Un rapporto sempre più amichevole

«Per il Suo ritorno in Europa, che tanto Le deve culturalmente, il Suo editore italiano le porge un caloroso benvenuto».
Diverse missive testimoniano la partecipazione della casa editrice ad eventi significativi nella vita di Thomas Mann, come la grave malattia del 1946, il suo primo viaggio in Europa nel 1947 dopo il lungo esilio, il conferimento del titolo di dottore dell’Università di Oxford, il conferimento del Premio Feltrinelli da parte dell’Accademia dei Lincei a Roma, le nozze d’oro. Una partecipazione che mostra quanto nell’arco di dieci anni il rapporto fosse diventato sempre più stretto e amicale. Particolarmente cordiali sono i toni di una lettera di ringraziamento di Thomas Mann per il regalo ricevuto per il suo settantanovesimo compleanno:
«il prezioso ricamo che il gentile signor Federici mi ha portato per il compleanno, è stato motivo di particolare gioia, per cui La ringrazio di cuore. Faremo montare questo delicato lavoro artistico su una tavoletta, e tanti ospiti della nostra casa potranno così ammirarlo.
Au revoir, a rivederci, auf Wiedersehen!»
Dal canto suo Alberto Mondadori aveva considerato l’oggetto non come regalo, ma come ricordo tipico dell’Italia, quell’Italia amata da Thomas Mann e che lo «stima quale altissimo poeta e uomo esemplare, che con l’altezza del suo spirito e la nobiltà dei suoi sentimenti si erge a Maestro delle generazioni che, in questo mezzo secolo, hanno dovuto sostenere una lotta durissima».
Pressoché familiari appaiono i toni in una corrispondenza su un aspetto futile sulla visita a Roma nell’aprile 1953. In una lettera Mann chiede difatti ad Alberto:
«Ancora una piccola domanda esteriore. Penso che tutti gli incontri mondani previsti siano a carattere informale, tuttavia, per sicurezza, vorrei sapere da Lei se in qualche occasione avrò bisogno di un frak. Ma preferisco lasciare quel capo di vestiario a casa».
E riceve la pronta risposta dell’editore:
«No, non è proprio necessario che si porti il frak. Gli incontri mondani si svolgeranno di pomeriggio e nessuno di noi porterà un frak».

Telegramma di Arnoldo Mondadori a Thomas Mann, 20 maggio 1947

Minuta di lettera di Arnoldo Mondadori a Katja Mann, 4 giugno 1946

Lettera di Thomas Mann ad Alberto Mondadori, 17 novembre 1952

Lettera di Thomas Mann ad Alberto Mondadori, 10 aprile 1953

Lettera di Thomas Mann ad Alberto Mondadori, 9 giugno 1954

Telegramma di Arnoldo e Alberto Mondadori a Thomas Mann, 11 febbraio 1955


I giudizi su Bruno Frank e su György Lukács; la solidarietà alla Mondadori a seguito di una forte critica di una lettrice e la fiducia nella realizzazione delle Opera Omnia.

