Moltissimi nuovi autori di narrativa scelgono Internet per pubblicare i loro primi lavori; il quadro dei generi narrativi su Internet non sembra però troppo diverso da quello proposto dall’editoria libraria (dal frammento di prosa lirica al racconto e al romanzo; dal thriller al noir, dall’horror al giallo classico e al cyberpunk). Differenze di rilievo risiedono invece nelle modalità di circolazione, per cui viene bypassato il tradizionale apparato editoriale, e si mette in contatto diretto autore e lettore. Ma le funzioni editoriali di orientamento e mediazione non si lasciano per questo cancellare.
Anche solo a una occhiata distratta, il fenomeno della pubblicazione on line si rivela un mare magnum vastissimo e incontrollabile. Sono rappresentati tutti i generi, dalla poesia al saggio, dal teatro alla narrativa, prevalentemente all’interno di siti collettivi (http://spazioinwind.libero.it/ilrifugio/rifu-gio.htm; www.wordson-line.it;www.pennadoca.net; www.cro- fiz.com, per nominarne alcuni) che eventualmente rimandano al sito personale dell’autore.
Quanto alla prosa, tutto lo spettro delle tipologie è rappresentato: dal frammento di prosa lirica al racconto al romanzo. La presenza di quest’ultimo è però decisamente minoritaria. La cosa si spiega forse da sé, per la maggiore complessità delle strutture, più difficilmente controllabili, specie nel caso di autori esordienti. D’altra parte, proprio perciò la forma romanzo attrae i narratori più ambiziosi, le pubblicazioni più consapevoli e più attente agli aspetti costruttivi del testo.
Quanto ai generi, oltre il 40% dei lavori campionati sono thriller, nelle sue varie declinazioni: dal noir (cfr. i lavori di Demetrio Amatore www.angolobuio.it o di Roberto Sensoni www.sen- soni.com, che reinventa il duro alla Marlowe) all’horror, al giallo classico di investigazione (i due racconti lunghi di Guido Pagliarino, http://pagliarinol.interfree.it/opere.htm) alle contaminazioni cyberpunk (magari con ironia, come Smoke di franc’O’brian, http://www.ozoz.it/autori_emergenti/racconti/ind_f.php), al soprannaturale (Giordano Lupi, Sangue tropicale, http://www.ilsito- dinic.it/e-book.htm). La prevalenza dell’elemento thriller, che va a invadere il campo degli altri generi di narrazione (come in Punto Zero di Laura Bertoli http://www.mydreamland.it/romanzion- line.htm, che rimane comunque una storia d’amore, o Luci ed ombre di Michele Egli, http://members.tripod.com/micheleegli, educazione sentimentale con il morto) e in generale l’attrazione verso il giallo è certamente attribuibile da una parte alla relativa sicurezza che può offrire a un esordiente un repertorio tutto sommato canonizzato, anche cinematograficamente, con situazioni e tipi psicologici piuttosto stabili e riconoscibili, e spesso manipolati con capacità; dall’altra va certamente messa in relazione all’avvenuto superamento, nella comunità letteraria, del pregiudizio sul giallo come genere di serie B. Superamento avvenuto e confermato anche dall’età di molti giallisti su Internet, che superano la quarantina, e per i quali la scelta del thriller costituisce un nobile parallelo alla loro attività professionale, quando non un vero e proprio otium letterario.
Dopo il thriller, un buon numero di lavori appartiene al genere fantastico. In questo includo sia la fantascienza sia il meno tecnologico fantasy, spesso mescolati tra loro (MikeT., Chaos Creeper, www.giovaniscrittori.com/mikeT/chaos_creeper.htm, L’ultima avventura, di H. Breinwouk, http://www.terrediconfine.net/fan- tasyStory/indici/idxsaghe.html, un esempio di fantasy puro). O, sempre in questa categoria, alcune narrazioni che alludono al realismo magico di ispirazione sudamericana (divertentissimo il surreale Mentun Giorni, di Secondo Calebano www.gnoti.org/ma- psulonnaise/ventun.htm). E, naturalmente, ma non così massicciamente come ci si potrebbe aspettare data la sede, sono reperibili atmosfere cyberpunk (Massimo Famularo, in MF86881, http://www.ozoz.it/autori_emergenti/racconti/ind_f.php, rivisita il mito di Faust in chiave telematica) o comunque giochi di scambio tra reale e virtuale (Sangue sul Quad, http://www.davidecas- sia.it/SSQ, di Davide Cassia, mescola realtà e videogame).
