�Ho molta difficolt� di parola, ma ho altrettanta difficolt� di scrittura. Non scrivo mai di getto. I miei manoscritti sono pieni di cancellature, di rimandi, di inserimenti. Invidio molto chi sa parlare e sa scrivere direttamente. A me il pensiero si presenta sempre molto ingarbugliato, lo devo mettere in ordine, fissando alcuni nuclei. La forma ha le sue imposizioni.�

Cos� Italo Calvino racconta se stesso in una delle centouno interviste raccolte in questo volume, curato da Luca Baranelli e con un saggio introduttivo di Mario Barenghi. Le interviste, rimaste finora confinate nei giornali e nelle riviste che le avevano a suo tempo ospitate,�coprono un arco di tempo di trentacinque anni e costituiscono una scelta molto ampia e rappresentativa di tutte quelle concesse dallo scrittore a giornalisti italiani e stranieri.

Con il pretesto di rispondere alle domande dei suoi interlocutori, Calvino traccia una sua autobiografia mobile e sfaccettata. Parla delle sue letture, riflette sullo stato della letteratura italiana e straniera, sul rapporto tra lingua e dialetto. Racconta della sua passione per il cinema e il teatro, narra dei suoi scrittori prediletti, sia classici (Ariosto, Galileo, Leopardi, Stendhal, Poe, Stevenson, Conrad, Flaubert) sia contemporanei (Montale, Pavese, Vittorini, Fenoglio, Pasolini, Sciascia, Manganelli, Val�ry, Kawabata, Borges, Nabokov, Queneau). Ricorda�la propria parabola politica giovanile e la politica in generale, la scoperta degli Stati Uniti, il terrorismo degli anni Settanta e il "neo-individualismo" degli anni Ottanta. Sottolinea l'importanza del suo rapporto con le citt� (Sanremo, Torino, Venezia, Parigi, New York), si interroga sul futuro dell'uomo e dell'universo.

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