Può un’indagine sulla digitai generation risolversi in un allarme sulla digitai de-generation? I dati sembrano confermare come le nuove tecnologie tendano ad amplificare differenze non soltanto tra utenti e non utenti, ma anche tra utenti evoluti estremamente creativi e utilizzatori più passivi. Un fenomeno di digital divide che si rivela sempre più di cultural divide, con ripercussioni importanti sull’industria dei contenuti e sulla società nel suo insieme. E per questo motivo fondamentale sarebbe accrescere il livello culturale della scuola, delle famiglie e dei luoghi deputati alla formazione.
Il focus del diario 2009 sarà il rapporto tra l’innovazione tecnologica e l’utilizzo dei contenuti culturali e di intrattenimento, a partire dai risultati dell’edizione 2008 dell’Osservatorio permanente dei contenuti digitali, creato nel 2007 dalle principali associazioni rappresentanti le aziende che producono e gestiscono contenuti: Aidro, Aie, Fimi, Univideo, cui nel 2008 si sono unite anche Anica, Pmi e Cinecittà Holding. L’indagine è stata presentata con un interrogativo volutamente provocatorio: digitai de-generation? I dati emersi infatti evidenziano come le nuove tecnologie tendano, in modo più marcato rispetto ai media tradizionali, ad amplificare le differenze non solo tra coloro che vi hanno accesso e coloro che ne sono esclusi, ma anche e soprattutto tra coloro che ne fanno un uso evoluto, creativo, integrato nella propria vita sociale e lavorativa e coloro che seguono in modo passivo l’innovazione tecnologica, spesso limitandosi all’acquisto del telefonino di ultima generazione come status symbol per poi usarne solo le funzioni basiche. Si assiste quindi non solo a un aumento del digitai divide, ma si può ormai parlare anche di cultural divide.
È quindi importante interrogarsi sulle conseguenze di questi fenomeni in un prossimo futuro e valutarne l’impatto non solo per le possibili ripercussioni sull’industria dei contenuti, ma più in generale sulla società nel suo insieme e sulle capacità del paese di affrontare e sfruttare in modo creativo e innovativo le potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica in tutti i suoi possibili ambiti: e-government, creazione di nuovi servizi e prodotti, crescita di nuove aziende innovative, presenza di nuove figure professionali che possano competere nel mondo globale, sviluppo nell’ambito dell’educazione scolastica e della formazione permanente.
Secondo i dati emersi dall’indagine, che peraltro sono in linea con quanto emerso anche da altre indagini realizzate dal mondo delle tecnologie, nel nostro paese ha accesso alla rete il 52% della popolazione (con un aumento del 2% rispetto allo scorso anno). La metà degli italiani quindi è ancora offline e la situazione pare evolversi con profonda lentezza. Solo il 31 % della popolazione utilizza la rete in modo abituale, rispetto al 65% che predilige ancora strumenti tecnologici e culturali tradizionali, come la televisione, la radio, i cd e i libri. Da questa prima considerazione risulta evidente che l’Italia, come si può vedere anche dal confronto con gli altri paesi europei, sia ancora molto indietro nello sviluppo e nella diffusione delle nuove tecnologie e conseguentemente anche nell’uso dei contenuti digitali.
Aumenta invece il numero dei cosiddetti heavy user, gli utilizzatori forti, che passano dal 23% al 28%: cresce quindi il divario tra chi non usa questi nuovi strumenti e chi invece ne fa un uso quotidiano e intenso. La fascia d’età con maggior potenziale di crescita in termini di accesso a Internet è quella compresa fra i 35 e i 54 anni, mentre nella fascia della popolazione che ha più di 55 anni (il 37 %) il ritardo tecnologico è molto evidente.
Diversa la situazione per le fasce più giovani, quelle tra i 14 e i 24 anni, dove 4 ragazzi su 5 accedono alla rete e utilizzano il web regolarmente. In queste fasce poi non esistono più nemmeno le differenze di genere: ragazzi e ragazze sono alla pari, al limite le differenze sono sulle modalità e sugli scopi: più comunicazione, gestione delle proprie relazioni e informazione per la ragazze e più giochi e attenzione agli aspetti tecnologici per i ragazzi.