In mezzo tra il thriller e il fantastico, ha una certa visibilità un terzo tipo di narrazione, picaresca e iperrealista, un gruppetto di storie dal ritmo scanzonato (Mal di Uova, di Massimo Maragno, www.pennadoca.net) ma capaci a volte di inattesi risvolti malinconici (Roberto Frinì, Botte per tutti http://www.wordson-line.it/e- bookpdf7bottepertutti.pdf), che possono diventare veri e propri romanzi generazionali (Sandro Micheli, Le dita della mano, www.pennadoca.net, Massimo Miro, Hanno sparato a John Lennon, http://web.tiscali.it/massimomiro/index.htm).
In sostanza non sembra di assistere, quanto a scelte e tecniche narrative, a nulla di particolarmente nuovo: Internet parrebbe uno specchio tutto sommato fedele dei gusti dei lettori, come li deduciamo dalle classifiche dei libri più venduti in libreria. Vale a dire strapotere del thriller e della letteratura di genere. Insomma pare che il medium rappresentato dal web si ponga come semplice sostituto della pagina stampata – che spesso tende anche a mimare, ad esempio nel formato Microsoft Reader, il supporto cartaceo vero e proprio. Ma l’osservazione va corretta subito dal momento che l’esordio entro i binari più o meno saldi di strutture collaudate è effettivamente solo una tendenza’, non mancano testi più sperimentali (per es. Sbruffev, www.liberosesso.it, il romanzo tutto in soggettiva di Massimo Viola) e anche sperimentalissimi (Crucifix Kiss di Giuseppe Iannozzi, www.wordson-line.it) o esperimenti collettivi tipo Fractalnovel (http://www.fractalnovel.com), cui partecipano anche molti degli autori già presenti sul web con i loro racconti (si tratta di una narrazione a biforcazioni successive, sulla falsariga dei librigame di moda qualche tempo fa). Questo non smentisce però che la maggior parte degli esordienti in rete sembri avere in mente un pubblico «normale» e una medietà letteraria priva di avanguardismi formali. Se ne può dedurre, con l’autorizzazione delle parole stesse di alcuni di loro, l’aspirazione a un riconoscimento del proprio status di autori da parte dello stesso pubblico della carta stampata, e la percezione di medium Internet come una scelta temporanea, surrogato momentaneo in prospettiva di una pubblicazione vera e propria da parte di un editore reale.
Se dunque un’osservazione intrinseca ai fatti letterari, dal punto di vista qualitativo, non rileva novità narrative di particolare vistosità – benché si tratti di narrazioni d’esordio, che, non foss’altro in virtù dell’ingenuità, sembrerebbero poter azzardare soluzioni maggiormente stravaganti – è anche vero che, come è stato detto, il medium è il messaggio. E pertanto non è proprio possibile liquidare la pubblicazione sul web come la pura e semplice scelta del supporto elettronico anziché di quello cartaceo, perché le differenze di canale, in questo come in tutti gli altri casi, non sono mai così neutre.
