Con la stessa cura attentissima e maniacalmente perfezionista che ne ordinava la redazione veniva preparata la confezione editoriale del Patalogo.
Se l’impostazione impaginativa e il piglio dell’apparato illustrativo “filtrano” dalle copertine (soprattutto nei primi numeri), suggeriti dalla grafica composta o sorvegliata da Pierluigi Cerri, così il tono dei contenuti e la linea degli interventi, e lo “spirito” del volume, sono condensati negli assaggi saporosissimi delle quarte.
Nell’arguzia di poche righe sono sunteggiate le centinaia di pagine del Patalogo, punto per punto, un paio di parole per punto: pezzi di bravura, virtuosismi dell’epitome più esasperata, capolavori di concentrazione. Scritti in totale e scatenata libertà da ogni vincolo formale o di stile. Punteggiati o no, più o meno informativi sui “numeri” dell’interno, discorsivi o telegrafici, sospesi o chiusi da uno slogan. Ironici e divertiti, tutti un lazzo, un frizzo, un bisticcio, un calembour. Spesso, naturalmente, cascanti a catalogo: e allora a maggior ragione infiammati nella furia riboboleggiante e giocosa degli accostamenti più farseschi, fino alla deformazione sfacciata del celebre e dell’illustre.
Queste quarte esuberanti e contrattissime non sono firmate. Ma quel gusto antiquario per gl’inserimenti degl’inattuali apostrofi è capriccio singolare e tipico della mano di Franco Quadri.
Le quarte dei Pataloghi sono composte in questa continua reinvenzione fino al numero venticinque. Da lì, due volumi con quarta fotografica, senza testo, e poi nulla più che elenchi alfabetici dei “nomi dell’anno”, dei collaboratori o autori dei contributi, o degli indici alfabetici delle “Tendenze” del Patalogo.
Riporto di seguito, insieme alle riproduzioni delle quarte di copertina dei Pataloghi di cui si sia detto qualcosa nel “blocchetto” precedente (senza distinzione per le quarte identiche dei due volumi del Patalogo due, escludendo il trenta e il trentadue, aggiungendo il venticinque), le trascrizioni dei testi: con una scansione più evidente e razionale che supporti la lettura delle quarte più disarticolate o dei passi bizzosi fino al garbuglio.
Patalogo uno
«Cinema, teatro, musica lirica, televisione, jazz, rock, pop – 608 pagine, 1003 foto, 496 film, 252 spettacoli, 176 opere, 83 festival – La stagione in e off nelle capitali straniere – Ballare come John Travolta e cantare come la Callas – Le stagioni del nostro sexy: tutto sul cinema erotico all’italiana – Referendum dei critici e premi Ubu per i migliori 77-78 – Tutto il jazz dell’anno: gli europei spettacolarizzano – Storia di un regime in 25 compleanni Tv – Fassbinder, Taviani, Wenders, Bunuel, Bergman, Scorsese – Al grido di “Pelo pelo” le Streghe – L’anello di Chéreau e la pira di Ronconi – Un saggio critico su Portobello – Teatro ovunque: in casa, allo stadio, in fabbrica, sul treno, in piazza, nei cimiteri, al lavatoio… – Elvis, Evita e il Che – È sempre doporiforma – Intellettuali e calciatori tra Guerre stellari e Incontri ravvicinati – Ecce Nanni – Spazio Gae – Cage express – Ciao Marco – Il ritorno dei mattatori e il popolare come kitsch – Le due metà del cinema cinese: quella di Mao e quella di Bruce Lee – La coda della lingua: la scena è delle donne – Un padre del film-mélo: l’anno di Douglas Sirk – Gl’incassi, gli attori più redditizi, gl’indici di gradimento – Dal ritorno del naturalismo al teatro criminale – La moviola, il replay, il marchio Rai, il rullo, il palinsesto – Stein, Bene, Grüber, Kantor, Strehler, Brook, Foreman – Dal Mundial alla Papessa Giovanna – Il dissenso e il caso Ljubimov – Queen Lear».
