Mazzucchetti Lavinia
Estremi cronologici: 1889 luglio 6 - 1965 giugno 28
Lavinia Mazzucchetti nasce a Milano il 6 luglio 1889 da Augusto Mazzucchetti (1862-1914) e Adele Colombini (1859-1948) entrambi di famiglia milanese.
Il padre, Augusto, era giornalista e scrittore (vedi scheda rel.).
Frequenta ginnasio e liceo, entrambi al "Beccaria", dove consegue il diploma nel 1907.
Il 14 aprile 1910 la famiglia Mazzucchetti deve affrontare un doloroso lutto: la prematura scomparsa di Mario, fratello maggiore di Lavinia, che muore di tifo a soli 23 anni.
Nel 1911 Lavinia si laurea a pieni voti con lode in Lettere e Filosofia presso la R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano (con tesi "Schiller in Italia") e consegue il diploma di Magistero superiore.
Inizia subito a lavorare come insegnante nelle scuole medie, continuando però a coltivare, con corsi estivi in Germania, la lingua e la cultura tedesca.
Nel 1913 una borsa di studio le permette di trascorrere due semestri all'Alma Mater di Monaco, dove perfeziona la sua preparazione in filologia germanica e dove conosce Dora Mitzky, una giovane germanista austriaca che diverrà fedele amica e collaboratrice di Lavinia. In questo stesso anno inizia l'attività giornalistica come inviata per "Il Secolo", collaborazione che continuerà sino al 1921, e che le darà la possibilità di conoscere le avanguardie ideologiche europee di inizio secolo.
Durante la Prima guerra mondiale presta la sua opera in centri di assistenza per la riabilitazione dei ciechi.
Nel 1914 oltre a tenere il lettorato in lingua tedesca all'Università di Milano, ottiene la cattedra di tedesco presso la Scuola Superiore femminile "A. Manzoni".
Nel 1917 consegue la libera docenza e riceve l'invito a supplire il titolare della cattedra di Letteratura tedesca, Sigismondo Friedmann, richiamato alle armi.
Non appena terminata la guerra intensifica la sua attività giornalistica: oltre all'attività di inviata del "Secolo", è titolare di una rubrica sulla Germania ne "I Libri del Giorno" (rivista di casa Treves) e nell'"Almanacco Letterario Bompiani", collabora con il mensile "Leonardo", diretto da Federico Gentile, e scrive recensioni e articoli per la "Rassegna d'Italia" e per altri periodici.
Il suo europeismo la porta a diventare, tra il 1920 al 1923, membro del comitato della "Famiglia delle Nazioni", partecipando attivamente ai convegni di Praga, Monaco, Milano e altri.
All'attività giornalistica continua ad affiancare l'insegnamento: oltre alla docenza presso l'istituto "A. Manzoni" (che terminerà nel 1935), nel 1920 tiene un corso libero all'Università Bocconi su "la Germania d'oggi"; altri corsi liberi saranno tenuti all'Università di Pavia nel 1921-1922. Nel 1924 è chiamata all'Università di Genova, con l'incarico di tedesco.
Nella città ligure Lavinia inizia la collaborazione giornalistica a "Il Lavoro" che terminerà nel 1928.
Alla fine del 1925, in data 1926, risale la pubblicazione del saggio "Il nuovo secolo della poesia tedesca" (Bologna, Zanichelli).
Nel 1926 è nominata titolare della cattedra di tedesco presso l'Università di Milano, dove sostiuirà G. A. Borgese. Incarico che però le viene revocato dopo soli tre anni, nel 1929, a causa delle sue convinzioni politiche. Nel 1931 decide di partecipare al concorso per la cattedra che le era stata tolta, entrando nella terna dei vincitori ma risultando ineleggibile perché priva della tessera del PNF.
L'impegno per la didattica non si limita all'insegnamento ma si estende alla redazione di testi per le scuole (basti ricordare le numerose edizioni, a partire dal 1931, del volume "Elementi di lingua tedesca" per le scuole medie, classiche, gli istituti tecnici e commerciali, redatto in collaborazione con il prof. Sigismondo Friedmann).
Respinta dall'Università, Lavinia intensifica la sua attività di mediazione tra la cultura tedesca e italiana in campo editoriale, come consulente, curatrice e traduttrice.
Già dal 1927 aveva avviato con la casa editrice Mondadori un rapporto di collaborazione (che durerà per il resto della sua vita) come consulente per la parte tedesca, determinando così scelte fondamentali e carattere delle pubblicazioni in tale area (in particolare si ricorda il suo fondamentale contributo in qualità di responsabile per la parte tedesca della collana "Medusa" a partire dal 1933).
Nel 1929 fonda e dirige, presso la Sperling & Kupfer, la collana "Narratori nordici" con cui offrirà al pubblico italiano autori come Thomas Mann, Ricarda Huch, Hermann Hesse, Franz Werfel, Joseph Roth, Hans Carossa, alcuni dei quali tradotti per la prima volta.
Lo studio delle opere e dei documenti goethiani, affrontato sin dai primi anni universitari, trova nel 1932 la sua più alta realizzazione nella biografia "La vita di Goethe seguita nell'epistolario", che costituirà la premessa del saggio "Goethe e il Cenacolo di Leonardo", pubblicato nel 1939.
