Negli Stati Uniti rallentano le vendite di e-book, ma il ciclone Amazon, in digitale e su carta, continua a sembrare inarrestabile. Il 2013 è però l’anno delle start up – in particolare quelle dedicate allo sviluppo di strumenti per la creazione di prodotti editoriali digitali (come Inkling, o l’italiano PubCoder) – e della definitiva affermazione dell’ePub come standard globale.
Nella sua ultima intervista, rilasciata di recente dopo essere diventato amministratore di Harper Collins Uk, Charlie Redmayne ha esortato gli editori a riappropriarsi della capacità di raccontare delle storie, declinandole sui diversi media e producendo contenuti per tutti i possibili canali distributivi e i device. «Gli editori sono sempre stati le organizzazioni più creative e innovative, ma io penso che con l’arrivo della rivoluzione digitale siamo arrivati a un punto in cui abbiamo smesso di creare e innovare… Pensiamo che produrre un e-book sia sufficiente.» Secondo Redmayne, che è stato l’ideatore di Pottermore, l’industria editoriale deve andare oltre gli e-book e gli audiolibri e pensare a creare contenuti per i diversi device: applicazioni, giochi, video ecc. Perché sono le storie che fanno la differenza e senza grandi storie non si va lontano.
Ma in quale contesto complessivo si collocano tali considerazioni? Il panorama in cui operano gli editori, in effetti, negli ultimi anni è decisamente cambiato: gli utenti sono ormai assuefatti all’utilizzo delle tecnologie – personal computer, e-reader, smartphone o tablet che siano – per leggere e per consultare i contenuti editoriali e di vario genere. Per moltissimi editori la versione digitale dei propri prodotti è diventata solo uno dei possibili formati e viene messa in commercio in contemporanea con quella cartacea. L’utilizzo dei social media come strumento di comunicazione e marketing si sta diffondendo sempre più. All’interno delle aziende editoriali esistono figure professionali competenti dedicate specificamente alla gestione dei prodotti e processi digitali.
Come ogni anno proveremo a raccontare i fenomeni in atto e a identificare alcuni degli eventi salienti che hanno caratterizzato l’evoluzione del mercato.
Cominciamo dal fenomeno che ha maggiormente monopolizzato l’attenzione negli anni scorsi: il mercato degli e-book.
Se si analizzano gli ultimi dati di Bowker Market Research, per la prima volta dopo anni di forte crescita, nel 2013 si è assistito negli Stati Uniti al rallentamento delle vendite di e-book: le quote di mercato sono cresciute ancora, ma non più ai tassi elevati degli scorsi anni.
Secondo l’Association of American Publishers (Aap), a fine 2012 il mercato degli e-book negli Usa copriva più del 22% delle vendite complessive, vale a dire un +17% rispetto al 2011. Secondo i dati più recenti sembrerebbe però che la crescita nel 2013 si sia ridimensionata e che il mercato stia giungendo a maturazione, anche se in alcuni segmenti, come per esempio la narrativa per adulti, alcuni editori (Simon & Schuster) dichiarano vendite di e-book per un 30% del loro fatturato, e le vendite all’estero sono cresciute del 7,2%. La quota di Amazon nel mercato e-book è salita al 29% nei primi sei mesi del 2013, rispetto al 28% del corrispondente periodo del 2012: a seguire Barnes & Noble, la cui quota è passata nello stesso periodo dal 19% del 2012 al 21% del 2013.
Secondo i dati di Bowker anche il mercato delle vendite di libri di carta sta cambiando rapidamente: le catene librarie hanno perso più del 20% del mercato, mentre le vendite online crescono ,con Amazon sempre in prima posizione con il 44% delle vendite a valore rispetto al 39% dell’anno precedente.
Anche in Inghilterra gli e-book nei primi sei mesi del 2013 hanno raggiunto una quota di mercato del 20% rispetto al 15% del 2012.
