Aggirarsi tra le librerie virtuali di Barnes & Noble e Amazon.com per scoprire quale posto (o posticino) occupano gli scrittori italiani riserva qualche sorpresa. In Amazon, ad esempio, tra i pochi top sellers figura anche Il castello dei destini incrociati di Calvino che, assieme a Eco e Primo Levi, primeggia incontrastato tra gli scrittori italiani più venduti e letti. Non mancano altri autori (Saba, Buzzati, Parise, Montale, Silone, Malaparte, Landolfi, solo per citarne alcuni), ma è difficile trovare in queste librerie virtuali segnali di un interesse reale e ben delineato verso la letteratura italiana, il più delle volte trattata semplicemente come uno dei tanti «colori» della cultura europea.
Numerose sono le scoperte che si possono fare in una libreria virtuale di prima grandezza, se appena si ha un po’ di tempo da perdere e se si supera abbastanza in fretta la vertigine della sovrabbondanza dell’offerta. I titoli dei libri in vendita presso Barnes & Noble e Amazon.com i due siti visitati per preparare il testo che state leggendo sono dell’ordine dei milioni, non delle migliaia o decine di migliaia. Certo, i volumi non si possono toccare, soppesare, accarezzare, sfogliare, cercando di stabilire se fanno per noi, se andremo d’accordo una volta che li avremo portati nel nostro spazio privato. La mancanza del tatto e del contatto «animale» con il libro è tuttavia controbilanciata, nelle librerie virtuali, da una quantità di notizie e servizi che permettono, all’istante, di vedere (e ingrandire) la copertina e conoscere le misure del volume, leggere recensioni e pareri autorevoli sull’opera, constatare com’è piazzata nelle classifiche di vendita e quant’è stata gradita dai lettori, sapere che cos’altro legge (o meglio, compra) chi ha ordinato quel libro, e tante altre cose ancora. Così, ogni singolo titolo viene a presentarsi come un piatto ben farcito, contornato e decorato con esuberanza al limite dell’eccesso. E non si deve dimenticare che negli empori virtuali come Amazon o Barnes & Noble tra i più grossi in assoluto su scala mondiale i libri sono soltanto una parte dell’offerta, la quale, per la dinamica stessa della competizione e della ricerca del primato, si è via via dilatata fino a coprire tutto un ventaglio di consumi culturali, dal cd al DVD, dai film ai videoclip, dai giochi ai videogiochi, per non parlare dei libri d’occasione. Torna ancora ad affacciarsi l’impressione che tutta questa ricchezza esagerata abbia al fondo un carattere di compensazione, come se si cercasse di sopperire all’assenza della «cosa vera» (che arriverà, beninteso, a domicilio per via postale) con il numero — debordante, schiacciante — delle opportunità, delle possibilità, dei vantaggi e servizi aggiuntivi.
Forse sarà anche per reagire alla dispersività e all’imbarazzo dell’eccesso che il visitatore, una volta trovato e ordinato ciò che desiderava, si lascia prendere dalla curiosità di esplorare un territorio circoscritto e sufficientemente familiare: gli scrittori italiani d’oggi (e di ieri). Che posto, o posticino, occupano questi autori nell’architettura complessiva delle più grandi librerie virtuali; a quali proposte accede il lettore anglofono (americano, soprattutto) che acquista attraverso questo canale; chi va per la maggiore, chi riscuote i maggiori consensi, e perché, in base a quali gerarchie di valori? Questioni su cui raccogliere semplici indizi, indicazioni sparse, senza troppe ambizioni di scientificità: in fondo, per quanto ne sappiamo, il pubblico di chi acquista via Internet potrebbe avere abitudini, gusti, peculiarità che si discostano sensibilmente dalla massa degli altri lettori.
Senza preoccuparci più di tanto, dunque, accediamo ad Amazon, «Books», «Literature & fiction» e scegliamo, tra le numerose stanze possibili, quella etichettata «World literature» (etichetta abbastanza rivelativa di un certo sciovinismo culturale americano, e delle enormi dimensioni di quel mercato, dal momento che tutte le altre categorie si riferiscono alla produzione in lingua inglese). Prima ancora di entrare nelle letterature nazionali, tra i pochi top sellers suggeriti oggi (siamo a metà luglio 2001), subito dopo L’alchimista di Paulo Coelho (ma prima di Garcia Marquez), spicca Italo Calvino con II castello dei destini incrociati’, una presenza confortante, benché non si tratti propriamente di una novità.
