Laterza e De Agostini, cento anni di storia da festeggiare. Accanto alle puntuali ricostruzioni delle vicende delle due case editrici attraverso i loro cataloghi storici, due interessanti iniziative per celebrare il loro primo secolo di vita. Da un lato il lancio dell’associazione «I Presidi del libro», con l’obiettivo di promuovere la lettura a partire dal basso con gruppi di lavoro, festival, incontri con gli autori. Dall’altro la mostra Segni e sogni della Terra: il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti, realizzata per illustrare l’immagine di una casa editrice attraverso rarissimi esemplari di mappe, globi, carte e planisferi.
Risulta sempre più frequente trovare nelle home page dei siti degli editori italiani un collegamento alla storia della casa editrice: sintetico nel caso della Zanichelli, nonostante gli oltre centocinquanta anni di attività dell’editore bolognese; orgoglioso quando racconta i primi anni di vita di editori che possono dire di «avercela fatta» come Marcos y Marcos o e/o; o ancora “a puntate”, come nel caso della storia di Adelphi affidata ai ricordi e alla penna di Roberto Calasso.
Una sensibilità e un interesse per la storia editoriale che era già stato segnalato nelle passate annate di Tirature da Alberto Cadioli, e che sembra avere oggi raggiunto anche gli editori, impegnati nella ricerca di un’identità che li renda riconoscibili nel frastagliato e prolifico panorama italiano.
In questa chiave può essere letto il grande interesse suscitato sulla stampa dalle iniziative promosse da Laterza e De Agostini in occasione del loro centenario (1901-2001): la storia e la memoria del passato, affidate in gran parte alla ricostruzione dei cataloghi storici, sono diventate dunque un’occasione per riflettere sulle prospettive di crescita e di sviluppo a partire dalle proprie radici. Così, quasi a ribadire che il cuore della casa editrice novarese rimane nella produzione delle carte geografiche, la De Agostini ha voluto affidare alla mostra Segni e sogni della Terra: il disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti, realizzata in collaborazione con il Comune di Milano, il compito di promuovere l’immagine della casa editrice presso il grande pubblico in occasione del centenario. Esemplari rarissimi di mappe, globi, carte e planisferi, grazie a un efficace allestimento e un intelligente apparato didattico hanno attirato visitatori numerosi e interessati a cui i curatori della mostra hanno saputo proporre originali e stimolanti chiavi di lettura dello sviluppo della cartografia nei secoli. L’apertura verso un pubblico in età scolare è stata affidata invece al concorso M’immagino il mondo, promosso in collaborazione con il ministero dell’istruzione, che ha coinvolto, come raccontava Michele Lessona, direttore generale della Divisione Libri, la partecipazione di oltre settantamila ragazzi delle scuole elementari e medie a cui è stato chiesto di rappresentare il pianeta «nella logica di uno sviluppo sostenibile».
L’iniziativa che più ha caratterizzato il centenario della Laterza, al di là delle occasioni ufficiali e dei rassicuranti incontri promossi con autorevoli esponenti del mondo della cultura e dell’editoria sul futuro del libro, è stata il lancio della associazione «I Presidi del libro». «Attraverso i libri generazioni di lettori hanno viaggiato con la fantasia, hanno coltivato l’immaginazione, hanno alimentato i propri desideri e le proprie speranze»: così si legge nel manifesto che ha promosso i «Presidi» ottenendo l’adesione di tutto il mondo editoriale. Obiettivo: promuovere la lettura a partire dal basso, dalle esigenze dei lettori, coinvolti direttamente nella progettazione e nella realizzazione di gruppi di lettura, festival, incontri con gli autori. L’attività dell’associazione in Puglia, grazie soprattutto all’impegno e all’entusiasmo di Giuseppe Laterza, ha consentito di raggiungere risultati significativi, sostenendo progetti di lettori, librai, bibliotecari, e promuovendo momenti di formazione per chi opera nel settore del libro. Ma se l’obiettivo è quello che i «Presidi» si diffondano sul territorio nazionale, non basterà contare sull’impegno personale di lettori, autori, editori e librai, ma sarà necessario dotare questa associazione di una struttura operativa leggera e capace di valorizzare le esperienze fatte, selezionare i progetti più significativi, coordinare le forze, coinvolgere la scuola e le biblioteche e più in generale le istituzioni e gli enti locali. Sia De Agostini sia Laterza si sono cimentate nella rilettura della loro storia centenaria attraverso la pubblicazione dei cataloghi storici, indispensabili strumenti che permettono di addentrarci in una vicenda fatta di uomini e di macchine, di imprese e di prodotti, di gusti e di idee lungo il corso del XX secolo. Ne sono risultati due volumi sostanzialmente differenti, per impostazione e confezione.
