Le celebri «riunioni del mercoledì» di casa Einaudi sono state a lungo oggetto di curiosità tra gli addetti ai lavori, per via dell’atmosfera quasi sacrale che le ha sempre pervase: laboratorio «di idee e di libri», come amava definirle l’editore, le riunioni hanno visto, nel corso degli anni, la partecipazione di alcune tra le figure più rilevanti del Novecento italiano, da Norberto Bobbio a Giulio Bollati, da Italo Calvino a Cesare Pavese, da Elio Vittorini a Natalia Ginzburg, da Luciano Foà a Massimo Mila – solo per nominare i personaggi più noti. Su tutti loro spiccava la figura dell’editore, il «Dr. Einaudi», di cui la casa editrice ha proprio in questi giorni festeggiato il centenario della nascita.
Oggi finalmente, e proprio in vista del centenario, Einaudi ha dato il via a un progetto editoriale che prevede la pubblicazione, fuori collana, dei verbali di questi incontri: curato da Tommaso Munari e introdotto da una documentatissima prefazione “storiografica” di Luisa Mangoni, autrice della più completa storia della casa editrice sinora pubblicata (Pensare i libri, 1999), il primo volume riproduce i resoconti degli incontri tenutisi dal 1943 al 1952 nella sede di Torino, ma anche in quelle di Roma e di Milano. Gli originali sono stati recuperati presso l’Archivio di Stato di Torino – dove è conservata parte dell’archivio storico Einaudi – o rintracciati, a seconda dei casi, tra le carte, private o conservate in altri archivi, di alcuni consulenti a cui venivano spediti una volta redatti.
Scorrendo i verbali, si ha così l’occasione di entrare nel mondo Einaudi e di scoprire le ragioni delle scelte editoriali, dei libri fatti e di quelli rifiutati; emergono, pagina dopo pagina, gli atteggiamenti e le idiosincrasie dei partecipanti e, attraverso di esse, anche lo scontro – o meglio, l’incontro – tra le visioni del mondo e del libro che hanno animato alcuni tra i più importanti intellettuali italiani: che tipo di libri avrebbe amato fare, infatti, Foà? Che idee per una collana aveva Bobbio? Con quali proposte si presentava, il mercoledì, Renato Solmi?
Quello che può stupire a una prima lettura – e che, forse, è la cosa più preziosa che ci consegna il volume – è il tono degli incontri, il loro linguaggio: fatti salvi il rispetto e la stima reciproci, infatti, i “saggi” riuniti intorno al tavolo del mercoledì si presentano nelle vesti – prima che di filologi, scrittori o pensatori – di editor, redattori, consulenti; sono insomma delle persone al lavoro, che discutono anche animatamente su quale sia la migliore collocazione di un dato testo, o sull’opportunità o meno di rivedere una traduzione maldestra o di pubblicare un volume. Il linguaggio con cui lavorano è diretto, a volte secco, privo di retorica; i toni, educati e professionali, rivelano un lato altro delle personalità di alcune delle figure capitali della cultura italiana del Novecento: tutti, per esempio, abbiamo letto Calvino e tutti ne conosciamo l’atteggiamento in pubblico; ma come si comportava, come si esprimeva l’autore del Barone rampante quando era al lavoro? Quali erano le sue idee editoriali? Ecco, forse è questo il lascito più curioso e affascinante dei verbali: la messa in scena del lato per così dire operativo dell’intelligencija e la conseguente emersione, come assoluto protagonista, del lavoro editoriale.
Andrea Tarabbia