Calvino si conferma come un nome-guida anche quando compare l’intera lista dei titoli e autori italiani disponibili, ordinati per numero di copie vendute. E un elenco di circa 250 titoli (anzi, un po’ meno, a causa del frequente ricorso degli stessi titoli in diverse edizioni: copertina cartonata, paperback, ecc.), che colpisce subito per una certa sua stranezza.
Sono almeno due le particolarità che saltano all’occhio:
– Lo spettro degli autori e delle opere dell’ultimo Novecento è, se non completamente diverso, certo assai distante da quello che si può considerare il canone di un buon lettore italiano di gusto medio, ovvero di un lettore che segue con sufficiente costanza le vicissitudini dei premi letterari, le recensioni più importanti, le classifiche dei libri più venduti, le scelte delle maggiori librerie, ecc.
Molti nomi di spicco della produzione narrativa e poetica degli ultimi decenni non compaiono per nulla (tanto per fare qualche esempio: Meneghello, Pontiggia, Moravia, Morante, Penna, Delfini, Fenoglio, Zanzotto, Sciascia, Volponi, Gadda, Magris, Arbasino, ecc.), mentre altri, di pari valore o decisamente minori, spuntano fuori a un certo punto della lista (di solito, ben avanti) in modo apparentemente incongruo e casuale per poi non più ricomparire.
– Un numero molto ristretto di autori sembra dominare incontrastato, specie nella zona «nobile» della classifica; relegando tutti gli altri (classici compresi) in posizioni marginali. I nomi dominanti si riducono a tre soltanto, o forse a due e mezzo. Si tratta di Umberto Eco, Italo Calvino e Primo Levi. Quest’ultimo, rappresentato in misura inferiore agli altri due, appare considerato non solo come autore italiano di primaria importanza, ma anche come scrittore della Shoah, e quindi ascrivibile anche a un’altra tipologia letteraria.
Per Eco e Calvino il trionfo è totale e assoluto. I due insieme coprono 40 titoli sui primi 50 della lista e firmano tutti e dieci i libri più venduti. Quando si va a vedere da vicino di che opere si tratta, è facile scoprire che a parte le non rare ricorrenze del medesimo titolo di questi due autori è stato tradotto quasi tutto. Se per Calvino i conti tornano in fretta, nel senso che le sue opere di finzione sono numerose, appena arricchite da alcuni testi di saggistica, il caso di Eco appare sorprendente per la quantità e la disparità dei titoli, che vanno dai lavori più tecnici e specialistici alle raccolte di articoli e brevi scritti d’occasione, dai testi umoristici ai singoli contributi apparsi in opere altrui. Lo spettacolare affollamento di testi così eterogenei dà il senso di un vero e proprio fenomeno di culto.
Un rapido controllo sugli analoghi elenchi di Barnes & Noble conferma tale quadro di forte centratura della produzione letteraria italiana più seguita su un esiguo numero di autori di grande prestigio e notorietà internazionale, che sopravanzano di parecchio una schiera di nomi «minori» o comunque poco conosciuti.
Anche qui Eco, Calvino e Primo Levi la fanno da padroni (22 titoli tra i primi 50), senza grandi diversità di peso e di preferenze (ma i primi tre titoli della classifica sono tutti di Eco). Il confronto con le corrispondenti liste di libri più venduti di altre letterature europee (non di lingua inglese) porta a sottolineare la peculiarità italiana: manca in altri casi la medesima concentrazione su pochissimi nomi-guida nettamente privilegiati su tutti gli altri.
Analogamente alla lista di Amazon, i titoli italiani ospitati da Barnes & Noble sono tra i 200 e i 300, ma è ben maggiore lo spazio di cui godono sia i classici (anche moderni) sia i contemporanei di qualità. A parte possibili considerazioni sulla diversa composizione e collocazione culturale delle due grandi librerie virtuali, va rimarcato il diverso radicamento di Barnes & Noble, che nasce e cresce come importante catena di librerie, ben prima dell’era Internet (in effetti si propone sul Web proprio per contrastare Amazon e simili).
