Kindle è un supporto elettronico che consente di portarsi appresso intere biblioteche. È l’ultima frontiera della rivoluzione tecnologica che finora aveva risparmiato il mercato editoriale. Alcune ipotesi e spunti di riflessione su come potrebbe cambiare la fruizione del libro, attraverso un percorso parallelo con musica e cinema che per primi si sono confrontati con il digitale, riportandone radicali mutamenti.
2003 Joan Didion, scrittrice e sceneggiatrice americana, assiste alla morte improvvisa di suo marito con cui aveva trascorso oltre quarant’anni di felice unione e, poco tempo dopo, la sua unica figlia si ammala gravemente. Ne esce distrutta e rimette profondamente in discussione la sua vita. Tutto viene riconsiderato e la Didion, che fa la scrittrice da sempre, utilizza il mezzo a lei più congeniale: un libro. Scrive così L’anno del pensiero magico (2006), ma ammette tristemente che, questa volta, la consolidata tecnica narrativa, il confortevole ritmo delle frasi e dei paragrafi rappresentano una limitazione insormontabile ai suoi bisogni espressivi. Scrive l’autrice: «Io sono, o sono diventata, il mio modo di scrivere, ma questo è un caso in cui al posto delle parole e dei loro ritmi avrei voluto avere una sala di montaggio, attrezzata con un Avid, un sistema di editing digitale sul quale potrei trovare un tasto e distruggere la sequenza temporale, mostrarvi simultaneamente tutte le inquadrature della memoria che ora mi vengono in mente, lasciarvi scegliere le riprese, le espressioni leggermente diverse, le varie letture delle stesse battute. Questo è un caso in cui per trovare il significato mi serve qualcosa di più delle parole». In sostanza, nel momento in cui per la Didion si tratta di esprimere la sua memoria affettiva più profonda e viscerale, le servirebbe qualcosa di meno costrittivo della linearità tipica della narrazione letteraria. Le parole non bastano, asseriva a sua volta la protagonista di un noto serial televisivo {Dark Angel), proclamando: «Vorrei tanto pensare in digitale».
Eccolo, infine il digitale. E arrivato nell’universo letterario da quando la grande libreria americana on line Amazon ha commercializzato il Kindle, un dispositivo elettronico per riprodurre libri e giornali in formato digitale, dall’ottobre 2009 disponibile anche in Europa. Ci domandiamo se questo supporto possa riconfigurare le forme della narrazione letteraria in direzione della simultaneità testuale auspicata dalla Didion. Sebbene in questo momento ci vengano in mente a tal proposito soltanto i cosiddetti ipertesti di Internet, in futuro il digitale potrebbe dischiudere inesplorate potenzialità espressive e un nuovo linguaggio, com’è già successo per il cinema. Ci conferma Jean-Claude Carrière nell’interessante volume scritto con Umberto Eco (Non sperate di liberarvi dei libri, 2009): «Ogni nuova tecnica esige un nuovo linguaggio, tanto più difficile quanto più la nostra mente è formattata all’uso dei linguaggi precedenti». Per ora sappiamo soltanto che il Kindle aspira a ritagliarsi un proprio spazio nel mercato librario su supporto cartaceo, strenuo baluardo di resistenza alle teletecnologie che, a partire dagli anni novanta del Novecento, hanno fagocitato la riproducibilità dei più diffusi prodotti artistici e di intrattenimento.
