«Non frequenta Ingegneri, né Avvocati, né Emittenze. Non ne ha il tempo, e neanche la voglia. L’editoria è altro, e lei va per la sua strada, da trent’anni, senza protettori in cielo, e più di una volta ha dovuto schivare per questo qualche fulmine, ma i fulmini, come i temporali, passano, e le querce restano.
Frequentava la grande Mondadori quando c’era ancora Arnoldo a fare da editore, e il caffè lo si prendeva con Elio Vittorini o Vittorio Sereni. C’è rimasta per ventisette anni. Poi, al primo ingresso in azienda di un non editore e delle sue “filosofie” marketing, se n’è andata. E ha fondato una casa editrice: Interno Giallo. Suoi complici nell’operazione, Leonardo Mondadori e Marco Tropea, anche loro convinti come lei che libro vuol dire amore. Era il marzo 1989.
Nata a Rufina in provincia di Firenze, e cresciuta insieme ad altri sette tra fratelli e sorelle, salì al nord con la famiglia carovana e visse a Bergamo l’ultimo anno di guerra. Poi, la pace, e la scoperta che libertà può voler dire anche l’andatura molle sui boots di para dei militari americani al posto del passo dell’oca su scarponi pesanti dei tedeschi, o boogie-woogie al posto delle canzoni patriottiche, o ancora poter leggere Uomini e no di Elio Vittorini e scoprire Hemingway, Faulkner e Steinbeck. E partire su un pullman per Milano ed entrare nel numero 20 di via Bianca di Savoia, dove le porte degli uffici erano aperte e dentro ci lavoravano “uomini sì”. Presentandosi magari con un romanzo giallo sotto il braccio, scritto in due mesi, da proporre ad Alberto Tedeschi. Che lo comprò per le sue collane. E parlare a lungo con Vittorini, del quale divenne consulente per la narrativa straniera. E traduttrice: più di 250 libri fra narrativa e saggistica.
E intanto il matrimonio e due figli, Gabriele e Carlo, e l’ingresso nel 1962 nella Mondadori.
Come editor, o editore, o direttore responsabile, ha pubblicato qualcosa come duemila libri nel campo che considera l’unico in cui si possono raccontare le cose con chiarezza: pane al pane e violenza alla violenza. Come Dashiell Hammett, James Hadley Chase, Jerome Charyn. Non l’interna introspezione individuale, ma l’esterno specchio dell’insieme delle umane debolezze. Ha diretto «Segretissimo», «Il Giallo Mondadori», «Urania»e tutta la miriade di collane derivate da queste. E fino al 1979 ha lavorato accanto ad Alberto Tedeschi, che più d’ogni altro le ha insegnato che non si è editori se innanzitutto non si ha rispetto per chi legge.
Ma ancora prima aveva scritto una trentina di thriller (erano gli anni Cinquanta) per una piccola casa milanese di nome Sansoni, che niente aveva a che fare con l’omonima fiorentina. I tempi volevano che i gialli fossero opera solo di americani, e uomini. Le grandi scrittrici alla Christie piacevano soprattutto alle donne, e l’ambizione era colpire al cuore il sesso forte. E così lei adottò pseudonimi (poco credibili, come Alfred Grimm) americani e maschili, dedicandosi a romanzi hard boiled ambientati a New York (dove non era mai stata) e per lo più popolati di poliziotti corrotti. Misconosciuta e pagata poche lire, si fece comunque le ossa nella struttura del romanzo e nella credibilità del dialogo.
Tra l’altro ha trovato anche il tempo di pubblicare saggi sulla narrativa popolare, di svolgere inchieste giornalistiche sui grossi fatti di cronaca nera, di proporre soggetti e sceneggiature cinematografiche e televisive, di essere autrice dei testi di Giallo, l’ultima trasmissione di Enzo Tortora, sempre con la complicità di Marco Tropea, con il quale condivide da vent’anni una partnership di ferro basata più sulle debolezze di entrambi che sulle sicurezze: non intercambiabili, bensì indisgiungibili in quanto accessori. Entrambi assertori della morale (non del moralismo) nel fare editoria, guardano con ironico distacco il far politica – spesso immorale – dei nostri governanti, e così scrivono per la Mondadori Elementare, signor presidente (1977) ed Elementare, signor presidente. Dieci anni dopo (1987).
Scrutando nella propria e nell’altrui sofferenza, medita per anni su alcuni grandi temi che decide di mettere in scena sotto forma di romanzo: la cultura del sospetto che avvelena la mente e “vola sempre verso il crepuscolo”; il concetto di colpa, suscettibile di essere capovolto a seconda non solo della latitudine in cui si vive, ma anche dell’assetto sociale e politico; la grande ala della paura, indotta o reale, che attanaglia le coscienze.
Il primo romanzo Il sospetto, appunto, viene pubblicato nel 1988 da Mondadori. Il secondo La colpa nel 1990 dalla Leonardo Editore. Il terzo si adeguerà come titolo agli altri due: La paura. Una trilogia per temi, ambientata in città diverse (Firenze per il primo, Milano per il secondo) e con personaggi ogni volta differenti, ma sempre con in scena gli aspetti peggiori dell’uomo.
La Signora del Giallo (così la chiamano) non si smentisce».
(autobiografia in terza persona scritta da Laura Grimaldi per Autodizionario degli scrittori italiani, a cura di Felice Piemontese, Milano, Leonardo Editore, 1990)


Scrive anche: Profumo di casa (1981) con il nome Laura Tanini de Miccis (ripubblicato nel 1997 come Laura Grimaldi), Il cappio al collo (1991), Monsieur Bovary (1991), Perfide storie di famiglia (1996), e i saggi Il giallo e il nero: scrivere suspense (1996) e Scrivere il giallo e il nero (2009), che la rendono unica nel panorama italiano degli esperti del genere.
Dal 1997 diventa consulente per il gruppo editoriale Il Saggiatore e direttore del mensile «Linea d’ombra», proseguendo senza sosta nella sua attività di recensore e giornalista letterario per vari quotidiani, tra cui il Domenicale del «Sole 24 ore».
Autrice di recensioni puntuali e disincantate, non ha paura di stroncare anche i grandi giallisti se per una volta non sono di qualità. Non si entusiasma facilmente perché prende sul serio il giallo. Ma confessa di preferire il noir: «Mi piace il noir perché rappresenta il caos. Il giallo d’indagine è invece ordine e mi pare che, per noi che le regole le rispettiamo, ce ne siano forse un po’ troppe».
Vive gli anni più recenti nella malattia e ne racconta l’esperienza nell’ultimo romanzo, l’autobiografico Faccia un bel respiro.
Muore a Milano il 3 luglio 2012.