Trovano così posto nella lista dei più venduti di B&N, sia pure in posizioni spesso di rincalzo, scrittori e poeti di valore come Saba, Buzzati, Parise, Luzi, Montale, Silone, Malaparte, Carlo Levi, Ginzburg, Calasso, Landolfi. O anche nomi più inattesi, come Maurensig (n° 7 in classifica!), Camon, Capriolo, Ferrucci, Pressburger, spiegabili piuttosto in base a influenze personali o ad accorte azioni editoriali di penetrazione sul mercato americano.
L’elenco di Amazon offre invece uno spolverio di autori più casuale, meno calibrato, in grado tuttavia ogni tanto di far emergere scrittori delle ultime generazioni come Del Giudice, Brizzi, Baricco, Riotta, Pera (Pia), Erri De Luca, Palandri, Simona Vinci, forse più congeniali a un pubblico in linea di massima più giovane di B&N, meno convenzionale e allineato. Molti autori di qualità sono ignorati o quasi (compaiono in classifica Flaiano, Manganelli, Tomizza e piazzati un po’ meglio Tabucchi, Malaparte, Rigoni Stern), mentre abbondano le antologie, le biografie dei grandi italiani del passato, le raccolte tematiche (con una consistente presenza di testi d’ispirazione femminista o comunque di «genere»), e i libri di critica, documentazione storica, memorialistica.
Gli interrogativi residui sui perché di una preferenza che premia sfacciatamente due o tre nomi, promuovendoli a indiscutibili star letterarie, mentre tutti gli altri rimangono indistinti sullo sfondo, trovano una parziale risposta nei commenti che i frequentatori più fedeli e motivati inviano generosamente a Amazon (e a B&N). Il concedere di buon grado la parola ai lettori è una particolarità pregevole delle librerie virtuali. Diversamente dalle librerie tradizionali, il contatto tra i lettori è facile e dà luogo a intrecci e rimandi reciproci, dialoghi a distanza che tornano assai utili ai lettori potenziali in cerca di lumi. Quanto più i commenti si accumulano e acquistano spessore, tanto più aumentano le credenziali del libro in termini di successo e attualità. E probabile che ci sia un’azione di filtro, così da scartare i testi scritti peggio, stravaganti, aggressivi, ecc., ma la libreria virtuale appare abbastanza accorta da lasciare campo libero anche ai pareri più critici o decisamente contrari, che comunque tengono desta l’attenzione e comunicano onestà, larghezza di vedute, rispetto della clientela. Le testimonianze dei lettori ripagano tale fiducia con la sincerità del tono, la semplicità e la concretezza delle osservazioni, meritoriamente lontane dall’esibizione retorica e stilistica, e tendenti semmai all’ingenuità e al basso-mimetico (anche per via dell’immediatezza e «oralità» del mezzo).
Per esempio, il Sostiene Pereira di Tabucchi, «meraviglioso racconto allegorico sulla condizione dei Portoghesi sotto il regime di Salazar» e sulla degenerazione del totalitarismo in Europa, pur lodato per la nobiltà dell’intento e per l’eccellente qualità della prosa («semplice», «essenziale», «delicata»), viene trattato con equanimità, facendone emergere alcuni limiti, come la prevedibilità dei personaggi e della storia, che può apparire consolatoria e fasulla.
Quanto a Brizzi, che secondo “tangela27” (Arkansas, US) sa esprimere con esattezza e «verità» il vissuto emotivo dei teenagers d’oggi, Cristina Scovel, lettrice di Los Alamos, NM, rimpiange di non «essersene andata via dal libro» come Jack Frusciante dal suo gruppo, mentre il ventiduenne David Hirschman (Providence, RI) trova francamente «noiose le angosce adolescenziali» e censurabili i tentativi di fare il verso a Salinger senza possederne la profondità e la sottigliezza.
Il pulviscolo dei commenti su opere e autori meno noti non si deposita mai in forme, concetti, collegamenti che rimandino a un’immagine unitaria qualsiasi della produzione letteraria italiana. E difficile anzi trovare segnali di un interesse ben delineato verso la cultura italiana intesa come entità distinta e definita, entro cui s’inquadra poi l’esperienza di lettura di questo o quel testo. Ogni titolo viene trattato isolatamente e in modo autonomo. La matrice italiana è valorizzata, ma solo come uno dei tanti «colori» della cultura europea, senza troppo indulgere (tranne forse per le storie di ambientazione sicula) a folklorismi mediterranei o a stereotipi turistico-culturali. I soli tratti peculiari che s’intravedono nei commenti dei lettori hanno a che fare con attributi di eleganza istintiva, estro creativo e stilistico, senso del bello, talenti tradizionalmente riconosciuti all’artista italiano.
