di Maria Villano
«La nostra vera forza può essere ora quella di stare attaccati all’ostrica del nostro lavoro – parlo naturalmente più di quello intellettuale che di quello pratico. Da questa tenacia uscirà il nostro meglio se c’è».
Pur da contestualizzare nella corrispondenza con Giorgio Bàrberi Squarotti, che nel febbraio del 1974 lamenta difficoltà di lavoro nelle complesse dinamiche del mondo accademico, queste poche parole scritte da Marco Forti (Firenze 1925-Milano 2019) nella lettera di risposta all’amico docente bastano a delineare un tratto essenziale del suo carattere, che fu l’attaccamento al lavoro intellettuale coltivato fin da giovanissimo e concepito sempre come il suo «primo mestiere».
«Si scriveva di notte», racconta infatti Forti nell’intervista raccolta da Vittore Armanni e Carla Cioglia nel marzo 2007: dopo la guerra, l’internamento in Svizzera e il ritorno a Firenze, gli studi letterari mai conclusi all’università di Firenze con Giuseppe De Robertis e il matrimonio con Paola Rosselli nel 1948, intraprende una carriera professionale che lo vede impiegato alla fine degli anni quaranta nella parte amministrativa, e non solo, della Compagnia Nazionale Artigiana; poi, grazie a Carlo Ludovico Ragghianti, diventa segretario generale della Galleria d’Arte La Strozzina; dal 1954 al 1956 è a Ivrea come segretario dell’Ufficio di Presidenza dell’Olivetti; dal settembre 1956 al giugno 1957 frequenta a Torino l’IPSOA (Istituto postuniversitario studi organizzazione aziendale); nell’autunno 1957 si trasferisce a Milano e lavora fino al 1958 come capo ufficio del personale della Rinascente Duomo; dal 1959 al 1961 è all’ENI come docente presso la scuola aziendale per dirigenti; senza mai smettere la sua instancabile attività letteraria attraverso la collaborazione con quotidiani e riviste e con la casa editrice Lerici, per cui nel 1957 assume l’incarico di curare la saggistica letteraria e pubblica nel 1960 con Sergio Pautasso l’antologia del «Politecnico».
L’ingresso in Mondadori nel 1961 è quindi, come dichiara nella citata intervista, il suo «punto di arrivo». Dopo alcuni anni all’ufficio stampa e pubblicità della casa editrice milanese – durante i quali continua nella sua attività di critico militante sulle più importanti riviste letterarie, dal «Menabò di letteratura» a «Paragone», da «Questo e altro» a «Itinerari» a «Questioni» – tra il 1968 e il 1969, in seguito a una riorganizzazione aziendale, diventa responsabile del settore poesia e della collana «Lo Specchio» e inizia una stretta collaborazione con Vittorio Sereni.
L’archivio di Marco Forti è stato donato a Fondazione con un primo versamento di documenti nel 2006, al quale si è aggiunta una corposa seconda tranche di materiali donata dalla famiglia tra il 2019 e il 2020. Si tratta di un complesso ricchissimo che fornisce documenti utili a ricostruire la sua biografia intellettuale e l’attività culturale dialogando fruttuosamente con le carte conservate nell’Archivio storico Arnoldo Mondadori Editore, e che restituisce nitidamente la capacità di lavoro di Forti, l’instancabile opera di critico letterario e di appassionato lettore di poesia contemporanea che gli guadagnò la stima e, spesso, l’amicizia di alcuni tra i maggiori poeti del nostro Novecento.
Aspetto importante è la cura che Marco Forti ha dedicato alla conservazione delle proprie carte: cosa inusuale per un archivio personale, vi sono conservate, oltre ovviamente alle lettere in entrata, tutte – o quasi – le veline delle lettere in uscita e, in assenza di una responsiva scritta, a margine delle lettere ricevute è annotata sempre l’occasione – spesso una telefonata – e la data della risposta. Forti dimostra così di aver pensato anche a chi sarebbe venuto dopo e avrebbe studiato le sue carte riportando alla luce l’opera di un «protagonista nell’ombra» della vita culturale italiana del secondo Novecento.
Si ringraziano, per aver collaborato concedendo l’utilizzo dei documenti, gli Eredi Baldacci, Bàrberi Squarotti, Bigongiari, Caproni, Carocci, Cattafi, Forti, Fortini, Giudici, Luzi, Montale, Quasimodo, Sereni, Ungaretti, Zanzotto.
© Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 2020 – ISBN 978-88-85938-74-8