Via col vento: un potente affresco storico-melodrammatico dove le vicende dei protagonisti scorrono sulla tragica realtà della storia americana, vista dalla parte dei ricchi proprietari delle piantagioni di cotone, schiavisti per volere di Dio e sconfitti dall’inesorabile macchina da guerra nordista.
Le vicende private sono intrise della nostalgia per tutto ciò che è perduto e della difficoltà di vivere la cruda realtà della ricostruzione. Malgrado la mole (oltre mille pagine), la complessità tematica del romanzo e l’eterno confronto tra chi subisce la sconfitta e chi invece trae da essa la forza per ricominciare affascinano ancora oggi i lettori. È la storia di un paradiso perduto e di un’età dell’innocenza che la guerra ha cancellato per sempre.
Tra storia e invenzione: personaggi e interpreti
Margaret Mitchell è una studiosa appassionata e partecipe delle vicende storiche che fanno da sfondo al romanzo. Nulla le sfugge: battaglie, generali, abitazioni, abbigliamento, insomma la vita del Sud viene ricostruita con estrema accuratezza e dovizia di particolari. Malgrado ciò qualche polemica la investe: una delle più note è quella col Reader’s Digest del luglio 1949. Un articolo intitolato Facts to the Contrary sottolinea un’inesistente discrepanza nella cronologia di Via col vento, sostenendo che Ashley Wilkes è morto a Gettysburg nel luglio 1863, quattordici mesi prima che sua moglie desse alla luce il loro figlio nel settembre del 1864. I lettori del libro e gli spettatori del film sanno che questo non è vero, Ashley non muore né a Gettysburg né in nessun’altra parte del libro Ma il resto dell’articolo fa di peggio, dipingendo la Mitchell come una scrittrice non documentata storicamente, superficiale e poco incline a riconoscere i propri errori. L’orgoglio della Mitchell esce profondamente ferito da questo immeritato attacco. Solo dopo la sua morte l’editore del Reader’s Digest farà ammenda e ammetterà che il contenuto dell’articolo voleva essere uno scoop scandalistico.
Altra curiosità: nella prima stesura Scarlett (Rossella) si chiama Pansy, nome che in slang indica gli omosessuali. La Mitchell non sembra molto preoccupata ma, rendendosi conto che una protagonista di nome Pansy potrebbe essere imbarazzante, si adegua alle richieste dell’editore e cerca un altro nome.
Un best-seller internazionale immediato: Via col vento (1936)
È un caso editoriale senza precedenti: quasi 180.000 copie vendute in quattro settimane, un milione in sei mesi, ancora in testa alle classifiche dopo due anni.
Tradotto in 37 Paesi, Via col vento ha ottenuto un successo internazionale che lo ha portato a vendere milioni di copie, con continue ristampe che proseguono ancora ai giorni nostri. Oggi ha complessivamente raggiunto la quota di 30 milioni di copie, che lo rendono uno dei romanzi più venduti di tutti i tempi.
In Italia, nel dicembre 1937, Arnoldo Mondadori Editore pubblica il libro nella collana “Omnibus”, tradotto da Ada Salvatore e Enrico Piceni. Il volume raggiunge la 38° edizione nel maggio del 1977, con una tiratura complessiva di 317.669 copie. Dal maggio 1953 all’agosto 1966 Via col vento è pubblicato in quattro volumi (sette edizioni) nei “Libri del Pavone” con una tiratura complessiva di oltre 141.000 copie per ogni volume. Un’altra edizione (cofanetto da tre volumi indivisibili) esce negli “Oscar” dall’ottobre 1971 al giugno 1979 per un totale di 55.600 copie in quattro tirature.
Le vendite del libro non sembrano subire un sostanziale incremento a seguito dell’uscita italiana del film, sia nella versione originale sottotitolata del novembre 1948, sia nella versione doppiata del marzo 1950.
La trama
La narrazione prende avvio nel Sud degli Stati Uniti, in Georgia, nel 1861. All’alba della Guerra di secessione che vedrà l’esercito sudista umiliato e sconfitto, la giovane, bella e viziata Rossella O’Hara, figlia di un ricco proprietario terriero di origine irlandese, vive convinta di essere perdutamente innamorata di Ashley Wilkes, altro rampollo della buona società. È sua fedele alleata e confidente Mammy, l’anziana nutrice nera della madre Ellen che la coccola e tenta di insegnarle le buone maniere. Durante un ricevimento alle «Dodici Querce», splendida dimora dei Wilkes, Rossella dichiara il suo amore ad Ashley. Questi però, pur subendone il fascino, la respinge, e le annuncia che sta per sposare la più composta Melania, sua cugina. Un invitato misterioso, il capitano Rhett Butler, spregiudicato uomo d’affari che commercia coi nordisti, ascolta di nascosto il dialogo tra i due e si invaghisce di Rossella, attratto dalla sua ostinata caparbietà. Poche settimane dopo, scoppia la Guerra di secessione: il matrimonio di Melania e Ashley viene anticipato, in modo che l’uomo possa partire per il fronte. Rossella, per ripicca, il giorno prima si sposa con Charles Hamilton, fratello di Melania, anche lui in partenza per la guerra. Charles raggiunge la Carolina del Sud e muore per una malattia contratta sotto le armi. Rossella è incinta e partorisce un figlio maschio, Wade. Nel frattempo va a stabilirsi ad Atlanta assieme alla cognata Melania la quale, ignorandone la gelosia, nutre per lei un incondizionato affetto.
