Il poeta veneziano settecentesco Giorgio Baffo aveva tutte le carte in regola sia come uomo che come intellettuale frequentatore di caff�, sia come poeta libertino, per suscitare l'interesse di Piero Chiara. Infatti scrive di lui il romanziere luinese: �Ultimo di una famiglia patrizia che risaliva al XII secolo, Giorgio Baffo nacque a Venezia il 1� agosto 1694 da Gio. Andrea e da Chiara Querini, e a Venezia mor� il 29 luglio 1768. Fu sovrintendente alle Beccarie, camerlengo a Brescia e poi magistrato nella Quarant�a criminale per poco tempo. Il resto dei suoi settantatr� anni lo visse tra il Ridotto, la Bottega d'Acque o gelateria dei Grigionesi a Santo Stefano, la Bottega di Caff� del Biricci in Calle dei Fabbri e la malvasia del Lazzaroni in Frezzaria, luoghi nei quali lo pedinava assiduamente Giovanni Battista Manuzzi, il confidente del Tribunale degli Inquisitori che denunci� anche il Casanova. [...] Recitava, il Baffo, o leggeva, le sue sonettesse e i suoi madrigali, scritti su dei foglietti che teneva in tasca insieme alla pezzuola gialla da naso e alla tabacchiera, introducendosi nei crocchi o avvicinandosi all'orecchio degli amici libertini. Poi ciabattava verso un altro caff� o un'altra malvasia ad ingannare le ore della sua povera vita, allietata da qualche amore passeggero o soltanto dal sogno d'un amore, mai raggiunto. E pi� che altro dal gusto del parlare aperto, del chiamar le cose col loro nome, del fare scandalo per sollevare brutalmente il velo d'impostura che copriva i baccanali pubblici e privati di Venezia.�

Lo scritto di Federico Roncoroni che chiude il volume raccondando la storia editoriale dell'opera riporta ampi stralci dei documenti custoditi presso Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, fascicolo Piero Chiara, Segreteria editoriale autori italiani.