All’indomani del conflitto, Holroyd-Reece tenta di rilanciare Albatross e riporta parte della produzione in Italia presso Mondadori. Si progettano collaborazioni con editori di vari paesi per distribuire i nuovi volumi, come è possibile intuire dai diversi marchi editoriali che compaiono sulle copie conservate da Fondazione Mondadori: Mondadori a Milano, H. Aschehoug and Company a Oslo, P.A. Norstedt & Söner a Stoccolma, Steen Hasselbalchs Forlag a Copenaghen; e ancora, Marcel Didier a Bruxelles e Parigi, Ediciones Albatross a Madrid, Portugalia Editora a Lisbona e A.W. Sijthoff’s Uitgeversmaatschappij N.V. nei Paesi Bassi. Dalla corrispondenza di Mondadori, apprendiamo anche di tentativi di esportazione in America del Sud.
Oltre alle cartoline editoriali, i volumi di questi anni contengono segnalibri che promuovo l’ascolto della BBC radio. Non è un caso: nel 1947 Albatross viene selezionata per il British Book Exports, il programma del governo britannico che facilita la vendita di libri nell’Europa liberata. Si tratta però degli ultimi anni di attività: in crescenti difficoltà economiche, accerchiata da problemi contrattuali e dalla competizione di collane economiche, la casa editrice viene chiusa nel 1955.
Nella seconda metà degli anni quaranta, il mondo editoriale è profondamente cambiato dall’era più fortunata di Albatross. Se su questa casa editrice, scrive Harold Raymond di Chatto & Windus nel 1947, «l’opinione degli editori non è stata in passato troppo concorde», resta la funzione svolta da Albatross nell’anticipare alcune tra le tendenze editoriali più significative del secondo Novecento, e l’immensa opera di distribuzione di testi in lingua originale a milioni di lettori.
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