine del giorno, e nel contempo si avvale delle attività dell’Osservatorio, alle cui riunioni presenzia, ma senza diritto di voto: la presidenza, pertanto, vuole essere il trait d’union tra le due anime dell’organismo, vale a dire quella propositiva dell’Osservatorio e quella esecutiva del CDA. Spetta infatti al presidente la scelta dell’ordine del giorno, vale a dire la scelta delle iniziative e degli investimenti sui quali il CDA è chiamato a deliberare. Iniziative e investimenti di cui, al momento, si conoscono solo le linee generali e gli obiettivi primari, poiché le nomine degli organi collegiali sono in attesa di perfezionamento.
La piena operatività del CLL si prevede per l’inizio del 2011, ma le linee generali d’indirizzo, sulla base dei programmi annunciati dalla presidenza Ferrari, possono già essere valutate. E si tratta di linee generali che sembrano rimandare, nel loro complesso, a due concetti cardine: la localizzazione delle attività promozionali sul territorio, da una parte, e la rivalutazione del valore sociale del libro, dall’altra.
Un primo progetto, infatti, intende attivare, in collaborazione con le università, un laboratorio di ricerca finalizzato all’elaborazione di un modello di promozione della lettura su scala locale: il modello, che verrà ricavato dallo studio di tre province campione, a Nord, in Centro e a Sud, vuole essere successivamente adattato e applicato alle altre province italiane. A proposito di questo tipo di iniziativa, l’impressione è che, visto il crescente consenso di campagne come «Ottobre, piovono libri», realizzate dal Ministero nei luoghi della lettura, e in stretta collaborazione con le Province e i Comuni, si scommetta sul radicamento e la valorizzazione territoriale del consumo culturale, sollecitando la collaborazione tra sponsor e istituzioni locali: una strategia che sembra essere additata come promettente anche dal moltiplicarsi dei festival.
Un secondo, interessante programma, consiste in un piano di donazioni librarie: gli editori coinvolti trasferiranno gratuitamente a piccole scuole, a case per anziani, a ospedali e carceri e ad altre realtà svantaggiate, i libri che intendono eliminare. L’obiettivo, a costo zero per gli editori, intende garantire da un lato un ritorno d’immagine al donatore, e dall’altro dovrebbe offrire, a chi riceve la donazione, un capitale spendibile in termini di arricchimento culturale e umano, attraverso la valorizzazione del libro come oggetto di scambio sociale. La prospettiva del valore sociale della lettura, al di là di quello culturale in senso stretto, dà forma anche a un terzo programma, questo già concretamente avviato nel 2010: si tratta della campagna «Se mi vuoi bene regalami un libro», una sorta di San Valentino del libro, realizzata dal CLL con la Presidenza del Consiglio, l’Aie e l’Ali. Va inoltre data notizia, sempre nell’ottica del coinvolgimento delle forze impegnate nella promozione del libro, di una collaborazione con il Salone del libro di Torino per l’edizione 2011: nel 150° anniversario dell’Unificazione, il Salone organizzerà, come evento speciale, una mostra sull’editoria italiana, pensata e curata da Ferrari, con l’apporto del CLL per il lavoro di ricerca e di documentazione.
Ma chi paga l’attuazione di queste e delle future iniziative? Rispetto allo statuto degli organismi amministrativi che hanno preceduto il CLL, vale a dire la Divisione editoria, poi Servizio per la promozione del libro e della lettura e, dal 2006, Istituto per il libro, il CLL si distingue per la speciale autonomia di cui è dotato, che vuole essere scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile. Dunque non ci troviamo di fronte a un mero ufficio amministrativo, alle dirette dipendenze della Direzione generale di riferimento ma, come già per altri istituti ricompresi nella struttura del Ministero – le Biblioteche nazionali di Roma e Firenze, per esempio – l’organismo risulta svincolato dalla macchina burocratica, amministrativa e finanziaria del dicastero. Le risorse finanziarie iscritte in bilancio, secondo il regolamento, derivano infatti in parte «da ordini di pagamento della Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d’autore», ma possono provenire anche «dall’utilizzo dei beni e degli spazi del CLL, dai proventi collegati allo svolgimento delle funzioni e dalle attività di promozione, pubblicazione, consulenza e collaborazione con soggetti pubblici e privati, dai contributi di amministrazioni ed enti pubblici e privati italiani, comunitari, nonché di organizzazioni internazionali». In questo modo si ottengono maggior agilità operativa e una più larga capacità d’azione, alleggerendo nel contempo il carico dei finanziamenti ministeriali.
In tempi di ristrettezze e di drammatici tagli alla cultura, la scelta dell’autonomia sembra così determinata dalla necessità di ricorrere al mercato per integrare le sovvenzioni statali. Ma qui la sfida si fa davvero ardua, poiché richiede il contributo di soggetti interessati a investire sul valore (questa volta non solo sociale) della lettura, e disposti a sovvenzionare progetti di non breve periodo: l’auspicio, cordiale, è che, nella prossima realizzazione dei diversi progetti in programma, l’utile privilegiato sia, davvero, soprattutto quello dei lettori.
 
Si ringrazia la direttrice del CLL, Flavia Cristiano, per la disponibilità.