Con la mano sicura e affabile della studiosa di razza, Giovanna Rosa apre una prospettiva nuova sui grandi processi storici che hanno portato all’ammodernamento del sistema letterario italiano. Al centro dei suoi interessi si colloca l’avvento del romanzo, un genere di scrittura che l’umanesimo più tradizionalista ha osteggiato per lungo tempo, confinandolo nell’ambito di quella che oggi chiameremmo letteratura di consumo. Il patto narrativo sono le istruzioni per l’uso che i romanzieri porgono amicalmente ai lettori per incoraggiarli e guidarli nella fruizione delle loro opere. Esempio principe, il Manzoni dei Promessi sposi, sulla scorta dei maggiori narratori stranieri, Cervantes come Fielding come Scott. In effetti la rivoluzione romanzesca comporta un cambiamento profondo nei rapporti fra chi scrive e chi legge. È questa, sostiene Rosa, la chiave più utile per misurare la forza d’impatto di tutti i libri più coraggiosi dell’epoca di fondazione della civiltà romanzesca in Italia, da Foscolo a Nievo, da Tommaseo a Verga. E per valutare meglio la portata non solo storica ma antropologica del cambiamento, sottolinea con energia che l’affermazione del romanzo segna la tappa decisiva per il passaggio dalla lettura a voce alta, scandita in pubblico, alla lettura silenziosa e privatistica, conquista tipica del mondo moderno.
SOMMARIO
Il patto narrativo ● Ai margini del sistema ● Sulla soglia della «nuova provincia» ● La Leserevolution dei «Promessi sposi» ● Un vero furore e qualche paradosso ● Alla vigilia del ’48. E subito dopo ● Il romanzo degli «interni sgomenti» ● «Le Confessioni» di uno scrittorello ● Il patto scorbutico degli scapigliati