È con un’incursione negli ultimi quarant’anni di letteratura russa e sovietica che Laterza dà il via a una collana coraggiosa e a suo modo pionieristica: “I penultimi”, diretta da Gabriele Pedullà, è infatti un progetto che mancava nel novero delle numerose storie delle letterature – che solo raramente arrivano a occuparsi di quello che succede adesso nel mondo delle lettere. La collana si pone infatti l’obiettivo di raccontare (se pur a un pubblico di esperti) le correnti più recenti, le pubblicazioni ancora vive nell’ambito delle letterature delle maggiori aree linguistiche e culturali. Un altro elemento di novità dei “Penultimi” è che ogni volume è affidato a una penna, se non emergente, almeno nuova nel panorama della critica nostrana: sono infatti critici «giovani» quelli che si occupano di censire i movimenti letterari delle nuove letterature mondiali: il secondo e il terzo volume, previsti per la primavera del 2011, racconteranno ciò che sta succedendo nella letteratura americana (per mano di Tommaso Pincio) e in quella francese (con la firma di Paolo Zanotti).
Divisa in tre parti, La scrittura come resistenza si occupa del periodo che dalla primavera di Praga porta all’ascesa di Gorbačëv, di quello che dalla perestrojka porta al secondo mandato El’cin, e, da ultimo, dell’era Putin. Il percorso cronologico-politico scelto da Caramitti abbraccia in modo esaustivo tutte le principali correnti della letteratura sviluppatasi sull’asse Leningrado-Mosca-Pietroburgo: dalle neoavanguardie al concettualismo, dal fantastico alla nostal’gija, dall’iperrealismo a tutti quegli scrittori che, per varie ragioni, non sono mai riusciti a emergere e a farsi conoscere fuori dalla Russia. Alla rassegna, puntuale e fruibile, delle voci e le correnti, Caramitti aggiunge alcune schede e capitoli di approfondimento su alcuni autori e alcune opere particolarmente significativi: così, il lettore è invitato a entrare nel mondo dell’esule Brodskij, è partecipe della straordinaria parabola del «poema» di Venedikt Erofeev Mosca-Petuški, conosce più da vicino Vladimir Sorokin, Sergej Dovlatov e Mikahil Shishkin. Non mancano, ovviamente, i ritratti della società sovietica dalla stagnazione in poi: attraverso alcuni percorsi nei luoghi chiave delle due capitali, tra case di scrittori, locali, bettole ed edizioni samizdat’, La scrittura come resistenza restituisce non solo le parole, ma anche le vicende umane e, per così dire, il «clima» di oltre quattro decenni di letteratura e di lotta.
Andrea Tarabbia