Patalogo due
Volumi uno e due:
Cinema, teatro, musica lirica, danza, balletto, musica disco-rock, televisione. 624 pagine [numero che non torna: le pagine sono complessivamente 608, come nell’unico volume del Patalogo uno], 1391 foto, 452 film, 416 spettacoli, 190 opere, 113 festival, 68 balletti, 115 discoteche, 15028 personaggi, attori, attrici, cantanti, operatori, registi, cameramen, presentatori, animatori, morti, aspiranti, freak, fan e star – Tutto su un anno di spettacoli: i cast, i protagonisti, le tendenze, le stagioni in e off nelle capitali straniere ma anche in provincia, i concerti rock, gl’incassi, gli attori più redditizi, gl’indici di ascolto, le scelte dei critici, i premi Ubu – Tra le sue sezioni speciali: I film dell’anno dall’Albero degli zoccoli al Cacciatore al boom del film musicale e di Fassbinder – Il cinema poliziottesco italiano: la prima storia completa di un genere popolare – Il cinema americano nei giorni di Apocalypse Now e di Manhattan: i registi della New Wave e gli ultimi divi – Dossier Carmelo Bene tra mattatrici, femministe, travestiti, one-men-show, nuovi mistici e Magazzini Criminali – La poesia alla ribalta, in cantina, a convegno, in performance, sulla spiaggia – Teatro-musica: l’avanguardia sonora, Garinei & Giovanni Story, il musical secondo Arbasino, l’opera rock sovietica, altri suoni da Pechino a Teheran – L’anno Berg-Stravinskij e le Lulu dell’anno – Da Béjart a Berishnikov con la storia della nuova danza – Disco now: l’ultima mania del ballo – Dall’Histoire de Zero a Dalla-De Gregori, da Patti Smith a Iggy Pop – De-evoluzione, de-menza, de-gradazione – L’epopea dell’Altra Domenica un anno dopo – Tutto sulla televisione USA, da Fonzie agli scandali, dal Kolossal alla soap-opera – Il Patalogo due: lo spettacolo dello spettacolo, la storia e il costume, le mode e il Kitsch, il meglio ma anche il peggio».
Patalogo cinque & sei
Volume uno:
«Speciale, numero doppio, due anni di teatro. Tutto quello che c’è da sapere sulle stagioni 1981-82 & 1982-83 e anche quello che non vi aspettereste di trovare. – Dati e analisi di 724 spettacoli e 134 festival, il ritorno di Gassman e l’avvento di Lavia, Cortese e Falk, Magazzini Criminali, Ronconi, Carmelo Bene, Era… ’na sera ’e… Maggio, Albertazzi e Mauri, Proclemer e Moriconi, Mimma e Pamela, Cobelli e Trionfo, Eduardo e gli altri De Filippo, Beckett e Bernhard, gli Shakespeare giapponesi di Ariane Mnouchkine, Pirandello e De Simone, Goethe e Schiller, Genet per Chéreau e per Stein, Pina Bausch e Jon Hassel, Grüber e le Olimpiadi di Wilson, Mick Jagger e David Bowie in tournée. Lohengrin-Sciarrino e Gaia Scienza, Amado mio + Corto Maltese, i Legnanesi e Gino Bramieri, Tango glaciale, Kleist secondo Deleuze e Guattari, Garibaldi e la Vedova allegra, i Premi Ubu, le mostre, i convegni, le polemiche e le pagelle dei critici, i segreti dei registi, la saggezza e le gaffe di divi e divine, i personaggi di oggi e quelli di domani. – Tutto lo spettacolo di due anni e tutto quello che se ne è detto».
Volume due:
«Speciale, numero doppio, due anni di cinema e di televisione. Tutto quello che c’è da sapere sulle stagioni 1981-82 & 1982-83 e anche quello che non vi aspettereste di trovare. – Cinema: film d’autore e pratiche basse nei dati completi di 816 film: Bertolucci e Antonioni, la coppia d’oro Muti-Celentano, i trionfi di Spielberg e i tonfi di Cimino, David Bowie divo per Oshima, Oscar Gandhi e Victor Victoria, Carmen Russo o Lori Del Santo?, i nuovi horror all’americana, tutto Fassbinder e il cantuccio Querelle, la meteora Belushi, Wenders Leone d’Oro, il mondo nuovo e fuga da New York, Tarkovskij, Carpenter, la Trotta, Syberberg, Herzog, Verdone, il secondo Troisi e il ras Abatantuono. E poi gli effetti speciali: nani, scimmioni, computer graphic e mostri di pezza, E.T., Tron, Eraserhead e Blade Runner, tutti i lupi mannari dal cinema muto a oggi. E il cinema francese dal Tempo delle mele al Bel matrimonio: Belmondo e Depardieu, Huppert e Adjani, Truffaut, Bresson, Godard e soprattutto Rohmer, ma anche Chéreau e Beineix. – Televisione: due anni di Rai e Tv private tra sceneggiati, varietà, sport e telequiz, aste in diretta e Mondiali di calcio, Dallas Dynasty e Flamingo Road, Pippo Baudo e Gianni Minà, Tortora e Costanzo chi scende e chi sale, Marco Polo e Verdi, Evita e Masada, Berlin Alexanderplatz e i funerali di Grace Kelly, il bestiario dei telecronisti sportivi e la pubblicità selvaggia. – Per finire, video, ultima mania: videonastri, videoregistratori, videoteca ideale, video pirata, video d’arte, videogame, pornovideo, videodischi, videomusic, videomagazine. – Tutto lo spettacolo di due anni e tutto quello che se ne è detto».
