La collezione Minardi rappresenta un ritrovamento prezioso che ha riportato alla luce un segmento di quella cultura minoritaria di destra sbocciata negli anni in cui l’Italia divideva le proprie ragioni tra due ambiti che nel gergo satirico venivano etichettati come “forchettoni” e “trinariciuti”. Al di fuori dei due schieramenti facilmente identificabili e dei rispettivi apparati culturali che interessavano buona parte dell’opinione pubblica, crescevano esperienze intellettuali che si potrebbero definire forse di confine, con un numero limitato di proseliti, spesso però dotati di disponibilità economiche. Uno tra gli esponenti più rappresentativi era Giovannino Guareschi, autore popolarissimo, al quale, solo in anni recenti, è stato riconosciuto lo “status” di scrittore. Sulla figura e l’opera e la fortuna dell’inventore di Peppone e di don Camillo si rinvia, alla bibliografia del presente volume ed in particolare agli atti del convegno Contrordine Guareschi svoltosi nel marzo del 2000, in occasione del deposito del fondo presso la Fondazione Mondadori acquisito dalla Regione Lombardia. Preme qui ricordare che a Guareschi si può ricondurre la maggior parte dei disegni del fondo; nuclei significativi sono anche quelli di Giacinto Mondaini e Giovanni Mosca, pure collaboratori del “Candido”.
La Collezione Minardi è costituita in gran parte da bozzetti originali prodotti per “Bertoldo” e “Candido” da alcuni disegnatori: Giovannino Guareschi, Giacinto Mondaini, Giovanni Mosca, Ferdinando Palermo, Carlo Manzoni, Sergio Toppi. Accanto alle 1.757 tavole di disegni originali è presente un piccolo nucleo documentario composto da corrispondenza, appunti, manoscritti e dattiloscritti di pubblicazioni, documentazione a stampa (soprattutto articoli tratti da quotidiani o periodici).
I materiali della Collezione furono raccolti da Alessandro Minardi durante gli anni cinquanta-sessanta nel corso della sua attività di caporedattore e, dal novembre 1957, direttore del “Candido”. Conservati anche dopo la fine di quella straordinaria avventura culturale, rimasero presso gli eredi fino al 1999, quando il figlio Maurizio Minardi li cedette alla Regione Lombardia, che dal 2001 li ha depositati presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, dove sono stati riordinati, inventariati e aperti alla consultazione.
Allo strumento archivistico “tradizionale”, stampato su carta, viene abbinato un prodotto “tecnologico” come un CD: al fine di poter meglio gustare anche i contenuti iconografici della collezione favorendone al contempo una migliore conoscenza.
Si pensa infatti che proprio per il tipo di documenti riprodotti il libro possa essere apprezzato e consultato agevolmente anche da “non addetti ai lavori”.