Ai giorni nostri, il lungo ciclo avanguardistico-neoavanguardistico appare ormai un ricordo del passato. L’attività di scrittura e lettura si è ristrutturata all’insegna della prosa di romanzo, non dell’antiromanzo. Ma dire romanzo non significa pensare a un ritorno all’epica, che è cosa intrinsecamente premoderna, cioè preborghese. A farsi avanti è l’esigenza di un nuovo realismo, orientato a una riscoperta dell’Italia reale, con i suoi problemi e contraddizioni psicosociali, dall’angosciosa questione meridionale alla bruciante questione morale. Le grandi speranze di un cambiamento radicale del mondo sono cadute. Ora si tratta di fare i conti con l’oggettività delle nostre condizioni di vita, esercitando l’immaginario per darcene una rappresentazione più vera del vero. E per questo è utile anche tornare a riflettere sulla fervida stagione dello sperimentalismo postfascista, che va sotto il nome di neorealismo.
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