Ad Atlanta, Rossella rifiuta di assumere i composti atteggiamenti di una vedova, e addirittura dà scandalo ballando con Rhett Butler, guarda caso in città per affari, ad un ballo di beneficenza.
Dopo alcuni successi iniziali, le sorti della guerra volgono a favore dei nordisti e i confederati sono costretti a ripiegare, passando anche da Atlanta, che viene messa a ferro e fuoco. Sotto l’incedere dei cannoneggiamenti, Rossella aiuta Melania a partorire il figlio di Ashley, Beau. Quando i nordisti conquistano Atlanta è Rhett Butler a caricare su un carro Rossella, Melania, Beau e la servetta Prissy per condurli sulla via di Tara.
Arrivata a Tara, la tenuta di famiglia, dopo mille pericoli e vicissitudini Rossella scopre che la guerra ha devastato il suo antico mondo. Qui trova solo povertà e desolazione: gli schiavi sono fuggiti, la madre è morta, il padre impazzito, i beni di famiglia sono stati saccheggiati dai nordisti. L’arrivo dell’estate del 1865 porta finalmente la pace, con la drammatica sconfitta del Sud. Ashley fa ritorno a casa, accanto a Melania e a suo figlio. Rossella, sola e indurita dal lavoro nei campi, è sempre più innamorata di lui.
Molti latifondisti e reduci del Sud sconfitto aderiscono al Ku Klux Klan, una confraternita di bianchi nata per aiutare le vedove e gli orfani di guerra e degenerata in una violenta organizzazione razzista. Disposta a tutto pur di risalire la china, Rossella sposa per interesse Frank Kennedy, fidanzato di una delle sue sorelle. Non lo ama, ma egli è proprietario di una piccola segheria, e la donna diventa imprenditrice nel settore del commercio del legname. Avrà una bambina, Ella. Rossella rimane vedova per la seconda volta quando Frank è ucciso durante un’azione armata contro un gruppo di sbandati, dove anche Ashley rimane ferito. Le truppe nordiste cercano gli autori del fatto di sangue per arrestarli, ma Rhett Butler riesce a salvarli con l’aiuto di Miss Bella, una sua amica tenutaria di una casa di piacere. L’amicizia di Rossella con Rhett si approfondisce. Ella si rende conto di quanto Rhett sia il solo in grado di comprenderla e di accettarla con tutti i suoi difetti.
Quando finalmente accetta di sposarlo è ancora innamorata di Ashley, ma il cinismo di entrambi e l’agiatezza della vita che conducono sembrano far funzionare ugualmente il matrimonio, allietato dalla nascita di una bambina, Diletta. Il testardo desiderio di poter ancora conquistare Ashley fa però entrare in crisi il rapporto con Rhett, e il dramma raggiunge il culmine con la morte di Diletta per una caduta da cavallo. Rhett, che aveva sempre visto nella figlia Rossella tornata bambina, e che l’aveva perciò adorata e viziata, cade in depressione.
Anche la dolce e splendida Melania muore. Ashley sarebbe libero di subire la passione di Rossella. Qui il colpo di scena: quando il loro amore potrebbe essere vissuto, Rossella capirà che Ashley è stato solo un capriccio e che in verità ama Rhett, lo ha sempre amato. Ma questi, esasperato da una relazione che gli ha portato più amarezze che gioie, sceglie di andarsene pronunciando l’immortale frase «My dear, I don’t give a damn».
Rimasta sola, Rossella si convince che non tutto è perduto e che riuscirà ad andare avanti e a riconquistare Rhett. La terra rossa di Tara le darà la forza.
Perché «Dopo tutto, domani è un altro giorno».
Margaret «Peggy» Mitchell: Rossella o Melania?
A quale delle sue eroine assomiglia “Peggy”?
Come Rossella, è in cuor suo spregiudicata e moderna, non priva di cinismo, attratta dal benessere e pronta a difendere il suo patrimonio intellettuale ed economico con le unghie e coi denti.
Come Melania, è ubbidiente razionale conservatrice e quieta, accudisce, è prodiga di cure, rinuncia alla carriera per gli affetti familiari.