In fondo, anche i tre personaggi-guida Eco, Calvino, Primo Levi pescano in questo stesso patrimonio di capacità, anche se poi nel valutarli si applicano pesi e misure diverse (come forse sono diversi i tipi di pubblico che li apprezzano).
Grazie a Il nome della rosa, Eco è l’autore più esplicitamente trattato come un best seller internazionale, dalle cui storie ci si attende un doppio risultato: la combinazione ben riuscita tra una trama da thriller e un saggio di erudizione (con un connotato d’iniziazione ai segreti di qualche aspetto o momento poco conosciuto ma decisivo della cultura e della storia europea). La duplice identità che Eco viene ad assumere scrittore estroso e professore-semiologo lo rende a volte controverso: oggetto di grande ammirazione (leggerlo «fa alzare subito il vostro IQ di un paio di punti»), ma anche di attacchi e scatti d’impazienza, con possibili effetti di delusione, commisurati ad aspettative spesso mirabolanti.
Gli spunti critici più frequenti hanno a che vedere con la prolissità, la difficoltà di molti passaggi, la propensione allo sfoggio fine a se stesso («vuole sempre mostrare quanto è intelligente»). Tra i romanzi, Il nome della rosa risulta senz’altro il più appagante («profondo», «stupefacente», ecc.), a parte certe lungaggini sulle sette ereticali e la necessità di «tenere sempre a portata di mano un dizionario di latino», come suggerisce un lettore di Los Angeles.
Con Il pendolo di Foucault i segnali d’irritazione diventano più chiari e numerosi: John Martin, da Bloomington, IL, non vedeva l’ora di finirlo per via delle «digressioni interminabili praticamente su qualsiasi argomento»; per C. Potter (Oxford, Gran Bretagna) «penetrare quella prosa densa, spesso disorientante e mal tradotta» è costato «uno sforzo che non valeva la pena»; Eric Guyer (Ashland, OR) avrebbe voluto tanto «identificarsi con Casaubon, ma alla fine [si è] ritrovato piuttosto dalla parte dei Diabolici»; e così via.
Se Eco appare come un intellettuale onnisciente, abilissimo e un poco arrogante, capace di confezionare storie intricate e ricche di «valore aggiunto culturale», Calvino rientra invece perfettamente nel tipo del grande artista e del letterato puro, interamente dedito a coltivare il proprio genio immaginativo e creativo. La felicità e l’equilibrio dei suoi scritti appaiono fuori discussione, ma riservati a un’élite di lettori dal palato fine. La raffinatezza e l’alta qualità letteraria dei testi di Calvino sembrano toccare il culmine nei testi preparati per le Norton Lectures su cinque qualità letterarie (leggerezza, velocità, ecc.): un «agile volumetto» che non solo incanta tutti i suoi lettori (contiene «tesori d’intuizione e d’intelligenza», «potrebbe essere letto e riletto più e più volte, per tutta una vita», ecc.), ma viene apprezzato anche da chi aspira alla scrittura, in quanto suggerisce uno standard, «ispira e aiuta la generazione di nuove idee e pensieri», «può contribuire a dar forza ai propri tentativi di composizione», oltre a costituire un illustre esempio di stile «ricco e multiforme», mai faticoso («anche nei suoi saggi, Calvino rimane un narratore»).
Ancora diverso è il caso di Primo Levi, percepito già come classico e maestro di vita: non solo per i suoi meriti letterari ma come «salvato», sopravvissuto alla tremenda esperienza del lager. Anche le sue opere apparentemente meno segnate da questa vicenda, come per esempio Il sistema periodico, realizzano un equilibrio tra «perfetta bellezza e dolore insostenibile» (così Nick Weaver, da St. Louis), tra l’essenzialità dello stile e la varietà dei contenuti la molteplicità degli elementi chimici che compongono la materia, ovvero la vita stessa che le rende convincenti, comunicative, commoventi a qualsiasi latitudine e per qualsiasi pubblico, letterato o meno.