Volendo applicare una categoria molto attuale all’analisi dei successi editoriali, possiamo provare a tracciare i contorni di una «fenomenologia della lettura come pandemia». Ma come prima cosa, toccherà imporsi un atto di umiltà critica: perché pandemia (e bestseller) possa essere, il contagio dovrà colpire anche e soprattutto il vasto numero dei lettori deboli e occasionali. È dalla preferenza accordata da questi ultimi – che per la minore pratica con i consumi culturali attribuiscono un valore tanto più determinante alla fatica di leggere – che si misura la positiva virulenza di un titolo.
Forse Il Cigno nero (Nassim Nicholas Taleb è già un bestseller, o forse è solo sulla strada buona per diventarlo. Come che sia, tra i suoi tanti meriti c’è anche la spiegazione di come avviene che una data opera, romanzo o saggio (o tutt’e due) di un autore fino a ieri del tutto sconosciuto (Evgenija Nikolaevna Krasnova, nel caso specifico), si trasformi misteriosamente in un bestseller.
All’interno di un ampio discorso sull’imprevedibilità e sull’incertezza costitutiva del mondo in cui viviamo, Taleb sottolinea il tratto di casualità ch’è proprio del successo strepitoso (e inatteso) di un oggetto culturale come il libro (oltre che di tanti altri eventi: un crollo in Borsa, le sorti di una battaglia, ecc.).
Rassegniamoci, dunque. Per quanto attesi e inseguiti da editori e autori, i grandi successi librari non sono mai pianificabili (con l’eccezione forse delle serie e delle firme già ultraconsolidate: gli Harry Potter, i Grisham, ecc.).
E vero, la quota di casualità e di fortuna, e le reazioni connesse, possono variare parecchio: dalla sorpresa totale al ragionevole sospetto che quel certo libro potrà vendere molto bene. Tuttavia il grande successo di vendita è legato a un concorso di circostanze che non si potranno mai interamente controllare e riprodurre, né conoscere in anticipo.
D’altra parte, superata una certa soglia di copie vendute (mettiamo due o trecentomila, per il mercato italiano), è naturale interrogarsi sui motivi di un successo così accentuato, se non altro per farsene una ragione (che la prossima volta servirà a poco). Ma prima ancora andranno osservati i modi, le principali dinamiche con cui i successi si manifestano.
Si può forse distinguere, semplificando al massimo, tra due diverse modalità di affermazione: potremmo chiamarle successo per contagio e successo per folgorazione.
Nel successo per contagio il libro comincia ad affermarsi innanzitutto presso un nucleo qualificato di lettori cosiddetti «forti», ovvero assidui, esperti, attenti, sensibili alle novità di valore, e disposti a premiarle: con l’interessamento, le lodi, il passaparola.
Solo in seguito, con gradualità più o meno lenta, il consenso si sposta dal centro alla periferia, l’epidemia si diffonde, contaminando strati sempre più ampi di pubblico, fino a indurre all’acquisto anche i lettori più occasionali e refrattari.
Nel successo per folgorazione, più raro, ciò che colpisce è la palese universalità del consenso, che tocca nello stesso tempo i lettori ingenui e quelli più scafati, sedotti all’istante e in ugual misura.
E come se il libro appena uscito andasse a riempire una casella già da tempo predisposta a contenerlo. Un grosso buco di cui finora nessuno si era accorto, e che però si evidenzia molto bene dopo il suo riempimento, al punto che ci si chiede come mai quell’opera non esistesse già da prima.
La dinamica del successo folgorante sembra accompagnata da un senso di necessità positiva, quasi di destino.
Se nel primo caso siamo di fronte a un processo di convincimento che fa emergere pian piano i valori (e i piaceri) del libro di successo fino a renderli riconoscibili (e riconosciuti) dai più, nel secondo caso è all’opera un processo di vera e propria fascinazione collettiva, che forse tradisce un legame con la diffusione istantanea, quasi parossistica, di certe mode, specie giovanili.
In ambedue i casi si deve però sottolineare, accanto a quella dei lettori forti, la presenza determinante dei lettori più deboli, saltuari, incostanti, il cui rapporto lasco con il mondo dei libri e della produzione editoriale è stigmatizzato con malinconica regolarità dalle inchieste sociologiche sull’argomento, che terminano di solito con auspici ed esortazioni a leggere di più, molto di più.
Ora, in relazione ai fenomeni di eccezionale successo librario, il ruolo di questo tipo di lettori appare decisivo.