La dieta mediatica degli under 14 è molto composita, non abbandonano i media tradizionali, ma li sovrappongono e li combinano, grazie anche alla loro capacità di essere multitasking, ossia di gestire più media e device contemporaneamente a quelli innovativi.
La televisione mantiene una posizione predominante, con una media di 1 ora e 45 minuti al giorno, seguita dai dvd (1 ora), dalla lettura di libri non scolastici, e poi dall’uso del computer e dei videogiochi (40 minuti ciascuno). La musica, con i suoi 30 minuti, sembra essere ultima, ma in realtà è ormai il sottofondo continuo di tutte le loro attività, i 30 minuti sono probabilmente quelli specificamente dedicati all’ascolto con l’iPod.
Se si passa poi a un’analisi più approfondita dei due cluster più innovativi (Technofan ed Eclettici), si evidenzia in modo chiaro come l’utilizzo più evoluto dello strumento tecnologico dipenda non tanto da una frequenza di uso più alta e aggiornata, ma soprattutto dalla consapevolezza intellettuale nel loro utilizzo che deriva da competenze e conoscenze e, più in generale, dal tipo dei consumi culturali e di intrattenimento effettuati.
I Technofan, che si contraddistinguono per scarsi consumi culturali e/o di intrattenimento, utilizzano la rete più come un diversivo, una palestra di divertimento e di relazioni interpersonali o di gruppo. Prediligono contenuti ludici, danno molta importanza al mezzo tecnologico da loro usato (deve sempre essere quello più evoluto), sono multitasking e spesso sono abituati al consumo «usa e getta». Visitano siti di sport o auto e moto, videogiocano, chattano, comunicano attraverso strumenti di social network, utilizzano il videosharing. Si tratta quindi di un utilizzo molto strumentale, concentrato maggiormente sulla pura innovazione tecnologica e poco integrato con tutti gli altri aspetti della vita.
Gli Eclettici, che sono anche i maggiori acquirenti di prodotti culturali e/o di intrattenimento (siano essi film, spettacoli teatrali, concerti, prodotti editoriali), frequentano il web in modo molto più diversificato. Per questo gruppo di persone le tecnologie sono diventate uno strumento evoluto della loro quotidianità, finalizzato sia alla ricerca di servizi e informazioni sia alla gestione dei loro interessi e delle loro attività sociali e lavorative. Utilizzano quindi regolarmente i principali motori di ricerca, prenotano le proprie vacanze online, visitano siti di news e di finanza, usano regolarmente l’home banking, acquistano contenuti culturali e altri servizi attraverso la rete, oltre che sfruttare le potenzialità che la rete offre come strumento di comunicazione e di intrattenimento.
Se come emerge dall’indagine il rischio è che nei prossimi anni la popolazione italiana sia composta in buona parte da Technofan e che anche figli nati e cresciuti in famiglie di Eclettici migrino in questa fascia, ci pare fondamentale ragionare su quali possano essere i correttivi da apportate per poter invertire la tendenza in atto, anche perché ci pare che, se questo dovesse effettivamente avvenire, si andrebbe incontro a un complessivo impoverimento dell’utilizzo delle tecnologie, che diventerebbero un puro strumento e non un fine per il raggiungimento di obiettivi più articolati e uno stimolo alla creatività e all’innovazione in tutti i campi della vita sociale, sia pubblica sia privata.
In questo contesto un ruolo fondamentale dovrebbe essere giocato dall’educazione. Se è vero infatti che le persone con maggiori strumenti culturali sono quelle che fanno un uso più consapevole, innovativo e creativo delle tecnologie, per innescare questo circolo virtuoso è indispensabile che sia all’interno delle famiglie, sia anche nella scuola e in generale in tutti i luoghi deputati alla formazione, si promuova un uso corretto e integrato delle tecnologie, focalizzato non tanto sulle loro potenzialità tecnologiche, quanto sul loro valore come mezzo per accedere a prodotti e servizi di qualità o per farne un uso creativo. Sempre più importante sarebbe quindi prevedere investimenti mirati non solo all’acquisto di hardware e di tecnologie, ma ad attività di informazione e formazione al loro uso, che mettano in condizione i giovani di farne un utilizzo consapevole, sviluppando nel contempo le loro capacità di analisi critica.