Ci aveva già provato Vittorio Sereni negli anni settanta per la Mondadori, al grido di «Libri per le vostre orecchie». Fallendo. Dopo decenni di tentativi gli audiolibri (ovvero fonolibri, libri parlati, audiobook) di matrice letteraria non hanno ancora attecchito nel mercato italiano, mentre nel resto dell’Occidente, Stati Finiti in testa, fanno registrare una crescita impetuosa, favorita dall’avvento di nuove tecnologie che ne hanno ridotto i costi, migliorato la qualità, aumentato la capienza. Siamo forse a una vigilia?
Niente da fare: gli italiani i romanzi li leggeranno pure, ma di ascoltarli non se ne parla neanche. E questa, almeno, l’impressione che si ricava a partire dalla mediocre diffusione degli audiolibri nel nostro paese, che diviene minimale per quanto attiene alla nicchia dei prodotti di matrice letteraria destinati a un pubblico adulto, sui quali si vuole qui ragionare. Per audiolibri (ovvero fonolibri, libri parlati, audiobook – persino la terminologia è incerta) si intendono testi letti ad alta voce e riversati su audiocassetta, cd o file audio scaricabili on line, a volte con l’arricchimento di musiche o altri effetti di suono. Nel mondo anglosassone, dove il mercato è maturo da tempo, in questo momento probabilmente funzionano autoradio che gracchiano Jack Kerouac sulle highways, cuffie che ritmano Toni Morrison in palestra o urlano Philip Roth sopra il frastuono del metrò. Da quelle parti è prassi comune che i maggiori successi editoriali siano accompagnati da una abridged o unabridged version su svariati supporti, letta da un attore o dall’autore stesso.
Il fenomeno, negli ultimi anni, sta imponendosi anche nell’Europa continentale; in Germania, per esempio, nel 2003 gli audiobook hanno fatto registrare una crescita dell’11% rispetto all’anno precedente, arrivando a conquistare il 2,7% del mercato complessivo del libro. Lo scarto rispetto alla situazione nostrana si coglie bene badando alla disparità degli esiti ottenuti da Andrea Camilleri, che dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo nelle classifiche italiane ha spopolato nei paesi di lingua tedesca, dove gli audiolibri derivati dalle sue opere, commercializzati dalla Liibbe, hanno venduto nel complesso oltre 300.000 copie. Da noi, l’unico tentativo di questo genere, Camilleri legge Montalbano, in due anni non è arrivato ai 20.000 pezzi smerciati, nonostante proponga racconti interpretati dall’inconfondibile voce dello scrittore empedoclino, incisa su due cd cui a ogni buon conto si è accluso in cofanetto il relativo volume. Con tutto ciò, si è trattato del successo del decennio per gli audiolibri della Mondadori, che da parecchio tempo trascura sostanzialmente il settore.
Eppure, quasi trent’anni fa, la casa editrice di Segrate aveva compiuto quello che doveva essere il primo passo verso un intervento massiccio nel campo degli audiovisivi proprio puntando sugli audiolibri, come attestano vari documenti aziendali oggi conservati presso l’archivio della FAAM (Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori). Questi permettono di ricostruire un progetto elaborato a metà degli anni settanta, articolato in nove collane, in ciascuna delle quali trovò posto una serie di cassette della durata di un’ora circa. La direzione venne affidata a un intellettuale di prestigio come Vittorio Sereni (coadiuvato tra gli altri da Laura Grimaldi e Alberto Tedeschi), che volle occuparsi in prima persona delle collane letterarie. In poesia, per l’esordio commissionò a Dante Isella la curatela di un Montale, in cui il poeta recitasse liriche proprie; a Serena Vitale una scelta di poesie sovietiche «dalla Rivoluzione di ottobre alla morte di Lenin»; valorizzò inoltre la lirica dialettale, attribuendo a Elena Croce un Di Giacomo, a Pietro Gibellini un Belli, e ancora a Isella un Porta, realizzato con le voci di Tino Carraro e Franco Parenti. Per la narrativa, Sereni privilegiò racconti adattati dall’autore o da noti studiosi, oppure episodi stralciati da romanzi, di misura adatta al minutaggio consentito (60 minuti scarsi). Giovanni Raboni curò dunque La giacca verde di Soldati e Il deserto dei tartari di Buzzati, mentre Stanislao Nievo adattò il proprio Il prato in fondo al mare e Stefano D’Arrigo parte dell’episodio di Horcynus Orca già apparso su «il menabò». Nonostante una forte campagna di lancio, incentrata sullo slogan «Libri per le vostre orecchie», alla loro uscita – nell’autunno 1976 – le cassette non ottennero i riscontri sperati, né da parte del pubblico né da parte della critica, che biasimò la scelta di offrire parziali doppioni di volumi che si potevano acquistare allo stesso prezzo. Per un altro verso, gli audiolibri – visti gli spartani effetti sonori – parvero parenti poveri degli sceneggiati radiofonici, che in Italia hanno sempre avuto un notevole seguito. Morale della favola, nel giro di pochi anni l’impresa dovette chiudere i battenti.
