In Italia escono 59 mila titoli l’anno: 161 libri al giorno, festivi compresi; 6 libri all’ora. L’editoria italiana è un comparto industriale maturo, fatto da grandi gruppi ma con spazi non marginali per i piccoli e i minimi. Il settore è solido, ma non cresce significativamente, e lo standard di lettura resta sensibilmente più basso di quello delle democrazie occidentali di riferimento. Mentre manca una legge sul libro, si continua a discutere di liberalizzazione dei prezzi e ci si interroga sull’attendibilità delle classifiche. Così, nell’incertezza istituzionale che avvolge il Centro per il Libro, sono i librai indipendenti che «fanno scuola».
Puntualmente ai primi di ottobre, da qualche anno, la Fiera di Francoforte è, per l’editoria italiana, il luogo dove non solo esercitare il momento decisivo della professione (scegliere i libri da pubblicare nell’annata successiva interpretando gusti del pubblico, tendenze editoriali e mode passeggere; cercando di dare un occhio al proprio catalogo e provando a scommettere sulla riuscita di un libro, del quale, spesso, non esiste nemmeno il testo: operazioni, tutte queste, sempre difficili), ma anche, a livelli più generali, fare il punto della situazione economica. Per testare, dunque, lo stato di salute dell’intero comparto editoriale italiano.
Lo si fa con una ricerca che viene redatta dall’Associazione italiana editori, associazione la cui autorevolezza, in questo come in altri casi, risulta essere davvero al di sopra delle singole parti. E sempre più di frequente infatti, in questi ultimi anni, il suo essere associazione di categoria si va stemperando per divenire quasi un’istituzione, che sta cercando di dialogare, in maniera propositiva (e spesso assolutamente al di là delle aree di proprio specifico interesse…), con le istituzioni vere: ministeri, governi, società civile.
Diciamo questo perché la convinzione sempre più nitida che ci siamo formati in anni di dibattiti, conferenze stampa, tavole rotonde è la seguente: l’editoria libraria italiana è un comparto industriale maturo e consapevole, fatto – come in tutti i grandi paesi occidentali – da grandi gruppi, certamente, ma con spazi non marginali per i piccoli e minimi; un comparto che accetta le regole del mercato, le osserva e, talora, anche le forza (ma mai – finora – in maniera allarmante); un comparto, infine, che si sta ponendo con forza, da anni, una domanda e che la sta girando a interlocutori sempre più disattenti, evanescenti, quando non (e c’è capitato di vederlo) apertamente strafottenti e/o orgogliosi della propria incompetenza. E dunque la domanda dell’editoria italiana è sempre la stessa: dove recuperare margini di crescita? Dove, cioè, trovare nuovi lettori, pronti a gonfiare la richiesta di libri (in un mercato, quello editoriale, governato solo dall’offerta), posto che il mercato esistente, ancorché fatto da una piccola porzione di cittadini italiani, è saldo, in salute e gode di un crescendo di «consapevolezza» interna (basti andare in qualcuno dei festival, da Mantova a Cuneo, a Roma, Bari o Torino, per verificare come i lettori non solo si riconoscono, ma sono orgogliosi di far parte di una comunità), come non mai nei decenni precedenti
I dati – costanti nel tempo – ripetono le stesse cose: il settore è solido, ma non cresce significativamente, mentre lo standard di lettura resta, per una democrazia occidentale delle dimensioni dell’Italia, sensibilmente più basso dei paesi cui l’Italia si può confrontare (Francia, Germania, Regno Unito). La tendenza, preoccupante, è quella di far crescere una forbice sociale sempre più ampia tra «lettori di fascia alta» (economicamente benestanti, già abituati a leggere, fondamentalmente residenti nel Nord del paese, quasi sempre donne) e quelli di «fascia bassa» (meno fortunati dal punto di vista degli studi e dell’economia: e il nesso è evidente – come ampiamente è stato dimostrato dai Presidi del Libro, nell’annuale Forum nazionale della Lettura –, collocati, purtroppo, quasi sempre al Sud), come ha rilevato una recente indagine Mondadori-Ipsos.
Del resto i problemi aperti sul campo restano molti. Li proviamo a elencare, certi che ne esistono altri molto complessi, ma che non sia questa la sede per poterli affrontare adeguatamente (uno su tutti: il tema del diritto d’autore, la sua tutela e il suo sfruttamento, in un contesto nel quale molte delle nozioni base di questa materia si vanno sempre più affievolendo nella coscienza politica e civile).
Al momento in cui scriviamo manca ancora all’appello una legge sul libro (una sull’editoria è allo studio, anche se parrebbe che il comparto libro ne sia sostanzialmente escluso). Avanzata da diversi parlamentari negli anni, non è mai approdata a nulla: forse non c’è, nel mondo dell’editoria italiana, quella capacità di fare lobby in Parlamento per spingere all’approvazione di un provvedimento che farebbe comodo a tutti. Tanto per fare qualche minimo esempio: defiscalizzare l’acquisto di libri (magari entro una certa entità di spesa, o per lo meno quelli scolastici), stanziare fondi per promuovere la pratica sociale della lettura, agevolare le librerie più piccole e indipendenti, soffocate da un sistema economico che le può mettere in serio pericolo.