Non solo perché di fatto il loro numero è ben superiore ai lettori forti, ma anche perché sono diverse, più partecipanti, le loro modalità di approccio alla lettura e di adesione ai libri in testa alle classifiche (che peraltro conoscono e guardano meno degli altri).
Se i lettori più esperti, come si sa, tendono a considerare con sufficienza il bestseller, l’atteggiamento di chi compra e legge poco non è altrettanto blasé (anche se la parola «bestseller» ha preso un che di sminuente un po’ per tutti).
Variando la frequenza e l’intensità delle abitudini a leggere e acquistare libri, cambia radicalmente l’orizzonte entro cui viene a collocarsi l’esperienza del libro e della lettura.
Per chi legge quattro o cinque libri al mese (tenendone d’occhio e avendone tra le mani un numero ben più alto), il singolo titolo finisce per vivere in un panorama affollato, ricco di confronti, rimandi, giudizi, relazioni, notazioni critiche, analogie, ricalchi ecc., faticando a volte a trovare uno spazio adeguato e distintivo.
Invece il lettore/acquirente di quattro o cinque libri l’anno (ma anche otto, nove, dieci) si muove in un paesaggio librario molto più semplice, poco abitato, dove ogni singolo titolo tende ad assumere un profilo piuttosto netto, distaccandosi da uno sfondo fatto semmai di consumi culturali di altro tipo (tv, musica, e così via).
In breve, ciò che cambia in modo sostanziale è la percezione, la significanza, lo statuto stesso del singolo libro.
Entro uno spazio di vita, culturale e mentale, saturo di libri, è pacifico che la lettura sia un valore preminente, fonte primaria di piacere e di conoscenza; nel contempo, però, l’identità del singolo libro sembra essere più interferita e «legata», interconnessa con una miriade di altri titoli, amati o scansati, che nel loro insieme costituiscono una nebulosa, più che un sistema.
Per contro, in uno spazio di vita in cui si dà a vedere solo come presenza sporadica, il libro può anche soffrire di marginalità, ma per molti lettori saltuari sarà invece in grado di acquistare una singolare pregnanza, una capacità di farsi ricordare e di «segnare» a lungo il lettore.
La rarità dell’esperienza di lettura, se le cose vanno per il verso giusto – se il libro dà veramente qualcosa -, diventa eccezionalità.
Se è vero che il repertorio dei titoli a cui accede il lettore meno assiduo è costituito in buona parte da libri popolari, di consumo, relativamente facili, il titolo di successo, best o longseller che sia, finirà per godere di una considerazione, di un rango, di una rilevanza del tutto speciali, rispetto alla prospettiva del lettore forte.
Stante la pregnanza «ambientale» che i bestseller vengono ad assumere, ci si può allora chiedere quali sono i benefici, psicologici e simbolici, che ne trae il lettore occasionale.
In altri termini, si può cercare di abbozzare una tipologia dei bestseller, o meglio, delle relative esperienze di lettura, a partire dalle testimonianze dirette dei lettori, derivanti da varie ricerche di mercato sull’argomento.
Il primo tipo di opere, senza dubbio il più rappresentato, si organizza intorno al gusto della narrazione.
Ciò che si cerca – e si ottiene, nei casi più felici – è piacere, coinvolgimento, emozione, evasione, sogno: insomma, tutto ciò che un racconto riuscito, scorrevole, ben scritto, costruito con perizia sa elargire in abbondanza, che si tratti di storie passionali o di avventure esotiche, d’intricate vicende famigliari o di travagliate migrazioni.
Un sottotipo eminente di bestseller basati sull’incanto e l’arte della narrazione sono i gialli, thriller o polizieschi che dir si voglia. Qui l’ambigua fascinazione del racconto, tra piacere e disagio, è data dalla presenza dei morti ammazzati (meglio se donne, deboli, innocenti), dal male in azione, dal mistero da sciogliere, dal gusto identificatorio dell’investigazione, dall’ordine da restaurare (per poco).
Un secondo tipo di bestseller, meno frequente, trova rispondenza in una sorta di spinta presenzialista, ovvero in istanze di conformismo e di adesione modaiola, che portano a una scelta quasi passiva del libro.
La spinta dell’emulazione naturalmente è ben più marcata e visibile nel caso di oggetti culturali di altro genere: film, musiche, programmi tv; ma ci sono ogni tanto successi librari così endemici da rendere inevitabile l’acquisto (o il dono) anche se talvolta sembra ormai di aver già letto il libro prima di aprirlo, a tal punto se ne parla in giro, dappertutto.