Più di recente, vari altri editori hanno provato (invano) a vivacizzare il compartimento, specie in corrispondenza del definitivo imporsi sul mercato del compact disc, intorno alla metà degli anni novanta. In quel periodo, per esempio, la De Agostini ha pubblicato «Ti racconto i classici», una serie di 17 titoli, sia in cd sia in cassetta; si trattava di brani di romanzo {Piccolo mondo antico, David Copperfield, Canne al vento, Il ritratto di Dorian Gray ecc.) letti da attori celebri. Nel medesimo periodo, tra il 1996 e il 1997, InterMedia ha prodotto una cinquantina di opere, ciascuna in doppia cassetta, nelle collane «I grandi romanzi in audiolibro» (Me Bain, Hesse, Allende, Chandler ecc.) e «I grandi classici in audiolibro» (racconti di Poe, Hoffmann, Gogol’, Maupassant, Verga ecc.). Anche Rugginenti nel 1997 ha messo su nastro vari titoli di poesia e narrativa, tuttora in catalogo (pagine di Leopardi, Campana, Caproni, Dickens, Palazzeschi). Molti produttori, occorre sottolineare, hanno continuato ad affidarsi alle cassette in quanto i registratori risultano più maneggevoli rispetto ai lettori cd per le persone con problemi di vista, in grado di pigiare un tasto ma non di leggere un display. Del resto, come devono amaramente constatare gli operatori del settore, il nostro paese è rimasto forse l’ultimo del mondo industrializzato in cui gli audiolibri vengono percepiti in linea di massima come un prodotto per malati, disabili e ipovedenti. D’altra parte, poiché non tutti sono Gadda (il quale – fiaccato dall’arteriosclerosi – vide gli amici alternarsi al capezzale nella lettura dei Promessi sposi) consola sapere che da decenni l’Unione italiana ciechi, insieme a molte altre associazioni a livello locale, si occupa della creazione e distribuzione di libri parlati, valendosi della generosità di centinaia di «donatori di voce». Nello specifico, vale la pena di ricordare almeno l’esistenza di un’istituzione come il Centro nazionale del libro parlato di Feltre «Sernagiotto» (www.libroparlato.org), dotato di una nastroteca che conta circa 4.000 opere di narrativa.
Negli anni scorsi, peraltro, si è potuto assistere a varie sperimentazioni fondate sui formati audio compressi che hanno preso piede ultimamente, come mp3 e il più avanzato AAC (Advance Audio Coding), i quali offrono l’opportunità di creare cd particolarmente capienti, liberando spazio e abbattendo i costi (non più otto cassette a 10 euro l’una, poniamo, ma un solo cd/mp3 a 25 euro). Grazie a essi, inoltre, è possibile scaricare in tempi brevissimi su un computer o un lettore audio portatile decine di romanzi, tratti da siti che si configurano come vere e proprie biblioteche digitali. In questo modo, per esempio, Audible (www.audible.com), che offre 18.000 audiobook di ogni genere, è giunto ad avere oltre 300.000 abbonati. Per tutto ciò, non stupisce che negli Stati Uniti l’APA (Audio Publishers Association) abbia denunciato nel 2003 un aumento delle vendite di audiolibri del 12%, a conferma di un trend positivo che data dal 1997. Si profila inoltre la futura nascita di «edicole digitali», ovvero di reparti specializzati delle librerie tradizionali, in cui il cliente potrà visionare e scaricare i prodotti di suo gradimento, riempiendo il proprio lettore.