Letteratura, musica e cinema sono tre forme di rappresentazione del pensiero e della creatività umana che percorrono strade adiacenti e spesso convergenti più o meno dalla fine del XIX secolo. Letteratura e musica sono le arti nobili e storiche, quelle che accompagnano l’umanità sin dagli albori, mentre il cinema è figlio di uno straordinario progresso tecnico-scientifico fiorito durante la seconda metà dell’Ottocento. Analizzando l’ambito della ricezione, nell’ultimo decennio musica e cinema hanno seguito uno sviluppo assai simile. Infatti, grazie allo sviluppo tecnologico, si è passati da un tipo di fruizione plurale a un consumo prevalentemente singolare. Le loro antenate modalità di rappresentazione pubblica, ovvero concerti e proiezioni nelle sale cinematografiche, non sono scomparse ma a esse si è venuto ad affiancare, fino a sovrastarle, un godimento dell’opera più intimo e personale. Nel campo musicale ciò è avvenuto in anticipo grazie al vinile prima e alle audiocassette e al cd poi, sino ad arrivare all’ultima frontiera, ovvero allo sfruttamento della Rete come immenso catalogo da cui scaricare, più o meno lecitamente, sul proprio computer, iPod e altri apparecchietti simili tutto ciò di cui si ha desiderio, anche se in formati digitali qualitativamente inferiori al cd. Questo rinnovamento ha confinato di fatto anche il cd in uno spazio marginale destinato con il tempo a erodersi sempre di più, fino a restare probabilmente esiliato nel collezionismo.
Oggi nel cinema è in corso un fenomeno assai simile anche se intrapreso con un certo ritardo. Negli anni ottanta ha visto la luce il fenomeno dell’home entertainment in cui all’inizio si sono confrontati tre grandi sistemi di videoregistrazione domestica: video 2000 (Philips), betamax (Sony) e vhs. Quest’ultimo, il meno raffinato dei tre, aveva preso il sopravvento sino alla fine del secolo scorso, sfruttando nel tempo alcuni miglioramenti tecnologici seppure non particolarmente significativi. Ancora nel segno dell’analogico, al vhs è succeduto il primo formato di visione e videoregistrazione digitale domestico, ovvero il dvd a cui immediatamente dopo ha fatto seguito lo standard blue-ray che permette lo sfruttamento al meglio dei nuovi schermi digitali full HD. Ma allo stesso modo di quanto successo in ambito musicale, la Rete e le sue potenzialità hanno di fatto sconvolto anche il campo dell’home entertainment. Infatti oggi il mercato sommerso degli scaricamenti da Internet di opere filmiche in formati digitali «poveri» supera di gran lunga quello commerciale autorizzato dalla SIAE.
Rispetto a questi progressi, nel campo letterario il libro in formato cartaceo ha vissuto nel corso degli ultimi secoli una sostanziale stabilità. Soprattutto dall’avvento della stampa la letteratura è un tipo di intrattenimento e di formazione intellettuale individuale. Non esiste infatti una forma di fruizione analoga a quella del concerto o della proiezione cinematografica. Per contro, la lettura di un libro implica un’attenzione massima da parte del fruitore, superiore sicuramente a quella dello spettatore cinematografico e ancora di più all’uditore musicale, visto che la musica consente addirittura una «percezione nella distrazione» per dirla con Walter Benjamin. C’è poi anche un altro aspetto peculiare del libro, ovvero la sua matericità, la consistenza dell’oggetto in sé e per sé che può essere fruito immediatamente senza bisogno di elettricità e di un apparecchio riproduttore, com’era già nel caso del vinile e delle videocassette. Però l’evoluzione tecnologica, seppure in ritardo, sta iniziando a mettere in crisi il ruolo egemonico del libro cartaceo. Anche in questo caso, la Rete è la principale responsabile di tale processo. Con la nascita dei grandi distributori librari che sfruttano la potenza di Internet, primo tra tutti Amazon, si sono spalancate nuove opportunità del mercato e-commerce che travalicano la tradizionale libreria, e a questo trend si sono immediatamente accodate altre importanti catene editoriali. Una volta infranto il dogma della libreria cartacea, l’usufrutto della tecnologia nel processo si è fatto in qualche modo necessario ed è indubbio che questo sviluppo proseguirà inesorabilmente a un ritmo oggi incalcolabile.