Il carteggio tra Thomas Mann e Arnoldo Mondadori ha riguardato anche la pubblicazione di opere di altri autori.
Il primo caso riguarda lo scrittore Bruno Frank, legato da una profonda e lunga amicizia con Thomas Mann, iniziata a Monaco di Baviera, dove erano vicini di casa, e poi proseguita anche nell’esilio americano. Nel 1946 Arnoldo Mondadori si rivolse allo scrittore per aver notizie sull’ultima opera di Frank, dopo averne ricevuto il giudizio positivo di Lavinia Mazzucchetti.
Thomas Mann non poté rispondere personalmente alla lettera di Mondadori, essendo ricoverato proprio in quel periodo in ospedale per un delicato intervento chirurgico ai polmoni, ma dette incarico di rispondere alla moglie Katja:
«Egli [Thomas Mann] non vorrebbe farLa attendere troppo a lungo per la risposta alla Sua lettera del 13 marzo e mi ha pertanto incaricata di comunicarLe il suo giudizio sull’ultimo romanzo di Bruno Frank. Mio marito ha sempre stimato Frank come autore raffinato e straordinariamente colto e considera la sua ultima opera, “La figlia”, la più matura e la più ricca. I rapporti umani sono avvincenti e presentati in modo plastico, l’opera è ricca di personaggi brillanti e verso la fine si espande in un grande quadro storico».
Arnoldo Mondadori si è rivolto a Thomas Mann anche per avere una prefazione all’edizione nella sua casa editrice dell’opera di Giorgio Lukàcs, Goethe e il suo tempo. In una lettera Thomas Mann ha comunicato ad Alberto Mondadori di non poter scrivere la prefazione, senza tuttavia omettere un giudizio sul grande critico ungherese e proporre una soluzione alternativa:
«Apprendo con molto piacere che intendete pubblicare un volume di saggi dell’eminente critico Giorgio Lukács. Stimo molto questo scrittore e già anni addietro, in una lettera indirizzata al’ex Cancelliere federale austriaco Seipel, lo indicai come uomo “del quale non condivido affatto la natura intellettuale, la visione del mondo, il credo sociale, nel quale però venero e moralmente ammiro uno spirito severo, puro ed elevato, le cui opere critiche L’anima e le forme, Teoria del romanzo ecc sono senza dubbio tra le cose più notevoli che in questo campo ci siano state offerte, in lingua tedesca, negli ultimi dieci anni”. Ho incluso a suo tempo la lettera che contiene queste parole nel volume di saggi Die Forderung des Tages, e ora la casa editrice A. Francke di Berna le ha adottate per la copertina della sua edizione del saggio di Lukács su Goethe e il suo tempo. Non mi sarà possibile scrivere una prefazione per la Sua edizione, poiché sono assorbito da una nuova opera narrativa che richiede anche molte letture; oltre a questo, ho preso già impegni per altri lavori secondari. Ma Lei può senz’altro, come ha già fatto l’editore svizzero, servirsi delle mie parole su Lukàcs per la prefazione o per la copertina, come meglio Le aggrada».
Espressione di forte solidarietà per l’editore italiano è stato il sostegno dato da Mann alla casa editrice Mondadori e a Lavinia Mazzucchetti relativamente alla traduzione della tetralogia Giuseppe e i suoi fratelli di Bruno Arzeni, preferita alla precedente di Gustavo Sacerdote, ma fortemente contestata da una lettrice. In una lettera a Thomas Mann, che porta la firma di tal Alice Ceresa, venivano contestate le competenze linguistiche del traduttore del romanzo e la competenza di Lavinia Mazzucchetti come curatrice delle Opera Omnia. In una lettera a Lavinia Mazzucchetti Mann ribadisce invece la sua fiducia nella competenza del traduttore, della curatrice e in generale nella Casa Editrice:
«A Pocar ho inviato la lettera irritante di una signora di Roma, che critica la traduzione di Arzeni del mio Giuseppe. Le ho già risposto, scrivendole in particolare che Lei, in qualità di curatrice, mai autorizzerebbe una cattiva traduzione e che conosco la cura che la Casa Mondadori mette nella realizzazione dell’edizione completa della mia opera. Se la lettera rappresenta una tale denuncia falsa, così come mi sembra, allora si dovrebbe azzittire questa persona».
Alberto Mondadori ha espresso la sua gratitudine a Thomas Mann con le seguenti parole:
«Io non sto a difendere questa versione che è certamente al di sopra di ogni attacco, ma voglio invece dirLe subito quanto Le sia grato per il modo franco e amichevole con il quale Ella ha voluto prendere le difese della curatrice della Sua edizione, e del Suo editore.
È una prova di stima e di affetto alla quale sono profondamente sensibile, e di cui vivamente La ringrazio».

Minuta di lettera di Arnoldo Mondadori a Thomas Mann, 13 marzo 1946

Lettera di Thomas Mann ad Alberto Mondadori, 24 gennaio 1948

Lettera di Alice Ceresa a Thomas Mann, 25 febbraio 1955

Lettera di Lavinia Mazzucchetti ad Alberto Mondadori, 15 marzo 1955


A Meina nel 1947

Il ritorno di Thomas Mann in Italia dopo tredici anni di assenza è stato accompagnato da una cordiale accoglienza dell’editore e di un gruppo di intellettuali italiani. Nel suo diario Thomas Mann riferisce di aver trascorso tre giorni «di caldo fenomenale» a Meina, dal 28 al 31 luglio 1947, ospite della «lussuosa ma poco confortevole casa di campagna» dell’editore e di aver partecipato a un programma molto fitto e faticoso, che aveva previsto una gita sul lago e una conferenza stampa con numerosi giornalisti milanesi. Thomas Mann ha apprezzato molto la rilevanza data dalla stampa italiana alla sua visita e ha espresso la sua soddisfazione in una lettera a Mondadori, scritta al suo ritorno in Svizzera, nella quale non vi è più alcun riferimento alla fatica dei giorni della visita:
«ieri sera […] giunse il suo ricco invio, con la Sua lettera e con le fotografie […] e con i ritagli dei giornali che serbano il ricordo dei nostri trattenimenti nel salotto e nel giardino.
Durante tutti questi giorni abbiamo ripensato con riconoscenza alla nostra visita nella Sua bella casa patriarcale, alla gita all’Isola Bella e a tutte le impressioni gradevoli e felici del nostro breve viaggio italiano, ricordi questi che non ci lasceranno molto presto: sentiamo vivo il bisogno di esprimere questo sentimento a Lei, a Sua moglie, a Suo Padre e a tutta la Sua famiglia.
[…] Desidero ancora dirLe quanto la compagnia Sua e dei Suoi, la partecipazione alla vita di una famiglia patriarcale italiana, siano state per noi una vera esperienza, il cui ricordo mi renderà ancor più cara l’edizione di Mondadori dei miei libri».

Thomas Mann a Villa Mondadori a Meina, 1947