Archivio di Stato di Milano, fondo “Corte d’Assise”, serie “Fascicoli processuali”, busta 8, fascicolo n. 50/1931. La storia sta lì.
Storia che comincia il primo gennaio del 1923, Capodanno. A Marsiglia viene commessa una rapina. Il commissario, capo della polizia, si persuade che ci sia la firma di tale Otello Fornaciari, italiano, emigrato, piccoli precedenti.
Un sorcio da bassifondi che qualche mese prima ha addirittura usato uno sgarbo al signor commissario. E quello se l’è presa, ne ha fatto una questione personale. Così Otello lo acciuffano, lo processano alla bell’e meglio e alla fine lo condannano.
Venti anni di lavori forzati, in Caienna, all’altro capo del mondo. Dall’altro capo del mondo l’emigrato italiano evade. Mille chilometri per mare, altri cinquecento a piedi e, alla fine, torna in Europa.
Deciso a rifarsi una vita e vivere in pace. Ma non sempre ai buoni propositi seguono buone azioni.
Il volume fa parte del progetto I documenti raccontano, promosso da Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo.
Roberto Grassi si occupa di archivi storici da qualche decennio. Si è pure cimentato in qualche saggio sulla materia, cose per addetti ai lavori. Alla frequentazione delle fonti storiche sono dovuti tre romanzi: L’onore della Virginia, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2002, La voce delle streghe, Viennepierre, 2007, e I settantacinque colpi, Sometti, 2012. Un quarto, La ricreazione è finita, Kowalski, 2005, è invece farina del suo sacco.