C’è in discussione, invece, un emendamento che vorrebbe la liberalizzazione dei prezzi dei libri, attualmente imposti dall’editore e non scontabili, salvo eccezioni specifiche, oltre il 15%. Con un danno che tutti gli operatori che hanno testato negli anni l’efficacia del sistema vigente sono concordi nel ritenere che risulterebbe serio ed evidente per i librai, gli autori, gli stessi editori e, alla fin fine, i consumatori finali: i lettori, cioè gli acquirenti di libri.
E proprio sul prezzo dei libri, nell’estate del 2007 si è assistito a un «inedito» provvedimento dell’autorità Antitrust, che ha aperto un’inchiesta per verificare – dopo le proteste di alcune associazioni di consumatori – se gli editori di libri scolastici facciano cartello per tenere alti i prezzi dei libri e cambino i testi spesso, proponendo nuove edizioni senza sostanziali modifiche. L’indagine si chiuderà entro il luglio 2008; tuttavia gli editori, che non solo si sono dichiarati estranei a queste procedure, ma forniscono al Ministero le tabelle con tutti i prezzi dei libri adottati e quelli cambiati, usciranno, ne siamo certi, indenni dalla questione. Anche in questo caso, i prezzi certificati dei libri aumentano con un tasso percentuale inferiore all’inflazione; mentre, d’altra parte, la confusione sulla questione è tanta, se gli stessi accusatori faticano a rendere esplicita la metodologia dell’inchiesta che ha portato alla denuncia e se l’autorità Antitrust è andata a indagare su editori che non pubblicano libri scolastici.
Infine, una questione che sta a cuore a chi si occupa di mercato editoriale e vuole vederci chiaro. Cosa che, talora, non riesce nemmeno agli stessi editori: i risultati effettivi delle vendite dei libri. Le classifiche dei libri che ogni settimana vengono pubblicate dai maggiori quotidiani italiani sono stilate sulla base di un campione di librerie mediograndi, ma escludono le vendite della grande distribuzione organizzata e di altre sedi, una porzione ormai non più trascurabile del mercato. In più, per i lettori è difficile capire il venduto reale dei libri che stanno in classifica, anche perché le comparazioni tra il titolo più venduto della settimana e i successivi sono fatte assegnando un «valore 100» al più venduto e riportando gli altri titoli in proporzione. Ma questo «valore 100» varia di settimana in settimana. Alcuni grandi editori (i gruppi GeMS, Rcs e Mondadori) si sono alleati per varare un sistema di rilevazione differente, affidato alla società Nielsen Book Scan (che già fornisce le classifiche inglesi e americane), capace di «sondare» quasi il 100% del mercato e di rendere esplicite in valore assoluto le vendite effettuate. Potrebbe essere un segno di trasparenza ulteriore del mercato librario e, effetto non secondario, potrebbe rivelarci molte sorprese che nelle analisi comuni sull’andamento dei libri tendono a essere sottovalutate. Staremo a vedere.
Fotografia dell’editoria italiana 2006
Dunque qual è lo stato di salute dell’editoria italiana nel 2006 e, per quello che si può vedere, nei primi mesi del 2007 ? Il valore del fatturato dell’editoria italiana nel 2006 a prezzo di copertina (comprese le vendite di prodotti dell’editoria digitale, cd rom, dvd rom e servizi connessi all’uso di banche dati professionali) è stato pari a 3.670 milioni di euro. Una crescita molto ristretta rispetto all’anno precedente (+0,6%). Sono escluse da questa stima, fornita dall’Aie, le vendite di libri allegati a quotidiani e periodici.
Dal punto di vista della produzione sono usciti, nel corso dell’anno, oltre 59mila titoli (ebbene sì: 161 libri al giorno, domeniche e festivi compresi; 6 libri all’ora), di cui il 61,1% è costituito da novità: ciò ha fatto sì che le copie stampate e immesse – talora in maniera poco più che virtuale – sul mercato sono state oltre 261,1 milioni. Il prezzo dei libri – tema spinoso e non di rado utilizzato in maniera demagogica è relativamente basso. Il 35,6% dei titoli non ha un prezzo di copertina superiore ai 10 euro, e quasi una copia ogni due immessa nei canali di vendita (il 48,4%) non arriva a costare più di 20mila lire del vecchio conio.
La tiratura media, suddivisa per tipologia di gruppi editoriali, è questa: i grandi gruppi hanno una tiratura media di 5.000 copie, i medi di 2.047 copie, i piccoli di 2.110 copie. Secondo l’Istat i grandi editori producono oltre il 72% dei titoli esistenti, i medi si attestano al 20% e i piccoli si dividono il 7 %. Ma è questo un dato che va preso con le pinze: secondo l’istituto di statistica si definiscono «grandi editori» i marchi che pubblicano più di 50 titoli l’anno. Una definizione, dunque, non spendibile in riferimento al concetto di «grande». Mentre un rapido calcolo ridurrebbe la stima, per i soli grandi gruppi editoriali, al 20% dei titoli e al 55 % del fatturato globale.
Il tasso di lettura – sempre secondo i dati forniti dall’Aie, su base Istat – raggiunge il 44,1% della popolazione italiana con più di sei anni di età (circa 24,3 milioni di persone, su 55,2 residenti). Sono quelli che dichiarano di aver letto almeno un libro nel corso dell’anno: si tratta del valore, nominale, più alto fatto registrare dal 1993.
