Uno dei maggiori italianisti d’oggi affronta con spregiudicatezza le questioni costitutive della civiltà letteraria moderna. Ad appassionarlo è soprattutto il genere romanzo, in quanto asse centrale del sistema letterario otto-novecentesco; a guidarne l’analisi un senso forte delle relazioni fra attività di scrittura e interessi di lettura. La messa a fuoco della divaricazione fra testi “facili” e “difficili”, produzione d’élite e di largo intrattenimento si intreccia alla riflessione serrata sulla dialettica dei rapporti, per lo più contrastati ma comunque necessari, del mondo delle belle lettere con l’imprenditoria editoriale. In questa prospettiva, il critico sintetizza originalmente proposte e suggerimenti della nuova sociologia, della moria della ricezione, della narratologia strutturale. Straordinariamente ampio, composito, diseguale è il panorama dei fenomeni presi in esame. Mai viene meno però il rigore della distinzione fra valori e disvalori estetici: lo prova la serie delle indagini su autori canonici e opere esemplari, da Manzoni a Gadda, da De Roberto a Vittorirti, Carlo Levi, Pasolini. Fondato su principi di metodo cooì duttili, il volume di Spinazzola offre un’interpretazione sorprendentemente suggestiva delle dinamiche di sviluppo della letteratura Letteratura italiana lungo gli ultimi due secoli.
VITTORIO SPINAZZOLA insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università degli Studi di Milano. Saggista e critico militante, è presidente della MOD, Società italiana per lo studio della modernità letteraria.