Scenari molto lontani, se visti dalla penisola. L’operazione più comune, da noi, è stata quella di trasferire su cd le antologie di poeti antichi e moderni letti da artisti di vaglia, un tempo reperibili su dischi a 33 o 45 giri: è ciò che ha fatto una decina d’anni fa la Fonit Cetra, a cui prestarono la voce Foà, Gassman, Albertazzi e altri. Più originali le scelte messe a punto da Aldo Nove per la collana «inVersi» di Bompiani, nata nel 1998 (accoglie opere di Ragagnin, Lo Russo, Jong, Houellebeck, Voce ecc.), per quanto in essa i cd rappresentino un semplice bonus accluso alla raccolta: un quarto d’ora circa di letture poetiche a opera dell’autore e di altri «ospiti» di chiara fama. Forse per influsso di questa iniziativa, il principio del millennio ha visto vari altri editori – come Garzanti, o S. Marco dei Giustiniani – proporre libri di poesia in accoppiata con cd audio, in genere affidando opere di valore indiscusso alla recitazione attoriale, come da tradizione. Tra i soggetti oggi attivi nel campo in esame va menzionato il romano Luca Sossella, che già nel 2000 pubblicò una antologia personale della poesia otto/novecentesca compilata e letta da Vittorio Gassman, in quattro cd e un libro, mentre è del 2004 l’uscita della Lectura Dantis che nel 1981 Carmelo Bene propose in memoria delle vittime della strage di Bologna. Sossella ha inoltre lanciato la collana «Audio box», a cura di Pinotto Fava e Gabriele Frasca (che all’oralità ha dedicato vari studi), nella quale sinora sono comparsi due testi: Il fronte interno, dei ResiDante, che trasformano in canzonette alcune ballate del medesimo Frasca, e Racconti elettrolitici, del Progetto Vox Libris, che sfrutta testi di vari narratori (Dick, Manganelli, Pynchon, Soriano ecc.), su un tappeto drum’n’bass – radiodrammi modernizzati, in buona sostanza.
Quanto ai «jukebox informatici», da qualche anno è attivo un sito-test, http://audiolibri.it, dal catalogo ancora scheletrico e non certo paragonabile ad Audible; può però dare un’idea delle potenzialità della proposta la presenza di un cd in formato audio compresso nel quale trovano posto decine di racconti di grandi autori russi, per una durata di oltre 25 ore, in vendita a 19 euro. Più strutturata l’offerta dell’associazione culturale vicentina «Il Narratore» (www.ilnarratore.org), che ha in listino una serie di 13 cd imbottiti con le più belle pagine della letteratura italiana, unitamente ad alcune opere narrative volte in formato mp3, al pari di tre capolavori annunciati in versione integrale: I promessi sposi, La coscienza di Zeno e La via del rifugio. La vendita di questi cd è finalizzata al reperimento di risorse per sviluppare l’archivio di file audio compressi scaricabili gratuitamente dal sito, nel quale sono presenti una novantina di capi, che estrapolano tuttavia porzioni testuali ridotte (non l’intero Adelchi, per esempio, ma i Cori).
In conclusione, è difficile profetizzare se le nuove tecnologie, per ora diffuse a uno stadio ancora embrionale, riusciranno a incidere nel costume in modo che nel 2020 sembrerà normale ascoltare versi o racconti – scelti da noi, non da un programmatore radiofonico – in spiaggia, al semaforo, nel metrò o lavando i piatti, come accade sempre più spesso nel resto dell’Occidente. Quando trent’anni fa ci provò Sereni era troppo presto, d’accordo, e il sistema prospettato troppo scomodo e costoso. Adesso non più: e se non ora, quando?