Dove comprano i libri, questi lettori? La libreria tradizionale si conferma il canale di vendita più importante, e nel 2006 ha segnato una crescita, seppur lieve, dell’1%. All’interno di questo canale, va notato che sono andate meglio le librerie di catena e quelle di superficie maggiore rispetto al piccolo e medio dettaglio indipendente e a conduzione familiare (in analogia a quanto avviene negli altri ambiti del commercio). Tanto che i dati più netti di crescita sono quelli di due canali per ora marginali ma che cominciano a farsi sentire: le buone performance dei supermercati, grandi magazzini, centri commerciali (+18% nel 2006 contro il +12% del 2005). L’altro canale in grande crescita è Internet, che fa segnare un +29,8% rispetto al 2005: la sua quota di mercato stimata sulla «varia» arriva ora al 4 %.
L’altra notizia del mercato editoriale 2006 è stata la prima battuta d’arresto del fenomeno dei libri in allegato ai giornali quotidiani. La cifra resta considerevole (489 milioni di euro complessivi) ma il dato è secco: -9% sull’anno precedente.
Quanti sono gli editori, come è fatto il mercato
Al 1° gennaio 2007 gli editori italiani censiti erano la bellezza di 8.373. Ovviamente la maggior parte di questa moltitudine di editori non ha una reale consistenza di mercato. Secondo l’Istat nel periodo 1990-2004 gli editori erano passati da 2.364 a 3.235, quelli attivi, però, erano «solo» 1.800. Oggi il numero di editori attivi – cioè che pubblicano almeno un titolo all’anno – ammonta a più di 2.300.
Tuttavia, il mercato editoriale italiano vivo non supera il centinaio di sigle. E, tagliando alla grossa, ma con buona possibilità di trovarci nel giusto, è possibile suddividerlo in maniera più netta. Il mercato è dominato da pochi grandi gruppi: una delle impressioni di ricchezza e molteplicità di presenze è data dal fatto che questi gruppi detengono alcuni dei marchi storici più importanti e significativi.
Il Gruppo Mondadori (che include Einaudi, Sperling & Kupfer, Piemme, Frassinelli ecc.) ha una quota di mercato a valore (prezzo di copertina) del 28%; segue il gruppo Rcs (Rizzoli, Bompiani, Sonzogno ecc.) con il 12,4%, il Gruppo GeMS (Longanesi, Corbaccio, Guanda, Tea, Salani, Garzanti ecc.) con l’8,4%, quindi Feltrinelli (4,2%), De Agostini (2 % ), Giunti (1,4%), Sellerio ( 1,3 % ) e Baldini Castoldi Dalai ( 1 % ). Gli altri editori si dividono il restante 42% circa.
È evidente che questi numeri vanno poi raffinati, ma la situazione è più o meno stabile in questi anni: va notata la performance del Gruppo GeMS che cresce con cifra doppia da qualche anno. In più, per gli editori più piccoli, succede che se in un anno esce un «caso letterario» (può essere Camilleri per Sellerio, o Faletti per Baldini Castoldi Dalai, o Hosseini per Piemme) le cifre possono variare, anche sensibilmente.
Che cosa si muove
Ci limitiamo a indicare, per l’anno 2006 e i primi mesi del 2007, due iniziative che possono essere un segnale di speranza, se non proprio di certezza, per il futuro. Dal punto di vista «istituzionale» è stato il ministro Rutelli (con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi, il capo del Dipartimento per l’editoria Paolo Peluffo e i rappresentanti degli editori e degli enti locali) a firmare un protocollo di intesa per l’istituzione del «Centro per il Libro e la Lettura», con lo scopo di promuovere e diffondere la lettura in Italia, nonché la promozione del libro e degli autori italiani all’estero. Il protocollo – si legge nel comunicato ufficiale – «prevede che l’azione del “Centro” si basi sul coordinamento delle istituzioni statali e sulla collaborazione delle istituzioni territoriali e locali competenti, esplicandosi soprattutto nei seguenti ambiti: realizzazione di campagne informative attraverso la televisione, la radio, il cinema, la stampa quotidiana e periodica, Internet, per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei prodotti editoriali e della lettura; realizzazione di adeguate politiche di diffusione del libro, della cultura e degli autori italiani all’estero, attraverso una pianificazione pluriennale delle strategie di intervento in materia di partecipazione alle Fiere Internazionali del Libro e di sostegno alle traduzioni; organizzazione di manifestazioni ed eventi, in Italia e all’estero, coordinamento e sostegno delle iniziative promosse dalle biblioteche, dalle scuole e dalle Istituzioni pubbliche e private, con particolare riguardo a quelle rivolte ai giovani; costituzione di un Osservatorio del libro e della lettura».
Nel momento in cui scriviamo, il Centro non è ancora decollato ma dovrebbe partire nel 2008.