A Paolo Boroli va reso merito per l’impegno e la costanza con cui ha messo mano al catalogo storico della De Agostini, con una produzione così vasta (suddivisa per l’occasione in Atlanti, Carte, Atlanti plastici e globi, Libri di varia, Scolastica, Libri per ragazzi, Fascicoli, Grandi opere, Guide turistiche, Editoria professionale, Multimedia) e in assenza di una serie completa dei listini e dei cataloghi della casa editrice che permettesse una puntuale ricostruzione.
A questa lacuna vengono in soccorso le pagine dedicate alla storia della casa editrice di Novara: dalla pubblicazione del primo Calendario atlante, che nel 1901 seppe rinnovare l’immagine degli almanacchi, proponendosi come strumento essenziale per comprendere i grandi cambiamenti del Novecento, al lancio nel 1959 della prima enciclopedia a fascicoli venduta in edicola: Il Milione, un progetto che a partire dalla geografia, punto di forza della casa editrice novarese, intendeva proporre al largo pubblico uno strumento per conoscere «usi e costumi, belle arti, storia e cultura di tutti i Paesi del mondo». Erano previsti trecentododici fascicoli settimanali per un totale di quindici volumi, presentati alla Terrazza Martini, con lo slogan «Il settimanale che diventa libro». Un successo che raggiunse la tiratura di 120.000 copie. Erano gli esordi del collezionabile, che vedrà nel 1962 l’uscita del primo fascicolo di Universo, enciclopedia che contava tra i suoi collaboratori Alberto Asor Rosa, Tullio De Mauro, Vittorio Strada, pubblicata anche in molte traduzioni, mentre nel 1963 toccherà a Le Muse. Enciclopedia di tutte le arti.
La sezione dedicata alla storia ci racconta, seppure a grandi linee, anche i passaggi di proprietà da Giovanni De Agostini, cartografo e fondatore dell’istituto Geografico De Agostini a Roma, a Marco Adolfo Boroli e Cesare Angelo Rossi nel 1919; l’uscita di Rossi nel secondo dopoguerra lasciava la guida dell’azienda alla famiglia Boroli. Una giusta attenzione viene dedicata anche alle innovazioni tecnologiche, capaci di «condizionare o almeno suggerire le nuove linee editoriali di fondo», come accadde quando tra le due guerre, dopo avere introdotto in Italia il primo impianto di stampa rotocalcografica, che sostituiva con la linotype e la stampa offset la stampa litografica eseguita da matrici in pietra, la casa editrice di Novara fu costretta a trasformarsi in editore a tutto campo.
E non mancano gli spunti che meriterebbero di essere approfonditi, come il forte legame con il mondo dei cartografi italiani e con l’università di Pavia, ma anche la fitta rete di rapporti internazionali che la casa editrice seppe tessere, un legame che la portò sin dagli anni venti a riconoscimenti internazionali e che negli anni della guerra fredda non le impedì di avviare una stretta e duratura collaborazione con l’Accademia delle Scienze in URSS.
