Leo
Samuele Olschki, di origine polacca, nacque a Johannisburg nella Prussia
orientale da una famiglia di tipografi, compì studi classici e iniziò
l'attività libraria ancora giovanissimo in una libreria di Berlino.
Trasferitosi in Italia, a Verona, venne assunto
nella Libreria Münster (Münsterschen Antiquariat di W. Goldschagg) nel 1883
come direttore della sezione antiquaria.
Nel 1886 aprì a Verona una propria Libreria
dove coniugò il commercio antiquario con lo studio del libro e dei testi
dell'umanesimo e del rinascimento. La
prima edizione è un catalogo di vendita Livres rares et précieux des XV et
XVI siècles. I cataloghi redatti in maniera scientifica, con
accurate descrizioni e analisi degli esemplari posseduti, stampati in
sontuose forme grafiche con decorazioni ed illustrazioni, divennero una
delle caratteristiche aziendali e diffusero in tutto il mondo la conoscenza
del libro antico e degli studi filologici ed artistici e ricambiati con
nutriti ordini e numerosi visitatori.
L'espansione del commercio portò Leo S. Olschki
a cambiare sede, trasferendosi a Venezia nel 1890.
La libreria, che assunse la ragione sociale di
"Libreria antiquaria ed editrice", divenne un centro di ricerca sistematica e di
catalogazione del libro antico.
La cultura umanistica ed erudita del proprietario ampliò l'attività
alla vendita e alla pubblicazione di studi danteschi e di ricerca
bibliografica, storica e artistica sul Rinascimento.
Nel 1897 si compì il terzo e definitivo
trasferimento dell'azienda a Firenze, città simbolo del Rinascimento e
centro di attrazione culturale e commerciale-antiquario per tutti quelli
stranieri, europei e statunitensi, che guardavano ad un passato glorioso.
A tutti i collezionisti, agli appassionati
bibliofili e agli amanti del libro come oggetto d'arte Leo Olschki aprì la
sua bottega in Lungarno Acciaiuoli arricchita da ricerche ed acquisti nelle
più importanti aste internazionali.
Agli studiosi, agli eruditi, alle Accademie,
agli Istituti culturali aprì le sue edizioni.
Gli studi danteschi, la filologia, la storia
dell'arte furono i punti di contatto con gli intellettuali e gli studiosi
cittadini.
In molti iniziarono a frequentare la libreria e
la casa di Leo. S. Olschki: da D'Annunzio al professor Pio Rajna, da Cosimo
Ridolfi, che diresse il nuovo periodico "la Bibliofilia", ai
bibliotecari Giuseppe Fumagalli e Guido Biagi.
Il rapporto con Biagi, parente e collaboratore
di Giulio Cesare Sansoni e della Sansoni, portò alla Olschki la
"Rivista delle Biblioteche", ma soprattutto fornì il contatto con
il Ministero della Pubblica Istruzione e con il mondo delle biblioteche
pubbliche, un mercato fondamentale
per un editore di cultura erudita.
La storia della giovane e specializzata casa
editrice si snoda per tutto il novecento tra successi e persecuzioni, consolidando le
pubblicazioni erudite e di alta cultura e ampliando sempre di più la
"rete" di clienti, Istituzioni, Biblioteche da raggiungere con i
famosi Cataloghi la cui lettura recava sempre nuove sorprese e gustose
proposte per gli amanti del libro.
Olschki si trasferì in Svizzera durante il
primo conflitto mondiale e
rientrò a Firenze nel 1920 continuando la tradizione e figurando ai primi
posti per l'esportazione del libro italiano.
Negli anni trenta la casa editrice ampliò i
rapporti con le istituzioni moltiplicando le collane storiche e
filologiche, fondamentali furono le collane di studi umanistici realizzate
con l'appoggio di Giovanni Gentile e con l'apporto di Paul Oskar
Kristeller.
Le leggi razziali costrinsero Leo Olschki all'esilio in Svizzera, dove si
spense nel 1940.
I figli Aldo, Cesare e Leonardo cercarono in
tutti i modi con le ampie relazioni instaurate di conservare il nome
originale,ma nel giugno del 1939 la ragione sociale divienne
"Bibliopolis", lasciando le iniziali "L.S.O" come sigla
"Litteris servibitur orbis".
Il figlio Aldo proseguì l'attività della casa
editrice, mentre il fratello Cesare si dedicò alla libreria antiquaria.
Superata la guerra venne ripristinata l'intestazione originale "Leo S.
Olschki Editore".
Nel 1963 alla morte di Aldo subentrò il figlio
Alessandro che continua tuttora,
affiancato dai figli Daniele e Costanza, la difficile avventura di
essere "editore di cultura".
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