E tuttavia si è stanchi di sentirsi tagliati fuori dai discorsi, dai riferimenti incessanti. Quasi per liberarsene (torna di nuovo buona la metafora del contagio, o forse della vaccinazione), o comunque per un implicito bisogno di appartenenza, ci si aggrega, ci si procura il libro e lo si legge. Spesso con risultati deludenti.
Una terza specie di libri di successo, dove si ritrova la medesima sensazione di urgenza, ma declinata in tutt’altro senso, ha a che fare con bisogni di comprensione della realtà circostante e del tempo presente. Sono opere che hanno il potere, o la fortuna, d’intercettare un’esigenza profonda di orientarsi meglio, d’inquadrare eventi, problemi, fenomeni di attualità, che suscitano inquietudine, turbamento, curiosità, e sollevano domande tanto più pressanti quanto meno se ne sa, al di là degli indizi superficiali che l’informazione televisiva può fornire.
Gli esempi di bestseller in grado di svelare e far capire dimensioni importanti quanto nascoste dell’attualità sono numerosi. Limitandosi a tre casi italiani abbastanza recenti, si può dire che la Gomorra di Saviano, la Cindia di Rampini e La Casta di Gian Antonio Stella trovano posto in questa categoria. Ma si potrebbe allargare la casistica a tante altre opere: sul fondamentalismo islamico, sulla crisi economica, sui movimenti migratori, ecc.
L’aspirazione a comprendere più a fondo la società in cui viviamo, locale e globale, rimanda poi a domande e preoccupazioni più estese, che riguardano il senso, le profondità e i segreti della storia. Molti libri di successo (a cominciare da II nome della rosa, se vogliamo) fanno leva su una promessa di rivelazione del senso nascosto degli eventi del passato, ovvero di ribaltamento delle versioni ufficiali, scolastiche, convenzionali, a vantaggio di una lettura più viva e penetrante dei fatti storici.
In fondo, il successo dei thriller esoterici di Dan Brown si può interpretare anche in questa chiave. Come molte altre opere di fantastoria, storia romanzata, divulgazione a forti tinte, rispondono a un bisogno diffuso di chiarezza, di semplificazione, di accesso alle verità nascoste, tanto più forte quanto più si coltiva il sospetto di essere vittime d’imponenti manipolazioni informative, al limite del complotto, da parte dei poteri costituiti.
La storia ufficiosa, le versioni alternative e non autorizzate, che siano elaborate in forma di fiction o di saggio documentato, soddisfano in fondo un desiderio di riscatto e di ribellione controinformativa, dal lieve sapore adolescenziale.
La spinta a comprendere e a riflettere – ciò che è fuori, ma anche ciò che sta dentro di sé – è il motivo alla base del successo di vendita di un’ulteriore, rilevante categoria di libri. Opere che promettono, più o meno esplicitamente, un percorso di scoperta e illuminazione, che riguarda la percezione di sé, delle proprie potenzialità, del rapporto con gli altri, ecc.
In breve, una via maestra che porti verso l’autenticità, la virtù, la pienezza della vita. La felicità, in una parola; o quanto meno, la conquista di una certa equanimità, come risultato di un lavoro di snebbiamento, riconoscimento, accettazione, ricerca interiore.
A volte tale percorso si propone attraverso storie di sentimenti e di legami affettivi (la Tamaro di Va’ dove ti porta il cuore può essere un buon esempio).
Altre volte il taglio è di tipo aforistico o sapienziale, con un invito implicito ad accedere alle forme di autorealizzazione di cui gli autori stessi sono portatori. Tra gli esempi più facili e recenti, si può fare il nome di Paulo Coelho, seguito da uno sciame di guru, baba, maestri, psicagoghi, ecc., da Osho a Deepak Chopra, senza dimenticare Castaneda.
Il campo delle figure che si prestano a diventare guide spirituali, però, si può estendere notevolmente, fino a comprendere scrittori, letterati e poeti che si distinguono per qualche marchio mistico-oracolare più o meno consapevole.
Va precisato che i bestseller capaci di offrire spunti e suggestioni efficaci per avvicinarsi al «senso della vita» trovano il loro pubblico d’elezione nei lettori giovani, spesso sotto i vent’anni. A dispetto delle convulsioni e dei mutamenti incessanti della condizione giovanile, alcuni nomi e opere di riferimento mostrano una singolare capacità di persistenza nel tempo, radicata in suggestioni di forte impronta individualistica e con un velo di misticismo: Hermann Hesse (Siddharta, Il lupo della steppa), Saint-Exupéry (Il piccolo principe), Kahlil Gibran (Ilprofeta) ecc. Non certo Moccia o Pennac.