Patalogo Otto & Nove
«Il Patalogo otto-nove, volume cinema: l’informazione per eccesso. – Più ricco, più pagine, più foto, più film, più attori, più festival, più dati. Numero doppio: in un unico volume le ultime due stagioni di cinema schedate al computer, un cumulo di informazioni irrinunciabili. – I ‘must’ del Patalogo. La British Film Renaissance da “Brazil” a “Ballando con uno sconosciuto”. Il corpo ‘mistico e fangoso’ di Rambo e quelli ‘hardizzanti’ di Serena e Maruschka. “Heimat”: 16 ore di nostalgia. Tutti i Godard-scandalo e il gout de la beauté di Rohmer. Arrivano i nostri: Ginger, Fred, Fred e Nanni. Lo streap-tease di Kim Basinger e l’onore di Kathleen Turner, i postumi di Welles e “Fuori orario”. – Est-Ovest e viceversa: da “Ran” a “L’anno del dragone”, da “Mishima” all’America secondo Leone e Konchalovski. – Due sezioni speciali. Una mappa per orientarsi nell’isola-Ruiz, ovvero la prima filmografia completa e commentata del ‘cileno volante’, con un suo intervento in prima persona. Situazione Italia: la critica cinematografica, le riviste specializzate, le efferatezze dei cosiddetti ‘nuovi critici’ cinefilotelevisivi, gli emergenti, i sommersi. – Appendice televisione: tre casi emblematici. In diretta da Biella l’orazione fiume di Guido Angeli al re della pubblicità televisiva ruspante. Le 40 ore 40 di Raitre per i novant’anni del cinema. Il linguaggio dei nostri inviati al Messico alle prese con neologismi e disturbi via etere. – Un’enciclopedia ‘in progress’: il lusso di sapere tutto».
Patalogo dieci
Volume uno:
«Nel Patalogo dieci, antienciclopedia del teatro, il triviale e il sublime, il classico e l’effimero, i pettegolezzi e le rivelazioni, la cronaca e la storia del teatro. Edizione straordinaria: il Patalogo del decennale, con le schede complete di 702 spettacoli made in Italy, gli attori, i festival, i premi e i maggiori eventi della scena internazionale. E soprattutto dieci anni di teatro e tutto quello che c’è da salvare e tutto quello che c’è da buttare secondo il Patalogo e nelle opinioni di Agostini, Albertazzi, Almansi, Alonge, Arosio, Arroyo, Attisani, Aulenti, Avogadro, Bacci, Baffi, Baj, Banu, Barba, Barberio Corsetti, Barilli, Bartolucci, Bergero, Betti, Borsoni, Brizio, Canali, Capitta, Caporossi, Capriolo, Carraro, Castri, Cerri, Cherif, Chiappori, Chiesa, Cirio, Colomba, Corrao, D’Amburgo, Danzuso, De Angeli, De Bernardinis, De Capitani, De Chiara, De Matteis, Di Giammarco, Di Leva, Di Marca, Dorfles, Fabbri, Feletti, Ferrone, Filippini, Fiore, Fo, Gassman, Geron, Grande, Gregori, Gualtieri, Jourdheuil, Kezich, Landi, Lettoli, Lombardi, Lucchesini, Malcovati, Mannoni, Mantegna, Manzella, Martone, Meldolesi, Mezzadri, Molinari, Montaruli, Morganti, Moriconi, Moscati, Nicolini, Palazzi, Palli, Pancrazi, Pani, Parenti, Pariset, Piccioli, Poesio, Polacco, Pomodoro, Prosperi, Remondi, Cesare Ronconi, Luca Ronconi, Ronfani, Rosso, Ruffini, Rusconi, Sangermano, Savarese, Scabia, Shammah, Siciliano, Silvera, Società Raffaello Sanzio, Taddei, Tavani, Tiezzi, Trezzini, Ursini Ursic, Vacis, Valle, Volli. Tutto sul teatro dalla A alla V».
