Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori ha deciso di dedicare un intero anno di lavoro al tema “il futuro della memoria” nella consapevolezza che le tecnologie digitali stanno cambiando profondamente le modalità di archiviazione e trasmissione dei testi letterari e del sapere editoriale. È questo il tema del convegno internazionale a cura di Giuseppe Antonelli, Paola Italia e Giacomo Papi che si è tenuto a Milano il 5 novembre 2024.
Per essere all’altezza di questo cambiamento è necessario che le istituzioni pubbliche e le fondazioni culturali elaborino un protocollo e dei criteri condivisi. L’alternativa è abbandonarsi all’arbitrio o rassegnarsi a lasciare alle tecnologie basate sull’Intelligenza artificiale la decisione su cosa conservare e cosa buttare.
Al termine del convegno abbiamo proposto questo manifesto per aprire il dibattito e chiamare a un’azione comune.
Il manifesto
IL FUTURO DELLA MEMORIA
DOVE COME COSA SALVARE
LA STORIA SIAMO NOI
La storia siamo noi, siamo noi che scrivevamo le lettere e oggi scriviamo e-mail, post, chat.
Gran parte della nostra vita si svolge ormai in una dimensione digitale, che lascia tracce ovunque.
Per questo, la nostra vita digitale riguarda la storia, l’archivistica, la filologia: perché riguarda la memoria.
Ecco perché dobbiamo capire dove, come, cosa salvare.
DOVE
La memoria è ibrida.
Fino a poco tempo fa la memoria individuale e collettiva era legata alla concretezza di una dimensione materiale e non arrivava a concepire la dimensione dei terabyte.
Oggi, alla memoria fatta di cose si è aggiunta, e va sostituendosi, una memoria immateriale, che è comunque conservata in archivi e biblioteche.
Tutte queste istituzioni dovranno dotarsi di mezzi, sistemi, apparecchiature in grado di custodire la memoria immateriale e di preservarla dall’obsolescenza tecnologica.
COME
La memoria è labile.
A maggior ragione lo è la memoria digitale: la sterminata produzione e registrazione di testi, suoni, immagini ha finito con l’aumentare esponenzialmente il rischio della loro dispersione sotto l’incalzare di un presente onnipresente.
Per conservare e tramandare questa memoria, è necessaria una collaborazione tra vecchie e nuove competenze che consenta di elaborare e automatizzare protocolli adeguati, comuni, sostenibili e interoperabili.
COSA
La memoria è multiforme.
Ormai non è fatta solo di testi o documenti scritti, ma anche di fotografie, di video, di messaggi vocali. Il testo si frantuma, ma è integrato da immagini e suoni.
Nella nebulosa di oggetti digitali che produciamo ogni giorno dovremo imparare a riconoscere tracce, a individuare percorsi, per far sì che in futuro – attraverso queste testimonianze – si possa scrivere, leggere, ascoltare e vedere la nostra storia.
RICORDIAMOCI DI RICORDARE
Nessuna epoca sa quello che merita di essere salvato.
La nostra, è la prima che ha il potere di salvare tutto, ma – se non sappiamo come farlo – questo equivale a non salvare niente.
Per salvare la memoria dobbiamo imparare a organizzarla: a selezionare, gerarchizzare, suddividere, classificare in vista del dopo, dei posteri, del futuro. Dobbiamo cominciare subito, perché in realtà è già tardi.
La rete, distratta, dimentica: noi ricordiamoci di ricordare.