Si muovono più concretamente, invece, i librai indipendenti. Detto che la loro situazione è stretta da una parte dalle grandi librerie di catena, dall’altra dalle minacce di una liberalizzazione selvaggia dei prezzi, va accolta con particolare favore l’istituzione, la realizzazione e il compimento (il tutto in un anno), della Scuola per librai di Orvieto, che ha il compito di formare, ogni anno, 30 nuovi librai, scelti tra giovani laureati e non titolari già di libreria (diversamente dalla Scuola Umberto ed Elisabetta Mauri, la prima in Italia, destinata a chi in libreria già ci lavora: più un corso di perfezionamento, dunque, che un master). Il primo anno della Scuola è stato archiviato con grande successo: praticamente tutti i ragazzi hanno trovato, entro la fine del corso (dicembre 2007), un lavoro nel mondo della libreria. Ed è incoraggiante il fatto che attorno alla Scuola librai di Orvieto si stia costituendo un consorzio europeo delle scuole di formazione per librai.
Due note infine per due realtà che si affacciano prepotentemente sulla scena: le Librerie coop che cominciano – sotto la guida di Romano Montroni – a prendere quota, con aperture non solo nei centri commerciali e nelle superfici della grande distribuzione, ma anche nei centri cittadini. Inoltre, per restare alle piccole realtà cittadine, è interessante l’esperimento di Ubik. Si tratta di una divisione di Fastbook (gruppo Messaggerie), che prevede una nuova forma di franchising editoriale. Con un collegamento in linea con cinque magazzini e un assortimento di quasi 140mila titoli, rende disponibili in brevissimo tempo i libri per gli affiliati, soprattutto librerie medio-piccole in provincia. Dopo le aperture di Trento, Bergamo, Voghera, Cividale, Cagliari e altre, si raggiungerà, nei prossimi anni, il traguardo delle 40 librerie. Evoluzioni della libreria, queste ultime, che sembrano essere in linea con le recenti tendenze verificatesi in America, dove i megastore di catena sono messi in crisi da Amazon. Il motivo? I commessi non specializzati. Il lettore forte fatica a trovare ciò che cerca pur in un assortimento vasto, dal momento che non trova un interlocutore adeguato, mentre on line è molto facile trovare ciò che si cerca. L’ultima frontiera del mercato, dunque, sembra ribadire una cosa molto semplice e «antica»: per vendere più libri ci sarà sempre più bisogno di gente che sa fare bene il suo mestiere: librai pronti, moderni, efficaci e, soprattutto, preparati. Nel momento della vendita come in quello dell’ordinazione.
Alti e bassi editoriali
BALDINI CASTOLDI DALAI. «L’andamento generale della casa editrice nei 18 mesi di riferimento (2006, primo semestre 2007) è stato buono, con una vera tendenza all’ottimo negli ultimi dodici, dal settembre 2006 in poi» spiega il direttore commerciale Michele Dalai. Prima il picco assoluto di vendite (800mila copie di prima battuta per l’edizione hardcover più una ristampa di 90mila) del nuovo romanzo di Faletti, poi il rinnovamento dei quadri dirigenziali e della struttura commerciale, per finire con le nuove collane di tascabili e il loro buon successo.
Il 2006 è stato un anno ottimo per la Baldini Castoldi Dalai: fatturato molto alto (oltre 29 milioni di euro), grazie all’uscita nella seconda metà dell’anno del bestseller Fuori da un evidente destino di Giorgio Faletti.
A partire dai primi mesi del 2007 (marzo), le due nuove collane di tascabili hanno arricchito e razionalizzato la gamma del gruppo restituendo ai lettori e alle librerie titoli di assoluta eccellenza come il Viaggio in Italia di Piovene e No Logo di Naomi Klein. Ottime sorprese anche dalla narrativa rosa più commerciale, in cui la collana «Pepe Rosa» ha visto un suo titolo (Come uccidere il marito) volare oltre le 30mila copie e i «Peperini» (titoli in edizione economica a 5,40 euro) prendere quota come piacevole novità.
BOLLATI BORINGHIERI. Nel 2007 la casa editrice ha festeggiato i 50 anni e, tra le varie celebrazioni, ha pubblicato il primo Catalogo storico (un volume di 650 pagine).
«In questa occasione» ci dice Francesco Cataluccio, direttore editoriale «è stata ribadita la volontà di proseguire nella produzione di libri di cultura che tengano assieme sapere scientifico e sapere umanistico. Oggi siamo forse la maggiore casa editrice di libri scientifici e, allo stesso tempo, una delle più importanti per quanto riguarda psicoanalisi, neuroscienze, storia delle religioni ecc.»
Le collane di Bollati Boringhieri a oggi sono 14. Nel 2006 sono state prodotte 98 novità, per un fatturato netto di circa 3,5 milioni di euro (9% di incremento sull’anno precedente). Entro fine 2007 saranno state prodotte 106 novità (per un fatturato che dovrebbe andare attorno ai 3,8 milioni di euro). I titoli vivi del catalogo sono circa 1.700 (primeggiano, come numero e frequenza di ristampe, le opere di Freud, Jung, Einstein, De Martino ma anche quelle di Agamben, Goedel, Illich, Pavone). Nell’ottobre 2007 è uscita la nuova collana «Contaminazioni»: collana economica che rimette al centro della ricerca e della discussione il pensiero critico e l’analisi delle varie forme del disagio contemporaneo. Negli ultimi due anni ha ripreso grande vigore la collana «Universale Bollati Boringhieri» (ripartita con il numero 500 e con un restyling grafico) proponendo, accanto ai successi, libri importanti dimenticati da altri editori, come quelli di Zanker, Mazzarino, Gurevic.