Sfruttando l’enorme catalogo a sua disposizione è stato naturale per Amazon lavorare a un dispositivo tecnologico che, rispettando la singolarità della lettura di un libro, coniugasse la possibilità di inserirlo in un’infinita «biblioteca di Babele» di borgesiana memoria, dove il lettore possa navigare con estrema facilità. Tale dispositivo è Kindle, un lettore portatile di e-book spesso poco più di un centimetro con un peso di circa 300 grammi che, dal momento della sua nascita a oggi, ha già vissuto una significativa evoluzione tecnologica. Attualmente permette, attraverso una connessione wireless 3G (la stessa utilizzata da cellulari e smartphone), di connettersi alla Rete e di scaricare un libro o una serie di riviste e quotidiani internazionali in meno di un minuto, di poter leggere i più comuni file multimediali e di potersi connettere tramite una porta micro USB a ogni tipo di computer.
In realtà il Kindle è di fatto un apripista, uno tra i primi prodotti generati da una necessità di rinnovamento ancora parzialmente formulata da parte del mondo letterario, da sempre il più refrattario ai cambiamenti. Già altre proposte e nuovi dispositivi si affacciano all’orizzonte prefigurando una lotta all’ultimo sangue per aggiudicarsi un mercato vastissimo. Si pensi per esempio quale vantaggio sarebbe utilizzare questo dispositivo nell’ambito dei libri di testo scolastici. Niente più cartelle zeppe di sussidiari ma semplicemente un leggero monitor che risolverebbe anche lo spinoso problema degli aggiornamenti delle edizioni e porterebbe all’abbattimento dei costi, visto che scaricare un testo o un giornale da Amazon comporta già da ora un prezzo inferiore rispetto alla corrispettiva versione cartacea.
Il Kindle arriva a immagazzinare un’impressionante quantità di titoli (dai 1500 ai 1700), disponibili al proprietario in qualsiasi momento, e riproduce così in maniera virtuale il piacere di possesso del collezionista nel vedere ricolme le scansie della propria libreria. Nella società contemporanea il collezionismo si traduce anche nel concetto di portabilità, cioè nell’avere a disposizione la propria selezionata hit-parade (musicale, cinematografica… letteraria?) in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, a discapito della qualità estetica. Tutto magnifico quindi se non fosse che, nella primavera 2009, per sopraggiunti problemi di copyright, Amazon si è collegato ai Kindle dei suoi clienti americani e ha cancellato senza avvisarli due testi di George Orwell regolarmente acquistati, rimborsando la cifra spesa nella loro carta di credito. Quale collezionista vecchio stampo potrebbe mai accettare un simile sopruso?
Ma ci sono altre questioni su cui vorremmo suggerire una riflessione. E vero che le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di realizzare e di fruire determinati prodotti. Per contrastare lo scarso afflusso dei giovani alle sale cinematografiche l’industria ha risposto alla crisi rispolverando l’antica idea (di Louis Lumière!) dei film in 3D, fruibile esclusivamente in strutture tecnologicamente attrezzate e non sul proprio computer casalingo. Allo stesso modo, il Kindle potrebbe avere la funzione di sollecitare i giovani alla lettura tramite i nuovi dispositivi elettronici a loro più congeniali, sebbene ci sia il rischio che si crei un mondo sommerso di prodotti non autorizzati scaricabili da Internet difficilmente monitorabile dalle case editrici, com’è già successo per canzoni e film indeboliti dalla riduzione delle vendite di cd e dvd.
D’altronde, come già avvenuto con preoccupazione nel mondo del cinema, potrebbe altresì verificarsi un’incolmabile frattura generazionale dettata dall’incompetenza riguardo ai nuovi strumenti tecnici. Supporti per nulla durevoli, in rapida e costante evoluzione che necessitano dell’acquisto di sempre nuovi e deperibili apparecchi di lettura ma anche di un aggiornamento regolare delle competenze. Va da sé che la fruizione del libro attraverso il Kindle potrebbe rappresentare un’allettante tappa evolutiva per il mercato editoriale, purché ci si ponga da subito il problema di come ovviare all’impasse tecnologico per consentire ai tradizionali lettori di acquisire le cognizioni necessarie a utilizzare lo strumento.