Rispetto alla mediazione dell’apparato editoriale, la differenza più vistosa è che Internet si pone come un medium trasparente, se è possibile l’espressione, dal momento che mette in diretto collegamento autore e lettore, saltando a piè pari ogni intermediario e sostituendosi, nella misura in cui ne esercita la stessa funzione di mediazione, all’editore. L’immediatezza del contatto tra autore e lettore, che bypassa in questo modo i consueti canali di distribuzione e vendita, riproduce una dinamica del tutto omologa a quella della diffusione tra la cerchia dei conoscenti del manoscritto dell’amico scrittore, all’interno di una situazione per così dire «preeditoriale». Situazione che, quanto alla dimensione sociale, normalmente si svolge nella ristretta sfera privata delle conoscenze personali, o al limite è poco più ampia. Ma nel caso di Internet gli orizzonti della circolazione sono potenzialmente sconfinati: chiunque, nella democraticità della navigazione, può liberamente accedere all’elaborato ed eventualmente scambiare opinioni e pareri con l’autore, all’interno di un potenziale villaggio letterario globale.
Le ripercussioni della pubblicazione on line sono però più estese e non riguardano soltanto le modalità di distribuzione, per cui la fase di circolazione per così dire pre-pubblica corrisponde a tutti gli effetti a una pubblicazione vera e propria. Anche la qualità letteraria degli elaborati viene interessata, dal momento che questa pubblicazione diffonde un lavoro che ha, frequentemente, il sapore di un prodotto grezzo: a volte l’autore dà eccessivo rilievo a personaggi o episodi secondari, si riscontrano incongruenze psicologiche o moventi poco credibili, troviamo insomma le tipiche manchevolezze di una scrittura ingenua e si sente la carenza di un editing, anche elementare. Questo per dire che, paradossalmente, la pubblicazione su Internet realizza, nella maggior parte dei casi, una situazione ibrida in cui si rende pubblico (e, almeno potenzialmente, molto più pubblico anche delle centinaia di migliaia di copie del bestseller più agguerrito, dal momento che chiunque può raggiungere il testo comodamente da casa sua, e senza pagare altro che le spese di connessione) un elaborato che si costituisce come il documento di una situazione creativa ancora pre-editoriale.
La completa libertà del web può però generare disagio, una sorta di ansia dovuta alla totale assenza di codici di navigazione che possano per lo meno orientare a grandi linee sia i lettori, spaesati di fronte alla marea di testi tra cui decidere cosa scegliere, significa affidarsi al caso, sia gli autori, che a loro volta ricercano spazi visibili cui affidare le loro fatiche, dal momento che sono in pochi a gestire un loro proprio sito. In sostanza si tratta di una funzione di orientamento al lettore e una garanzia di prestigio e credibilità all’autore: funzioni editoriali, il cui esercizio da parte di non professionisti viene compensato con il vantaggio di non essere così strettamente legati alle logiche del mercato. Si spiegano allora i siti specializzati in generi – horror, giallo, erotico, fantasy – e i siti «editoriali», che hanno alle spalle un team di appassionati che si preoccupano di consigliare gli autori e ordinare i testi. L’editore, uscito dalla porta, rientra dalla finestra.
Un ultimo punto: ma l’esordio su Internet che rapporti ha poi effettivamente con la carta stampata? Il passaggio in più di qualche caso avviene. Si tratta per lo più di editori piccoli, che non vuole evidentemente dire secondari. E ad esempio il caso del già citato Sbruffer, edito da Lupetti nella primavera 2003, o di Sensoni (pubblicato da Helicon di Arezzo e da Liberodiscrivere di Genova, dichiara in http://art.supereva.it/urkalg/sensoni.htmlPp «Se i miei lavori dovessero rimanere soltanto su Internet, lo considererei un fallimento») o Amatore, di cui è presente un racconto in Racconti del sabato sera (Einaudi), mentre Famularo ha pubblicato con Michele di Salvo editore, Napoli. Si tratta insomma di un rapporto di coesistenza tra i due circuiti, la virtualità sconfinata della rete e la realtà di una piccola editoria spesso estranea ai circuiti di distribuzione nazionale, in una dialettica di reciproco vantaggio per cui l’autore assiste al definitivo riconoscimento del suo operato per mezzo stampa e l’editore si rende noto al vasto popolo di Internet. Che poi magari ordina il volume in libreria.