La Bollati Boringhieri ha 15 dipendenti e un solo proprietario (Romilda Bollati). Intende rimanere (caso quasi unico nel panorama italiano) piccola e assolutamente indipendente, legata alla sua grande tradizione di cultura e innovazione nella ricerca di autori e questioni da trattare, amica dei librai e, soprattutto, dei lettori.
FELTRINELLI. Il 2006 ha registrato un aumento del 29% rispetto al 2005 mentre, sempre rispetto al 2005, la prima metà del 2007 evidenzia un aumento del 19%. In cifre assolute il 2006 ha chiuso con un fatturato di 62 milioni di euro, mentre la prima metà del 2007 è già a quota 56 milioni di euro. Nella lettura di questi dati bisogna ovviamente tenere conto dell’uscita nel 2006 di due fenomeni editoriali esplosivi come Federico Moccia e Beppe Grillo.
La produzione di titoli e novità è invariata rispetto agli anni passati, e cioè è di circa 100 titoli in edizioni maggiori Feltrinelli.
Tra le principali iniziative editoriali riguarda l’«Universale Economica» il varo delle collane «Oriente» (culture e filosofie dell’Est del mondo), «Vite narrate» (biografie e autobiografie) e «Noir» (grandi classici del genere). In particolare la collana «Oriente» oltre a pubblicare novità ripropone anche i successi della collana «URRÀ» (Apogeo).
Va sicuramente anche segnalato, per il 2006 e il 2007 (ad oggi), il consolidamento della proposta rivolta ai «lettori di cinema» che, attraverso documentari (come Frank Gehry Creatore di sogni di Sydney Pollack) e fiction (Ken Loach, Il vento che accarezza l’erba), si è costruita uno spazio forte di proposta e vendita in libreria.
GRUPPO GEMS. L’ambizione di gruppo per il budget 2007 era di ripetere il risultato del 2006 pur senza i 20 milioni di fatturato assicurati nel 2006 da Harry Potter. «Il 2006, in pochi l’hanno rilevato,» esordisce Stefano Mauri, presidente del gruppo GeMS «ci ha visti protagonisti nella narrativa con il romanzo più venduto (il sesto Harry Potter) e nella saggistica con il saggio più venduto (La fine è il mio inizio di Terzani). E i primi otto mesi del 2007 ci vedono con i primi due esordienti della classifica generale e cioè Ildefonso Falcones con La cattedrale del mare (oggi a 350mila copie) e Kim Edwards con La figlia del silenzio (oggi a 15 Ornila copie).»
Riassumendo, il Gruppo GeMS ha chiuso il 2006 con +10,4% sull’esercizio precedente e chiuderà il 2007 con +13 %. Nel 2006 il fatturato ha segnato 140 milioni di euro e, la cosa sembra incredibile, il tasso di crescita medio delle controllate del gruppo, dal 1990 è del 13% all’anno.
«Devo dire» continua Mauri «che ogni anno ha la sua star. E quest’anno bisogna puntare i riflettori su Garzanti, protagonista nel primo semestre di un incremento dell’85 %. A questo ha contribuito il meritato successo di Andrea Vitali, l’esordio di La figlia del silenzio di Kim Edwards ma anche un buon andamento diffuso, sotto il nuovo coordinamento grafico del marchio da parte di Bob Noorda e la nuova grafica della “Nuova Biblioteca Garzanti” a cura di Daniele Baroni che sembra piacere molto.» Ma, negli ultimi due anni, vanno segnalati anche l’esito delle «Forme»: brevi saggi di grandi pensatori (Magris, Todorov, Steiner), la continuazione con una grafica alleggerita dei «Grandi Libri», gli improvvisi successi come Volevo solo vendere pizza di Furini, le «Garzantine» con il «Corriere della Sera», la letteratura di un terzo mondo che sta diventando primo. «Devo ricordare il buon successo di Culicchia con Un estate al mare. Che dire poi di Tropper e del suo Dopo di lei? L’abbiamo lanciato senza particolare enfasi, ma i lettori lo stanno scoprendo… Insomma direi che Garzanti manifesta vitalità in ogni suo aspetto e l’anno prossimo riformeremo gli “Elefanti”, per dare conto di questi cambiamenti anche nella versione tascabile. Da quando nel 2003 ho cominciato a occuparmi di Garzanti il numero di novità è sceso. Escludendo le riproposte in tascabile, dalle 83 del 2004 alle 77 del 2006. Meno autori sui quali lavorare meglio.»
Ma forse il 2007 di Garzanti verrà ricordato, a dispetto di tutto questo, come l’anno in cui Gherardo Colombo entra a far parte dell’editoria «Che c’entra?» spiega Mauri «Innanzitutto Gherardo ha un rispetto e una fiducia nel libro da fare impallidire persino noi editori. In secondo luogo la società civile ha molte domande da fare al potere e credo che Gherardo sarà un insostituibile aiuto, per i nostri autori, a porsi le domande giuste a cui cercare di rispondere. E mi pare che la cronaca di questi giorni lo dimostri.»