Tra il 1933 e il 1939 si fanno frequenti i suoi viaggi in Austria e Germania. Si intensifica l'attività di mediazione fra Italia e Germania. Nei suoi viaggi all'estero e negli scambi epistolari, entra in rapporto con l'ambiente più vivo della letteratura tedesca del tempo, in particolare con Franz Werfel, Stefan Zweig e, durante i soggiorni a Zurigo, con Thomas Mann; tra i due nascerà una duratura amicizia.
Negli anni tra il 1935 e 1940 tiene una serie di conferenze per illustrare, in numerosi circoli ebraici e non, i problemi dell'antisemitismo in Germania.
Negli anni successivi all'avvento al potere di Hitler, e durante la guerra, l'attività di traduttrice (iniziata sin dai tempi del liceo), si concentra maggiormente su autori che prendono una posizione di condanna nei confronti del regime, subendo poi le conseguenze dell'esilio, della proscrizione delle opere dalla Germania, o dell'internamento in campi di concentramento: fra questi autori si ricordano Heinrich e Thomas Mann, Emil Ludwig, Stefan Zweig, Bruno Frank, Vicki Baum.
Fin dal 1939 attende alla realizzazione dell'edizione delle "Opere" di Goethe, per la casa editrice Sansoni:i cinque volumi saranno pubblicati tra il 1944 e il 1961.
Nei primi anni della guerra la stesura, in collaborazione con la scrittrice Adelheid Lohner, del volume antologico "La Svizzera e l'Italia" (ed. tedesca, Zurigo, 1942, ed. italiana, Milano, Hoepli, 1943) le dà l'opportunità di recarsi spesso in Svizzera, da qui ha la possibilità di comunicare con Mann esule negli Stati Uniti.
Nel 1946 sposa Waldemar Jollos, russo emigrato in Svizzera, critico e drammaturgo (vedi scheda) e si stabilisce a Zurigo.
Dopo la Liberazione riprende la sua attività giornalistica: collabora al "Corriere della Sera", poi alla "Stampa" e infine al "Giorno". La sua firma compare su "vecchie" e "nuove" riviste tra le quali"Il Ponte".
A partire dal 1946 le sue fatiche saranno dedicate in gran parte alla realizzazione dell'"Opera Omnia" di Thomas Mann per l'editore Mondadori (pubblicata in dodici volumi tra il 1949 e il 1965).
Dedicate alla figura e all'opera di Thomas Mann le numerose delle lezioni e conferenze tenute nel dopoguerra e l'attività radiofonica svolta prevalentemente presso emittenti straniere (in particolare svizzere): nel 1949 a Londra parlerà della cresecente popolarità italiana di Mann nel programma italiano della BBC.
Nell'aprile del 1953 muore il marito Jollos. In seguito si trasferirà da Zurigo a Balerna (Chiasso) e quindi a Melide (Lugano).
Nel 1959 viene pubblicata una prima raccolta dei suoi articoli e i saggi, il volume "Novecento in Germania" (la raccolta successiva, "Cronache e saggi", sarà pubblicata postuma nel 1966).
Nei primi mesi del 1960 si trasferisce a Lugano.
È a Lugano, nell'aprile 1965 quando è colpita da paralisi. Dopo essere stata trasferita in una casa di cura a Milano, torna nell'abitazione di via Podgora 11 per trascorrere i suoi ultimi giorni.
Muore il 28 giugno 1965.
Bibliografia:
- Cfr. "Ritratto di una germanista: Lavinia Mazzucchetti", Tesi di laurea di A. Basilico, relatore B. Stein, Università cattolica del Sacro cuore, Milano, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1990/1991 collocazione in Biblioteca Faam cons 8/10)
- Estratto a stampa G. Cabibbe, "Lavinia Jollos Mazzucchetti e la sua testimonianza europea", estratto da "Il Ponte", giugno 1966, La Nuova Italia, Firenze (una copia dell'opuscolo è conservata nel fasc. "Lavinia Mazzucchetti" della sezione Carteggio Alberto Mondadori dell'Archivio storico Ame).
- L. Mazzucchetti, "Cronache e saggi", a cura di E. e L. Rognoni, Il Saggiatore, Milano 1966 (collocazione in Biblioteca Faam: D 27 3a).
- Simona Minnicucci, "'Guardare i libri di tutti i paesi con occhi italianissimi'. Lavinia Mazzucchetti e la letteratura tedesca", in "Stampa e piccola editoria tra le due guerre", a cura di Ada Gigli Marchetti e Luisa Finocchi, Milano, Franco Angeli, 1997, pp. 236-258.
- Giorgio Mangini, "Lavinia Mazzucchetti, Emma Sola, Irene Riboni. Note sulla formazione culturale di tre traduttrici italiane" in "Editori e lettori", a cura di Luisa Finocchi e Ada Gigli Marchetti, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 185-225.
Si segnala la "Bibliografia di Lavinia Mazzucchetti" alle pp. 466-471 di L. Mazzucchetti, "Cronache e saggi" cit.