Le pagine introduttive dedicate alla storia della Laterza portano la firma di Alessandro e Giuseppe Laterza e ripercorrono le tappe più significative di una storia che lega quattro generazioni, a partire da Giuseppe che diede il nome alla casa editrice quando Giovanni era ancora minorenne, attraverso la lunga gestione di Vito dagli anni cinquanta fino al 1997, fino ad oggi. E la storia di un forte legame con il territorio, che vede la casa editrice di Bari partecipe della modernizzazione del Meridione, dalla pubblicazione nel 1901 della «Puglia tecnica» alla produzione impegnata nelle tematiche sociali degli anni cinquanta, con i contributi tra gli altri di Tommaso Fiore, Rocco Scotellaro, Danilo Dolci, Giovanni Russo, Leonardo Sciascia e Manlio Rossi Doria.
Ma le radici dell’identità della casa editrice vanno forse ricercate in quel suggerimento che Croce volle dare all’esordiente editore Giovanni quando gli propose di «comparire come editore con una fisionomia determinata’, ossia come editore di libri politici, storici, di storia artistica, di filosofia, eccetera; editore di roba grave». E il catalogo storico ci consente di ripercorrere la storia delle collane, dalla ben nota «Biblioteca di cultura», cui sovrintendeva Croce, alla meno ricordata collana di «Studi religiosi e esoterici», (dove nel 1922 comparve per la prima volta la traduzione del Siddharta di Hesse), definita dallo stesso Croce nel Proemio alla «Critica» sede idonea per volumi «editorialmente di molto spaccio», quasi «un equo compenso agli altri, talvolta commercialmente passivi o di lento spaccio, che io ti facevo pubblicare». Dai «Libri del tempo» legati all’ambiente degli amici del «Mondo» di Pannunzio che segnarono la produzione laterziana degli anni cinquanta, attraverso cui Vito «fece sua una cultura di matrice liberaldemocratica» e propose «l’ideale (l’utopia, forse) riformista di una grande modernizzazione economica, sociale e politica del Paese», all’affermazione nell’ambito degli studi storici. E degli anni settanta la collana delle «Grandi opere» che segna l’apertura verso l’architettura e l’urbanistica con i contributi di Leonardo Benevolo e Cesare De Seta; negli stessi anni si affermano i «Saggi tascabili», con la fortunata serie delle Interviste, di cui ricordiamo, tra quelle che suscitarono maggiore scalpore, quelle a Giorgio Amendola, Ralf Dahrendorf, Renzo De Felice.
Dall’«Universale Laterza» ai «Robinson» e ai «Sagittari» degli anni ottanta, fino all’«Economica» degli anni novanta è possibile rintracciare un filo rosso, un obiettivo comune: portare la saggistica a un pubblico sempre più vasto.
Ai curatori del catalogo storico della Laterza – Roberto Mauro, Massimo Menna, Michele Sampaolo – va reso merito per lo straordinario lavoro di ricostruzione della produzione laterziana, una puntuale descrizione che non si limita a fornire gli elementi del volume e del suo contenuto, ma consente di ricostruire la storia e la fortuna di quel titolo all’interno della casa editrice, segnalandone le ristampe e le nuove edizioni. Un esempio che la Commissione nazionale per gli archivi editoriali, nominata dal ministero per i Beni e le attività culturali e incaricata di promuovere la tutela e la valorizzazione delle fonti per la storia editoriale, dovrebbe tenere presente come punto di riferimento per uniformare i criteri di redazione di questi importanti repertori.
Storie di uomini, di editori, di imprese, di libri, una lettura trasversale della cultura del XX secolo che richiede, come ricordava Jean Yves Mollier in un saggio spesso citato, un approccio «globale». Una storia complessa che può essere ricostruita solo facendo confluire in un’unica direzione un intreccio di diverse discipline. Una storia che per essere scritta però ha bisogno di fonti: la corrispondenza tra l’editore e i suoi autori e consulenti, le scritture sociali, i dati sulle tirature e le vendite, i listini e i cataloghi e soprattutto la biblioteca dell’intera produzione della casa editrice, indispensabile per la ricostruzione del catalogo storico e punto di partenza per ogni lavoro di ricerca. Un avvertimento agli editori, prima che sia troppo tardi.