Oltre all’approfondimento su Garzanti, qualche nota sul resto del gruppo. Di Longanesi va notata oltre alla Cattedrale la definitiva consacrazione di Odifreddi; mentre per Guanda va ricordata l’inclusione di Luigi Brioschi tra i soci, a coronamento di vent’anni di costruzione di una delle più riuscite identità editoriali di questi tempi, nella sostanza e nella forma. Un riconoscimento più che raro nel panorama dei grandi gruppi editoriali…
Il lancio di Chiarelettere (opera di Lorenzo Fazio, ex Bur) è stato esso pure di soddisfazione. «Difficile la sfida di sostenere una casa editrice solo di inchiesta, ma di questo in Italia c’è sempre bisogno. Eppure i libri sino a ora usciti hanno superato le attese», conclude Mauri.
IL MULINO. Nel 2006 la Società editrice il Mulino ha pubblicato 52 riviste e 207 nuovi volumi; le riedizioni e le ristampe sono state 567. Il fatturato dell’area libri è stato, a prezzo di copertina, di 18 milioni di euro e ha visto un incremento del 3 % rispetto al 2005.
«Grazie alla forza della proposta editoriale» dicono al Mulino «e a una certa stabilizzazione dell’organizzazione didattica dell’università, che ha sostenuto l’utilizzo di una manualistica più compatta, il settore universitario ha vissuto nel 2006 un anno positivo e ha contribuito al consolidamento del fatturato dell’editrice in libreria.»
Il 2006 del Mulino ha visto l’accentuarsi del ruolo delle grandi catene librarie e l’esigenza, quindi, di partecipare a logiche promozionali tipiche di questo segmento del mercato: così il Mulino ha sviluppato il proprio ruolo di editore di varia e una buona presenza non solo nelle grandi librerie di riferimento, ma anche nei punti vendita delle nuove catene, valorizzando, anche sul piano commerciale, soprattutto la linea dei libri di base – i libri di divulgazione pubblicati nelle collane «Universale Paperbacks» e «Farsi un’idea» – e il catalogo di storia. Sono state varate diverse campagne sulle collane «Universale Paperbacks» e «Farsi un’idea»: nel primo semestre del 2007, le vendite relative al comparto della varia hanno segnato un +23,1 % rispetto al primo semestre 2006.
Nella seconda parte del 2007, il Mulino ha inaugurato la nuova collana «Voci», rivolta a un pubblico non specialista e caratterizzata da un formato più piccolo e agile. Collana veloce, disinvolta, flessibile, «Voci» accoglie saggi brevi, tra le 80 e le 130 pagine, a un prezzo contenuto tra i 7 e i 9 euro, con interventi su problemi del mondo con temporaneo e aspetti del dibattito pubblico o su tematiche storico-filosofico-letterarie di rilievo. Con la prima uscita in libreria, «Voci» propone titoli di autori di grande prestigio come Ezio Raimondi, Richard Rorty e Pascal Engel, Jan Assmann e Harald Weinrich.
LATERZA. Nel 2006 il fatturato a copertina della casa editrice è stato di circa 23 milioni di euro, comprendente le vendite di varia e di scolastica in libreria e negli altri canali distributivi, con un incremento del 5 % sul 2005. Le novità della varia sono state 215, le ristampe 452. Le novità di scolastica 10, le ristampe 51.
I titoli di varia che hanno ottenuto maggiore successo di vendite sono stati Mala costituzione e altri malanni di Giovanni Sartori, Diario italiano 1976-2006 di Miriam Mafai, Identità e violenza di Amartya K. Sen, Vita liquida di Zygmunt Bauman. Anche le collane economiche e tascabili hanno avuto un buon andamento, particolarmente la collana «Contromano», con opere scritte da giovani scrittori come Giuseppe Culicchia, Mauro Covacich, Roberto Alajmo e nel primo semestre 2007 Francesco Piccolo (Italia spensierata).
«Si è potenziata la produzione di varia “pura” da una parte e di manuali di base per l’università dall’altra.» spiega Giuseppe Laterza «Si è rafforzata la collana “Economica Laterza” che ripropone le novità dopo circa due anni a prezzi fortemente ridotti, e che negli ultimi anni ha continuamente ristampato. Abbiamo varato la nuova collana “I libri dell’ascolto” che propone testi significativi del pensiero orientale e in genere riflessioni su altre tradizioni culturali e religiose.»
MONDADORI. Secondo quanto si poteva leggere nel bilancio approvato al 31 dicembre 2006, i ricavi complessivi della divisione libri sono stati pari a 439,5 milioni (contro i 425 dell’anno precedente; +3,4%). La produzione libraria della divisione nel 2006 è stata di 2.787 novità (erano 2.728 nel 2005) e di 4.937 ristampe (contro 4.484 nel 2005), per un totale di 56,4 milioni di copie stampate.
All’interno del gruppo, il marchio Mondadori mantiene la leadership, detenendo una quota del mercato editoriale italiano (così come valutato da Demoskopea, sulla base delle librerie medio-grandi) del 15,7%. Segue Einaudi con il 5,3%, Piemme 3,6%, Sperling & Kupfer 2,5%, per un totale che si aggira sul 28% dell’intero mercato nazionale. Il core business resta il comparto Trade (narrativa e saggistica, che pesa per il 60% del fatturato), quindi l’Educational (20%). Nel corso dell’anno sono state molto evidenti le crescite di Electa, Piemme e Sperling, mentre il marchio Mondadori ha perso oltre il 3 % (da 142 milioni di euro fatturati nel 2005 ai 137,9 del 2006): un passo indietro dovuto al fatto che la performance incredibile di Dan Brown nel 2005 (che per volume di vendite risultava, da solo, inseribile tra i primi 5 editori italiani… ) non si è potuta ripetere.