Altri mercati in Europa sono invece ancora indietro rispetto a quello anglosassone. La Germania, che pure ha avuto una cre-scita elevata, ha raggiunto a giugno 2013 il 5% partendo dal 2,4% dello scorso anno, e si stima che per le novità la percentuale si atte-sti tra l’8 e il 10%. Circa il 50% delle vendite sembrerebbe essere effettuato tramite Amazon.de, seguito dalle due principali librerie online tedesche, Thalia e Weltbild, che insieme fanno il 34%, e da Apple che copre il 10% del mercato. In Francia l’associazione di categoria degli editori, il Syndicat national de l’édition (Sne), sti-ma la percentuale di mercato degli e-book in circa il 3% del totale del mercato. In Italia le stime dell’ufficio studi dell’Aie per il 2012 sono tra 1’1,8% e il 2% del mercato trade. Bisogna però tener con-to che spesso questi dati non considerano i prodotti pubblicati dai nuovi editori digitali e il mercato del self-publishing, per ora zone d’ombra nelle statistiche ufficiali.
Si tratta in tutti i casi di un mercato in cui le versioni digitali sono l’esatta replica in formato digitale, ePub o Pdf, della versione cartacea.
Le iniziative più nuove in questo ambito riguardano le modalità di commercializzazione, come il progetto Kindle Match-Book di Amazon (https://www.amazon.com/gp/digital/ep-lan-ding-page?ie=UTF8&’’’Version’’’=l&“entries’’’=0), che offre la possibilità di acquistare la versione cartacea e digitale insieme, e altre che si presentano a vario titolo come il Netflix degli e-book, come Oyster, Scribd, Skoobe o 24Symbols, i quali propongono diverse modalità di accesso in abbonamento o il lancio di collane editoriali solo digitali o digital first.
Tutte le altre sperimentazioni di formati multimediali o arricchiti di cui si è parlato parecchio negli scorsi mesi, pur molto interessanti, non si sono per ora trasformate in quote di mercato rilevanti.
Anche sul fronte delle applicazioni gli editori tradizionali stanno facendo fatica a trovare la loro strada, mentre le iniziative più interessanti, spesso orientate al mondo dei più piccoli, nascono da altri attori o da aziende collegate, come nel caso di Toca Boca, marchio di successo con applicazioni bestseller per bambini diffuse a livello internazionale, che non tutti sanno essere una start up dell’editore svedese Bonnier, il quale ha recentemente raggiunto il traguardo di cinquanta milioni di download sull’App Store, approcciando però questo mercato con logiche molto diverse da quelle tradizionali e operando a livello internazionale in cinquantanove paesi. Anche la Disney dopo aver sperimentato varie formule editoriali ha avuto poi successo con l’applicazione Where’s My Water, che è molto più vicina a un videogioco che a un prodotto editoriale. Sono i primi segni della tendenza evidenziata da Redmayne o sono solo casi fortunati? Sicuramente cambiano le tecnologie, i processi produttivi e le figure professionali coinvolte, però in tutti i casi uno degli elementi fondamentali del successo è la conoscenza del proprio target di riferimento, dei prodotti concorrenti e la qualità con cui i prodotti sono realizzati: tutte competenze tipiche delle aziende editoriali.
Il 2013 è stato anche l’anno delle start up e della discussione su se e come gli editori possano/debbano collaborare con loro. Il rapporto di Javier Celaya di Dosdoce (http://www.dosdoce.com/articulo/estudios/3815/how-to-collaborate-with-startups/) ha evidenziato come il colloquio tra i due mondi non sia facile e come spesso gli interessi in gioco siano molto diversi. Parecchie delle iniziative presentate con molta enfasi nelle diverse conferenze internazionali non hanno in realtà avuto il successo sperato. Stanno però nascendo, anche sulla scorta delle esperienze passate, nuove realtà che sembrano essere più promettenti e alcune delle acquisizioni fatte nell’anno, una fra tutte quella di Goodreads da parte di Amazon, sono il segnale che gli editori devono monitorare con attenzione quanto accade fuori dalle loro mura, per poter comprendere meglio l’evoluzione in atto. Uno degli ambiti quest’anno più interessanti è stato quello dei tool per la produzione di prodotti editoriali digitali multimediali e interattivi, legati anche alla evoluzione dei formati e in particolare alla diffusione dell’adozione dell’ePub3 e dell’Html5, dove, secondo me, sarà opportuno seguire attentamente l’evoluzione di realtà come Inkling a livello internazionale, o PubCoder a livello nazionale. L’altro ambito in cui la spinta innovativa è stata forte è quello legato all’evoluzione del mercato educativo, per quanto riguarda sia le nuove forme di apprendimento e insegnamento che utilizzano le tecnologie sia i nuovi prodotti e servizi.
