4. Marco Forti e i poeti del Novecento
Nel panorama letterario contemporaneo, quello di Marco Forti con la poesia e i poeti è senza dubbio un rapporto privilegiato. A partire dagli anni fiorentini della giovinezza con Mario Luzi e Piero Bigongiari fino agli anni milanesi della sua amicizia con Montale, Forti si occupa di poesia da critico prima e da editore poi, dirigendo per Mondadori la più prestigiosa collana italiana di poesia: «Lo Specchio». È naturale, dunque, che una grande parte dei documenti dell’archivio riguardino proprio questa dimensione della sua biografia intellettuale, attestata dai carteggi con poeti di diverse generazioni, in alcuni dei quali l’aspetto professionale del critico e dell’editore non è disgiunto da quello del rapporto personale di amicizia: è il caso, ad esempio, del già citato Bigongiari, di Giovanni Giudici, di Cesare Viviani, oltre che, naturalmente, di Eugenio Montale.
La scrittura delle lettere è anche un momento per Forti di riflessione critica sulla poesia: il confronto diretto che si instaura con gli autori gli consente di abbozzare in poche parole l’idea critica che articolerà nei contributi pubblicati in rivista e poi raccolti in volume. È quanto avviene nella lettera ad Attilio Bertolucci, che contiene – in nuce – la lettura poi sviluppata nel saggio Bertolucci. Viaggio d’Inverno, uscito nel numero di «Resine» dell’ottobre-dicembre 1973.
Viaggio d’inverno è certo una prosecuzione dell’altro libro; ma è animato da un’arte ancora più fine e scaltra, da una visione tanto più disincantata e dolorosa quanto più mossa da un’idea laicamente «religiosa» e fin metafisica della poesia.
L’archivio permette altresì di ricostruire fasi importanti del lavoro dei poeti alle prese con la pubblicazione delle loro raccolte per Mondadori: in alcuni casi vi sono conservate infatti le bozze, spesso due o tre giri con correzioni manoscritte degli autori, che raccontano l’iter di lavorazione dei libri che, nello «Specchio», hanno fatto la storia della poesia italiana.