I titoli più venduti nel 2006 sono stati: Dan Brown (Crypto, 600mila copie vendute, lontano dal Codice da Vinci), Augias e Pesce (Inchiesta su Gesù è oggi sulle 500mila copie vendute; 420mila nel 2006); Ammaniti (Come Dio Comanda, 270mila) e, soprattutto, Gomorra di Roberto Saviano (55 Ornila copie e quasi altre 250mila nel primo semestre 2007). Ma attenzione: perché il marchio Mondadori dà anche molta importanza ai cosiddetti titoli «commerciali». Ottime, in questo senso, le riuscite del romanzo di Fabio Volo, di Rivergination di Luciana Littizzetto (470mila copie), ma anche Oggi cucini tu di Clerici-Moroni (210mila) e Notte prima degli esami, che, sulla scorta del film omonimo, ha raggiunto quota 130mila copie vendute.
«La Mondadori» spiega Massimo Turchetta, direttore generale delle edizioni Mondadori «gode di ottima salute ed è talmente sana che oggi può sopportare, e crescendo, persino l’attenuarsi di un ciclone come Dan Brown. Nel 2007 le dimensioni della casa editrice saranno ancora più solide, visto che nei primi 5 mesi eravamo a 130 milioni. Va detto poi che i fatturati, al netto delle rese, ci confermano la bontà delle nostre operazioni.» Quanto alle tendenze editoriali, Turchetta conferma che «il mercato delle vendite congiunte sta diminuendo, mentre si è assistito a una forte conferma della saggistica a tesi; paga la contaminazione dei generi (il caso Saviano insegna), e marchi come “Strade blu” sono una piacevolissima sorpresa». Tra le novità, infine, va registrato l’ingresso di Mondadori nel mercato reference con la collaborazione di Langenscheidt (4 dizionari compatti, 8 fraseologici e un primo dizionario italiano-inglese, per un totale di 220mila copie vendute a fine anno). «In due-tre anni» conclude Turchetta «rientreremo nel break even. Molto prima del previsto.»
Tra le case editrici del gruppo, dedichiamo un piccolo approfondimento a Piemme, che è stata protagonista del caso Khaled Hosseini. Nel 2006 e nella prima parte del 2007 Piemme ha consolidato e rafforzato la leadership sul mercato del libro per ragazzi, dove è dominante grazie al «Battello a vapore» e ai libri di Geronimo Stilton.
Khaled Hosseini ha determinato uno straordinario caso di «passaparola» tra i lettori, e si è giunti a 1,5 milioni di copie per II cacciatore d’aquiloni e 1 milione di copie per Mille splendidi soli, uscito il 22 maggio 2007 in contemporanea mondiale. Si è rafforzata la linea editoriale adulti, dove Piemme occupa da anni un posto di primo piano nel campo dei thriller, con autori di culto come Michael Connelly, Dennis Lehane, George Pelecanos. Nel 2006 sono state pubblicate 300 novità e 100 paperback. Le novità sono divise al 50% tra adulti e ragazzi.
NEWTON COMPTON. Stagione importante, il 2006-2007, anche per la Newton Compton. Il bilancio ha toccato la quota di 28 milioni di euro con un incremento di circa il 18% rispetto alla passata stagione. Il tutto è stato realizzato grazie alla produzione di circa 300 titoli, equamente divisi tra ristampe e novità. Tradizionalmente, la Newton Compton può contare su un brand molto conosciuto sia in relazione al settore dei classici sia in rapporto ai libri dedicati alla storia locale e alle tradizioni popolari.
All’interno di questi segmenti, la Newton Compton, nel 20062007, non si limita a consolidare le sue posizioni ma cresce grazie alla buona riuscita di alcune operazioni assolutamente interessanti, anzitutto il successo di un libro come Il gambero rozzo di Carlo Cambi, con oltre 80mila copie vendute, che si è imposto quale fenomeno di costume.
Nella narrativa, le proposte Newton Compton relative alla stagione 2006-2007, sono raccolte nelle collane «Anagramma» e «Nuova Narrativa Newton». Soprattutto la prima, nel giro di un anno, è diventata il punto di riferimento della nuova letteratura femminile e ha sfornato grandi bestseller come Mi piaci da morire, Cercasi amore disperatamente e L’amore non fa per me (tre titoli per 160mila copie vendute), scritti dalla toscana Federica Bosco, ormai uno dei nomi più celebri nel panorama della narrativa italiana.
RCS. I ricavi dell’esercizio 2006 ammontano, secondo quanto si legge nel bilancio approvato, «a 721,4 milioni di euro, in crescita di 12,8 milioni rispetto a quanto registrato nell’esercizio precedente. Nel corso dell’esercizio 2006 è stata consolidata integralmente Adelphi Edizioni, che ha contribuito alla crescita dei ricavi per 6,2 milioni. Tutte le aree di attività risultano in miglioramento». Ricordiamo che Rcs Libri controlla i marchi editoriali Fabbri, Bompiani, Rizzoli, Bur, Sonzogno, Marsilio, Coccinella, Adelphi e, in Francia, il gruppo Flammarion.
Venendo all’Italia, i ricavi sono pari a 137,7 milioni e mostrano un incremento dell’1,4%, quale risultante di un’importante crescita realizzata dalle case editrici del Gruppo nel canale libreria e grande distribuzione (+5,6%).