Anche per quello che riguarda i formati che è possibile utilizzare nella creazione dei prodotti digitali ci sono state evoluzioni interessanti, che vedranno esprimere appieno il loro potenziale nel 2014 e che potrebbero portare alla messa sul mercato di prodotti editoriali multimediali e interattivi di nuova concezione, disponibili sia nella versione scaricabile sia in quella ePub consultabile solo online.
Tra i principali formati che possono essere utilizzati per la produzione di libri digitali interattivi ci sono l’ePub3 e l’Html5. Per entrambi sono in corso, a livello internazionale, alcune recenti iniziative che può essere interessante conoscere e monitorare. A ottobre dello scorso anno è stata rilasciata la nuova versione dell’ePub3 che permette la creazione di prodotti editoriali digitali interattivi, arricchiti con elementi multimediali, e offre agli editori la possibilità di implementare nuove funzionalità anche per libri con impaginati complessi. L’ePub3 supporta anche specifiche legate all’accessibilità per persone con disabilità visive, in quanto incorpora le specifiche dello standard Daisy. In prospettiva è il formato per la produzione di versioni accessibili. L’ePub è un formato di distribuzione e di interscambio per pubblicazioni digitali, che si basa su standard web come Html5, Css, Svg. L’Idpf, l’organizzazione che gestisce l’ePub, ha recentemente avviato da un lato una serie di iniziative finalizzate a promuovere l’adozione dello standard ePub3 presso gli editori, in particolare negli Stati Uniti e in Asia, e dall’altro sta collaborando, tramite la Readium Foundation, a una serie di progetti finalizzati alla messa a disposizione sul mercato di strumenti di lettura ePub3 compliant, che siano quindi in grado di interpretare in modo completo tutte le funzionalità specifiche dell’ePub3 che gli editori vorranno implementare nei loro prodotti digitali. Nello scorso mese di luglio, l’Aap ha ufficialmente supportato l’adozione dell’ePub come standard di distribuzione globale per gli e-book e ha avviato l’ePub3 Implementation Project, della durata di sei mesi, finalizzato a promuovere una rapida adozione dell’ePub3 nel mercato editoriale Usa grazie anche al coinvolgimento e alla collaborazione di tutti gli attori della filiera (produttori di device o di sistemi di lettura, aggregatoti di contenuti digitali, retailer, sviluppatori di tecnologie assistive, organizzazioni che rappresentano persone con disabilità visive ecc).
Nel 2014 ci saranno anche novità sul fronte delle applicazioni di lettura per i prodotti ePub3, in quanto è in corso di sviluppo da parte della Readium Foundation una serie di opzioni open source di tipo commerciale e i principali sviluppatori di applicazioni di lettura stanno lavorando alla progettazione e allo sviluppo di soluzioni, sia in forma di applicazioni scaricabili per i diversi sistemi operativi (iOS, Android ecc.) sia come soluzioni cloud based, che supporteranno le funzionalità previste dallo standard ePub, le quali verranno presentate sul mercato nei primi mesi del prossimo anno.
L’ultimo tassello di questa evoluzione che vede una convergenza sempre più ampia tra il mondo dell’editoria e il mondo del web è la stretta collaborazione, avviata nel 2013, tra il World Wide Web Consortium (W3c), la comunità internazionale che opera per sviluppare gli standard per il web, e in particolare l’Html, l’Idpf e più in generale il settore editoriale. La collaborazione ha come obiettivo condiviso quello di far evolvere in modo coordinato gli standard in uso nel settore editoriale come l’ePub e quelli in uso per il web, come l’Html5, ottimizzando gli sforzi e proponendo soluzioni che possano facilitare e migliorare i processi produttivi crossmedia.