Una parte considerevole dei carteggi relativi ai rapporti tra le due Case è naturalmente dedicata alle trattative per acquisti e cessioni di diritti di pubblicazione. Ma, lungi dall’essere semplici comunicazioni di carattere commerciale, le lettere scambiate tra Giulio, Alberto e Arnoldo sono spesso occasione per entrambe le parti in causa di esprimere o ribadire le linee guida del proprio progetto editoriale: si traggono perciò dagli epistolari delle vere e proprie lettere – o porzioni di lettere – manifesto, in cui limpidi emergono i valori fondanti delle due imprese, spesso definiti da ciascuno degli editori per contrapposizione, con un’insistenza cioè sulle differenze che distinguono il proprio progetto da quello dell’interlocutore.
Emerge tuttavia tra le righe un’affinità di intenti e di progetti che non a caso vede spesso i due editori contendersi gli stessi autori per iniziative analoghe. Si riscopre così come siano (o siano stati) entrambi “editori di progetto”, peculiarità, questa, spesso purtroppo riconosciuta al solo editore torinese. Molto significativo a questo proposito lo scambio di lettere tra Arnoldo Mondadori e Giulio Einaudi all’altezza del 1946, in cui il discorso specifico per la pubblicazione di Hemingway fornisce l’occasione a ciascuno di rivendicare il valore della propria «costruzione» ideale.
Nello scambio epistolare per la pubblicazione di Avere e non avere di Hemingway, Arnoldo Mondadori e Giulio Einaudi rendono espliciti gli obiettivi dei loro progetti culturali puntando innanzitutto sulle differenze che li definiscono.
In questa lettera a Eugenio Montale, l’editore torinese mostra al poeta come possano giovare alla sua opera edizioni diverse allestite da Einaudi e da Mondadori: i progetti delle due Case appaiono così, secondo le parole di Giulio Einaudi, non antagonisti bensì complementari: «ma per un’opera come la tua si era pensato che ci sono tali possibilità di vendita negli ambienti più impensati che non solo un’edizione non soffocherebbe l’altra, ma sarebbero d’aiuto l’una all’altra ai fini della vendita».
Di fronte alla richiesta di Giulio Einaudi di diritti per 128 poesie da includere in un’antologia in preparazione presso la casa torinese, Alberto Mondadori risponde rivendicando il valore del «patrimonio ideale» della sua casa editrice, mostrando un’attenzione e una cura particolari dedicate a «incoraggiare e svelare valori nuovi e originali, specie di poeti».
I due editori si aggiornano reciprocamente sulle iniziative in preparazione all’interno delle due case editrici. Nel febbraio del ’65 è Alberto Mondadori a scrivere a Giulio Einaudi in merito alla collana degli “Oscar”, il cui primo numero, Addio alle armi di Hemingway, arriverà alle stampe due mesi dopo.
È, questa, una delle rarissime testimonianze documentarie in cui uno dei due editori individua apertamente affinità tra i due cataloghi: in questa occasione Giulio Einaudi fa notare ad Alberto Mondadori come “Medusa” e “Coralli” si «rivolgano press’a poco allo stesso pubblico» e sostiene dunque l’impossibilità di pubblicare il medesimo titolo nelle due collane.