Nel numero del 12 febbraio 1967, «Epoca» annuncia ai suoi lettori un grande documentario a colori, quasi fosse un racconto di avventure: Andiamo tutti in Africa con Walter Bonatti. Così inizia la presentazione: «Un uomo è andato in Africa come un bambino. Non per sparare, non per uccidere, ma solo per vedere e sentirsi felice dove la Natura è più libera e intatta, dove il cielo è più alto e grande». Nell’Africa Orientale, nella regione dei Grumeti in Tanzania ha inizio l’avventura tra foreste, deserti, savane, leoni, coccodrilli, una scalata fuori programma del Kilimangiaro. La fine del viaggio tra i «Gladiatori vestiti di rosso», i Masai. Quando Bonatti lascia il villaggio, gli anziani gli tendono la mano e i giovani chinano il capo, aspettandosi il rituale saluto da colui che i loro padri avevano definito Muzùngu Muzùri, l’uomo bianco buono.