Forse una delle sue taglienti battute, insolita sulle labbra di una tranquilla signora della buona società di Atlanta, riassume il suo mistero: «Until you’ve lost your reputation, you never realize what a burden it was» (Finché non hai perso la reputazione, non ti rendi conto di che fardello è stato).
Rossella: un archetipo?
Anche la psicoanalisi si accorge di Rossella e la prende a prestito. Forse in modo riduttivo e oggi superato, ma sicuramente interessante.
Fritz Riemann (1902-1979), psicanalista e psicoterapeuta tedesco, nel suo libro Grundformen des Angst und die Antinomien des Lebens, Ernst Reinhardt, Basel München, 1961 (in Italia: Le quattro forma dell’angoscia, Xenia, 1994) spiega come le persone vivono le varie angosce che ognuno di noi, con modalità differenti, è costretto a elaborare. Utilizzando il sistema delle tipologie, divide gli esseri umani in quattro grandi categorie che in un individuo equilibrato normalmente convivono: schizoide, depressivo, ossessivo e isterico. Descrive quest’ultimo tipo come qualcuno che non sopporta il definitivo, l’inevitabile, perché lo vede come una limitazione alla sua libertà, e tende quindi a cambiare in continuazione.
Scrive infatti:
«L’individuo isterico ama l’amore. Lo ama come tutto ciò che lo aiuta ad aumentare la propria autostima (…). Nei suoi rapporti amorosi l’individuo con tratti isterici è intenso, impulsivo ed esigente. Cerca soprattutto la conferma del proprio io. Vorrebbe inebriarsi del suo amore e di quello del partner per raggiungere il culmine dell’esistenza. Per creare un’atmosfera erotica si serve di una vasta gamma di strumenti, dal flirt alla civetteria (…). È il tipo “veni, vidi, vici”. Nella tempesta amorosa vuole una conquista rapida, non un lungo assedio. Manipola l’altro sesso con il quale i rapporti non sono mai noiosi. Ama l’amore più del partner del momento. Vorrebbe approfondire la conoscenza dell’amore nel modo più ampio possibile, è pieno di curiosità e di voglia di vivere. Ama lo splendore, la magnificenza, le feste e i festeggiamenti (…). Più sensazionale è la vita, meglio è. La noia lo uccide al punto che si annoia anche quando è solo.(…)».
E conclude:
«Nella letteratura troviamo molti esempi di donne isteriche mirabilmente descritte come la Louise di Somerset Maugham, oppure la Scarlett di Via col vento di Margaret Mitchell (…)».
La versione di Rhett
Mentre chiacchierava, rideva… i suoi occhi [di Rossella] caddero su uno straniero, solo nel vestibolo, che la fissava con una fredda impertinenza che destò in lei un misto di piacere femminile per aver suscitato l’interesse di un uomo e di imbarazzo perché per la sensazione che il suo abito fosse eccessivamente scollato. Le sembro tutt’altro che giovane: almeno trentacinque anni; alto e ben costruito. Rossella si disse che non aveva mai visto un uomo con le spalle così larghe e con muscoli così vigorosi, quasi troppo vigorosi per un signore.
… ed ancora, qualche tempo dopo, quando il misterioso avventuriero, grazie ai suoi traffici attraverso il blocco, copre di beni materiali e di introvabili generi di lusso le dame della buona società di Atlanta:
Se non fosse stato un tipo così schiettamente virile, la sua abilità nel ricordare i particolari degli abiti delle signore lo avrebbe fatto passare per effeminato.
Mentre ad Atlanta, alla riunione musicale della signora Elsing a beneficio dei soldati della Confederazione, Rhett, infastidito dal patriottismo di chi sostiene la «Causa», ribatte al dottor Meade che gli rinfaccia di «non avere nulla di sacro» E svela parte del suo sentire:
«Tutte le guerre sono sacre» replicò. «Per quelli che debbono combatterle. Se coloro che cominciano una guerra non la dichiarassero sacra, chi sarebbe tanto sciocco da andare a battersi? Ma checché dicano gli oratori agli idioti che vanno a farsi ammazzare, qualunque sia il nobile scopo che assegnano alla guerra, la ragione di questa è sempre una sola: il denaro. Tutte le guerre non sono che questioni di quattrini. Ma poca gente se ne rende conto. Le loro orecchie sono troppo piene di squilli di tromba e di rullar di tamburi e delle belle parole degli oratori che rimangono a casa. A volte il grido di guerra é: “Liberiamo il Sepolcro di Cristo dagli Infedeli!”; altre volte: “Abbasso il papato!”; altre volte ancora “Libertà!” e qualche volta anche: “Cotone, schiavismo e diritti di Stato”».
Che Rhett sia un pacifista? O è solo qualcuno che ha chiara la fine del Sud ed è già saltato sul carro dei vincitori?