Per quanto riguarda il marchio Rizzoli-Bur, il direttore editoriale, Paolo Zaninoni, ricorda che «negli ultimi tre anni siamo passati dai 96 milioni del 2005, ai 104 del 2006, mentre prevediamo di chiudere il 2007 a 135 milioni di euro». Se il numero delle novità e delle ristampe supera i 220 titoli ciascuno (con un incremento del 10% del 2007 sul 2006), il 2006 è stato un anno a due velocità. Una prima metà buona, e una netta accelerazione nella seconda metà. Spiega Zaninoni: «Abbiamo avuto un secondo semestre molto positivo grazie anche alle performance di Ascolta la mia voce di Susanna Tamaro (circa 380mila copie vendute), l’exploit di Walter Veltroni con La scoperta dell’alba ( 185mila) e le 200mila di Variami d’amore di Silvio Muccino-Carla Vangelista, più altri autori di portafoglio come Enzo Biagi, che ha viaggiato sulle 160mila copie con Quello che non si doveva dire.
Il 2007 passerà alla storia, invece, come l’anno della Casta. Il successo travolgente del libro di Rizzo e Stella, partito in maggio con 3 Ornila copie di tiratura iniziale, a fine anno aveva non solo superato il milione di copie, ma aveva dato la stura addirittura a un modo di dire, generando altre inchieste giornalistiche che hanno per oggetto «la casta».
Per far capire il tipo di successo, basti pensare a due autori di forte impatto: Federico Moccia (autore marchio, capace di portarsi dietro i lettori pur cambiando editore) ha venduto con il suo Scusa ma ti chiamo amore 640mila copie, mentre il papa Benedetto XVI è rimasto «solo» a 500mila copie.
Nella seconda metà dell’anno, tra gli autori consolidati, il libro di grammatica di Beppe Severgnini in pochi mesi aveva superato le 200mila copie.
Conclude Zaninoni: «abbiamo ridisegnato e rilanciato 5 collane: creandone una di varia, rafforzando la “giovanilistica” 24/7, rimesso a posto i “Piccoli saggi”, dato una rinfrescata ai classici della Bur, senza dimenticare “La Scala”, una collana di narrativa nella quale lanciare autori già affermati e promesse di rango».
Una nota di approfondimento su Bompiani. L’andamento generale è ottimo, come ci spiega il direttore editoriale Elisabetta Sgarbi: «La previsione di chiusura di distribuito 2007 della Bompiani è di 43,6 milioni di euro». Nel 2007 ha pubblicato 100 titoli complessivamente di cui 52 novità in edizione trade e 42 in economica. Tra i migliori risultati va segnalato Caos calmo di Sandro Veronesi che, uscito nel 2005, ha totalizzato complessivamente 21 Ornila copie in edizione rilegata e oltre 90mila in economica. Contano molto gli autori di catalogo: la backlist di Paulo Coelho, Umberto Eco, Hanif Kureishi, le ristampe di tutti i titoli di Alberto Moravia e di Patricia Highsmith, di Tolkien danno sempre ottimi risultati. Il romanzo di Paulo Coelho, La strega di Portobello, è andato oltre 42Ornila copie, Pura Anarchia di Woody Alien ha raggiunto oltre 5Ornila copie in due mesi, mentre Storia della bruttezza di Umberto Eco venduto tra l’altro in oltre 26 paesi nel mondo – oltre 40mila copie, trainando anche Storia della bellezza, uscita nel 2004, sempre a cura di Umberto Eco.
WHITE STAR. Le Edizioni White Star, casa editrice vercellese specializzata in libri fotografici, sono in ottima salute. Lo dimostra il fatturato, cresciuto nel 2006 a 22 milioni di euro (dai 21 dell’anno precedente, con più di 5 milioni di volumi venduti nel mondo). White Star è inoltre presente con società controllate in Egitto e Svizzera, mentre in Francia e Germania ha dato vita a Editions White Star (122 titoli a catalogo quest’autunno) e a White Star Verlag (66). I libri vengono distribuiti anche sul mercato anglofono col marchio White Star Publishers.
La novità più importante del 2007 riguarda la collaborazione tra Edizioni White Star e Wwf. Grazie a questa partnership è stato pubblicato il libro fotografico Global 200. Terre senza confine, che raccoglie immagini di 27 ecoregioni, scelte tra le 200 individuate dal Wwf. All’uscita del libro è inoltre legata un’iniziativa benefica per cui parte del ricavato dalla vendita sarà devoluta allo stesso Wwf proprio per la tutela di questi ambienti naturali in pericolo.
I capisaldi del catalogo restano sempre i cubebook (14 titoli a catalogo) in tutte le varianti, che stanno riscuotendo grande interesse nei canali della grande distribuzione e autogrill. Infine, White Star ha aperto, a fine 2006, il suo primo punto vendita, White Star Adventure: uno store nel cuore di Milano (in piazza Meda) dedicato ai viaggi e all’avventura. All’interno si possono trovare, oltre ovviamente ai libri White Star e National Geographic, una vasta gamma di volumi dedicati ai viaggi, e tutto il necessario per pianificarli, dall’abbigliamento alla strumentazione tecnica, dagli accessori all’agenzia di viaggio.