a cura di Carmela Pierini
Scrittrice, traduttrice, critica, esperta d’arte e direttrice di una rivista letteraria: queste le attività principali di Anna Banti. Una vita intessuta di interessi molteplici legati da una forte personalità, volutamente distante dalle etichette femminili e femministe del Novecento.
Scrivere storie di donne non solo per le donne, interpretare la storia impastando realtà e finzione, permeare il tessuto narrativo di registri verbali sempre diversi: ecco la ricetta della scrittura di Anna Banti. Una scrittura che vuole bilanciarsi tra impeto e analisi, nella critica così come nella narrazione.
Le carte presenti nei fondi conservati da Fondazione Mondadori sono state utilizzate per seguire l’itinerario di Anna Banti durante gli anni mondadoriani. Da traduttrice di William Makepeace Thackeray e Virginia Woolf, a scrittrice di nicchia, per poi raggiungere un pubblico più ampio grazie alla ristampa di Artemisia. Un percorso che si rafforza con la pubblicazione di “Paragone” presso Mondadori e si giova di Niccolò Gallo e Mimma Mondadori come interlocutori privilegiati.
Importante la mole dei carteggi consultati: nell’Archivio storico Arnoldo Mondadori le sezioni Arnoldo e Alberto Mondadori, Segreteria editoriale autori italiani oltre che i numerosi fascicoli di Paragone; negli archivi personali apprezzabile il contributo fornito dalle lettere del fondo Niccolò Gallo, dell’Archivio di Alba de Céspedes e di quello Laura (Mimma) Mondadori.
La lettura dei documenti è risultata uno strumento ancora più prezioso in virtù della scelta bantiana di bruciare tutte le carte e i famosi quaderni che accoglievano spunti, riflessioni e prime stesure: nessuna volontà filologica, quindi, ma l’opportunità di cogliere i motivi autoriali e di mercato che hanno portato questa scrittrice a diventare calamita del panorama culturale italiano del Novecento.