Volume due:
«Edizione straordinaria: il Patalogo del decennale, l’antienciclopedia del cinema, con la borsa dello spettacolo, i film più quotati, i personaggi in rialzo, il crack dei festival, le cinematografie rampanti e quelle in ribasso. – Scandalosa Isabella in “Velluto blu”, “Il raggio verde”, “Il colore viola”, Scorsese dal “Colore dei soldi” al b/n dello spot di Armani; in viaggio con Stone dal Vietnam a “Salvador”, l’eco del “Nome della rosa”, due volte Blake Edwards, Benigni formato esportazione, “Uomini” dalla Germania. British way of cinema: il gaio Pakistan di “My Beautiful Laundrette”, l’Italia di “Camera con vista”, l’India dell’“Assam Garden”; il barocco di “Caravaggio” e il “Gothic” di Ken Russel. David Bowie “absolute beginner” nel “Labirinth”, Dexter Gordon “Round Midnight” e “True Stories” di David Byrne. Cruise, Everett, Dennis Hopper, Golino, Chiari, ancora e sempre Sandrelli. “Italian Fast Food”: i ragazzi della curva B, del pony express, dei “Grandi Magazzini”, ma anche “La famiglia” di Scola, il “Capriccio” di Brass, Francesco Rosi e un film troppo annunciato, i maxi-amori di Oshima e Ferreri. – Il trionfo dei russi: dopo “Il sacrificio” di Tarkovskij, Končalovskij, Paradžanov, German, Panfilov, Klimov, Abuladze, Michalkov a zonzo per l’Occidente. – L’anno della “Luce” di Cissé, “Les baliseurs du desert”, “Il vento”, “L’homme de cendres”, il festival di Ouagadougou: dal Maghreb al Sud Africa il raid del cinema africano. – L’avvento dello spot a trent’anni dalla nascita di Carosello: i 100 dell’anno e i più brutti del mondo. “Non necessariamente”: ci sono anche il video con le sue classifiche e la Tv».
Patalogo undici
«Il Patalogo undici, tutto teatro, volume unico, onori, oneri, orrori, errori, odori, ardori, allori, amori, attori di una stagione: 290 pagine tutte patalogate a mano, 715 spettacoli e le foto son già 1003, i cast di tutti gli allestimenti, le date per gli alibi, le dichiarazioni e i commenti, i festival, le novità, le teorie, i convegni, i premi, le mostre, i libri e, naturalmente, i Premi Ubu. – Ma non solo. Le persone, i pensieri, le polemiche: Heiner Müller e Enzo Moscato autori dell’anno; Gregoretti si nasce, dialettali si diventa; Io, Kantor; tu, Alfieri (nostro contemporaneo?); Warrilow fortissimamente Warrilow; Pirandello e D’Annunzio in querelle; Yannis Kokkos, la scena in scena; la pianola di Mastroianni e la giostra dei Magazzini; un metodo per il teatrodanza; Leo d’emergenza e Teatri Uniti; Manfredi lancia Pamela; Peymann a Vienna contro il Papa e il Presidente; Tognazzi contro Missiroli; Bene contro i critici minuto per minuto (ovvero Lecce Torino 2-0); i critici contro Missiroli; una tragedia popolare; l’Ater contro l’Ater; una legge contro i poveri per un ministro con le forbici. E inoltre un Faust tra le Carmelitane, ma anche angeli, nani, femminelli, regine, re cervi, suore, serve, beate barocche, sorelle, orfani, inverni, cavalieri erranti, vu’ cumprà, piemontesi, polacchi, pecore, cavalli da finanze, camere astratte, rose, rosas, vocalizzi, laboratori, progetti (dimissioni mai). Per i fedeli lettori non mancano Grotowski e Barba. Da Mosca, da Mosca: speciale patalogo undici su tutti i russi d’esportazione con Vassil’ev astro della retroguardia. – L’undicesima volta del Patalogo per chi nell’anno della trasparenza vuol sapere tutto quello che non si potrà mai sapere su un teatro opaco».
