«Fioca e un po' profana». La voce del Sacro in Primo Levi
«Feeble and a Bit Profane»: the Voice of the Sacred in Primo Levi
Torino
: Einaudi
, 2018
XXI - 211 pp.
ISBN: 978-88-06-23777-6
€ 20,00
Con testo in lingua inglese a fronte - Traduzione di Gail McDowell
Questa nona Lezione Primo Levi non si propone naturalmente di risolvere il complicato rapporto tra lo scrittore e l’Ebraismo; vorrebbe semmai osservarlo da un’angolatura insolita.
Fioco e profano sono aggettivi che ritornano spesso in Primo Levi. «Fioco» non significa debole o fiacco, quanto piuttosto mite; ma anche tenue, sommesso, difficile da intercettare. «Profano» è l'inesperto, chi non ha una lunga pratica in certe cose, il non-specialista. Il profano è vagamente imparentato con il «dilettante», colui che fa le cose per gioco, un personaggio che ci è già noto.
Può apparire strano il tragitto di uno scrittore illuminista come il chimico Primo Levi lungo i sentieri del sacro. Eppure questo tragitto è riscontrabile in diverse sue opere. D'altra parte Levi amava definirsi un «centauro», una creatura ibrida, e la sua fisionomia appare duplice da tanti punti di vista. Certo, quando entra in contatto con la scrittura biblica o, in generale, con le tradizioni del popolo ebraico la sua voce può risultare «fioca e un po' profana», come lui stesso, indirettamente, suggerisce. Non è uno scrittore di vena mistica e religiosa; tuttavia, nel «Canto di Ulisse» di Se questo è un uomo, nel racconto «Carbonio» del Sistema periodico e altrove, lo stile di Levi tocca corde profonde come i concetti di impurità e di colpa, antiche come le preghiere ebraiche, solenni o parodiche come i versi di Dante.
Gli autori indagano le varie direzioni di queste allusioni alle radici di ciò che è sacro: con non poche sorprendenti scoperte.
Fioco e profano sono aggettivi che ritornano spesso in Primo Levi. «Fioco» non significa debole o fiacco, quanto piuttosto mite; ma anche tenue, sommesso, difficile da intercettare. «Profano» è l'inesperto, chi non ha una lunga pratica in certe cose, il non-specialista. Il profano è vagamente imparentato con il «dilettante», colui che fa le cose per gioco, un personaggio che ci è già noto.
Può apparire strano il tragitto di uno scrittore illuminista come il chimico Primo Levi lungo i sentieri del sacro. Eppure questo tragitto è riscontrabile in diverse sue opere. D'altra parte Levi amava definirsi un «centauro», una creatura ibrida, e la sua fisionomia appare duplice da tanti punti di vista. Certo, quando entra in contatto con la scrittura biblica o, in generale, con le tradizioni del popolo ebraico la sua voce può risultare «fioca e un po' profana», come lui stesso, indirettamente, suggerisce. Non è uno scrittore di vena mistica e religiosa; tuttavia, nel «Canto di Ulisse» di Se questo è un uomo, nel racconto «Carbonio» del Sistema periodico e altrove, lo stile di Levi tocca corde profonde come i concetti di impurità e di colpa, antiche come le preghiere ebraiche, solenni o parodiche come i versi di Dante.
Gli autori indagano le varie direzioni di queste allusioni alle radici di ciò che è sacro: con non poche sorprendenti scoperte.
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Lezioni Primo Levi