Patalogo venti
«Un Patalogo che conta per 20 con le chiavi di lettura dei 20 numeri usciti per fare il punto su 20 anni di teatro. Ma anche l’inventario dell’ultima stagione: spettacoli, spettacoli, spettacoli, spettacoli, festival, mostre, performance, Premi Ubu, le polemiche e gli antidoti antiTv, Carmelo Bene, Carlo Cecchi, King Leo, Dario Nobel, Soc. Raffaello Sanzio choc per i grandi e gioco per i piccoli, Martone dai Quartieri Spagnoli a Sarajevo, il nuovo teatro della crudeltà coi testi scandalo dei giovani inglesi, l’arte del corpo e le tentazioni sadomaso della “terza ondata”, il flop di Baudo e il Boom di Paolini, Moscato, Scimone, Scaldati, Tarantino, Romagna Felix e peep-show in discoteca barboni in scena e scena in carcere. E il Patalogo incontra con facce sempre mutanti un’eroina pedofoba chiamata Medea e Antigone ribelle anche tra gli exbollah, e si trova sulle scene due campioni sempre attuali del multiforme emarginato Woyzeck dei giovani o nel nostro centenario Ubu pancione e surreale».
Patalogo ventidue
«Questo è il Patalogo del Secolo. – Con più di 100 pagine in più. – Porta il numero 22 anche perché è due volte doppio. Doppio per la ricchezza con cui illustra un’annata teatrale elettrizzata dal compito di chiudere un periodo: l’anno degli Amleti che ha spinto gli artisti alla ricerca dello spettacolo prototipo. Con un denso indice dei nomi che gli toglie un po’ di senso del mistero e apre le porte a una più agevole consultazione. – Doppio perché, finito il Patalogo della stagione con tutti i dati, i commenti, le perle che gli appassionati si aspettano, ne comincia un altro dedicato al Secolo Breve, un anno per pagina, ciascuna con uno spettacolo, un volto, una moda. – In un solo volume un Annuario e una Storia del Secolo: un album di quel che dobbiamo ricordare di questo maledetto Novecento che ha cambiato il teatro. Con l’usuale dose di provocazioni e di sorprese, come si addice a un Catalogo con la P della Patafisica, la scienza degl’impossibili del nostro patrono Ubu. E al Millennio ci penseremo un’altra volta».
Patalogo venticinque
«Nel Patalogo venticinque tutto il teatro del 2002 ma quale teatro nel 2003? – quando la guerra occupa un teatro e la scena riscopre la guerra da Rwanda 94 a Genova 01 – Resistere resistere resistere no a normalizzazioni e censure – ridare un posto in scena al cavaliere ubu bas, clown corto, arturo ui faccia le corna, dica barzellette purché la parte sia di presidente – anche il duce fa l’opera buffa – e la Fortezza quella da tre soldi – Moscato si maschera da Pulcinella – va al potere l’ondata dei nonni – nell’anno in cui si recita le favole i padri fanno a pezzi Hänsel e Gretel (ah se Maisie Melato lo sapesse) – e pure noi scopriamo Arpad Schilling leggiamo un Genet nuovo con Latella fra i paralleli Amleti di Federico Tiezzi e l’etnico sognare delle Albe – Ascanio trova il mito nelle cronache – ma per il nostro teatro questa è la bella crisi non per chi trasumana ma per chi organizza – Ronconi monta una scuola di regia – Ostermeier si consacra ai nuovi autori – Brook non la smette di scavare Amleto – Luc Bondy fruga nei modi d’amare – il radicalismo tedesco ci dona Pollesch la Spagna Rodrigo, un altro Garcìa ribelle – Ma il teatro è dissidenza come ripete Barba? Carne e parola come oggi in Vasil’ev? – Anche in Sicilia si scrive coi corpi come in prigione e nei luoghi dei diversi – Sarah Kane ci ha fatto vivere il morire – Carmelo ci lascia la “parola destinata a dire il Nulla della Voce-Ascolto” – Infinites implica andare oltre i confini dove la scienza può incontrar la poesia – Endogonidia vuol esser la tragedia che mai fu scritta e resta irripetibile – solo tensioni fuori controllo: e se astratto e reale collidessero?»