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Questa è la storia di un sogno. Di una donna, di un uomo, suo padre, e di una moltitudine di uomini. Per quanto non ci sia nulla di più lontano dall’idea comune di “sogno” della guerra, le pagine che seguono nascono da aspirazioni, sentimenti e passioni, individuali e di massa, di cui la guerra è stata massima proiezione e artefice. Il sogno di una donna.
Lina Montalbano è figlia di Salvatore Montalbano, autore e protagonista di questo diario. Nato a Firenze il 26 aprile 1883, trasferitosi nel 1890 a Palermo, Salvatore si laurea in Giurisprudenza e avvia una serie di collaborazioni che lo porteranno a essere giornalista e sceneggiatore cinematografico. Particolare non irrilevante, che dà conto del temperamento, delle passioni dell’uomo, che abbraccia con ardore il cinema appena nato, ancora muto, e si getta nell’avventura – perché allora non si trattava di una professione riconosciuta – scrivendo e immaginando storie, intrecci, personaggi, che avrebbero preso vita sul grande schermo.
Tra il 1910 e il 1915 scrive tre sceneggiature per il cinema, a una prima verifica mai trasposte in film veri e propri: Il bacio rosso, Il tatuato, In viaggio di nozze, storie di passioni travolgenti, drammi passionali e intrecci avventurosi, in stile con la produzione dell’epoca. La sua attività di scrittore lo porta ad annodare amicizie importanti come quella con Gabriellino D’Annunzio, figlio di Gabriele, anch’egli impegnato nel cinema, come regista (suo il film La nave, del 1921, tratto da un dramma del padre, girato per la società Ambrosio di Torino) con cui resterà sempre in contatto, anche negli anni a venire e con il quale condivise probabilmente l’ardore patriottico e gli ideali interventisti. Nel 1908 si sposa e dopo breve nasce la figlioletta. Scoppia la Grande guerra e nel 1915, anno dell’entrata dell’Italia nel conflitto, si arruola nell’esercito italiano ed è inviato sul fronte del Medio Isonzo con il grado di tenente.Ammalatosi, dopo qualche mese passato negli avamposti, in seguito all’inalazione di gas asfissianti, dopo un periodo trascorso nelle retrovie, dal 1916 al 1919 si trasferisce a Firenze. Negli anni Venti vivrà invece a Milano, per morire, a causa dei postumi dell’avvelenamento, a Fasano del Garda il 24 giugno 1928. Alla giovane figlia Salvatore lascia, oltre a tanti ricordi e a un amore sconfinato, una scatola di fotografie, scritti, lettere, pagine del diario che redigeva dal fronte, relazioni ufficiali. Lina ricopia amorevolmente e minuziosamente con la macchina da scrivere tutto questo materiale, per renderlo leggibile alla sua famiglia e come pegno nei confronti della gloriosa figura paterna.
Dopo anni di lavoro, però, si ritrova sola e decide, per la vicinanza degli interessi che legava il padre al cinema, di depositare gli scritti presso la Cineteca Italiana di Milano perché la memoria di suo padre sia mantenuta viva. In memoria di mio padre, mai dimenticato, Salvatore Montalbano (diminutivo “Dore”) Dott. in Legge Tenente dei Cavalleggeri Treviso aggregato, in seguito, al 28° Artiglieria di Campagna, questo tardivo ed incompleto lavoro di trascrizione dei suoi scritti della guerra 1915/1918 perché altri, se vorranno, possano un poco conoscerlo come Italiano e Giornalista. Volontario, partecipe oculare e vittima di un grande sogno, avveratosi con disinteressato entusiasmo, suo e di tanti Italiani a loro volta combattenti e vittime: – La liberazione dei territori sotto la dominazione Austriaca, l’unificazione con Trento e Trieste e la rivendicazione degli irredentisti Martiri.- Articoli, appunti, foglietti vari, le cui notizie contenute ho fatto del mio meglio per farle rivivere in quel tempo, non certo cronologicamente riportate, ma che nell’insieme credo rispecchino abbastanza il quadro della guerra in quel settore. Mio padre vivente, in veste di lettore, sicuramente non applaudirebbe la complessiva stesura, ma l’accetterebbe conscio delle varie difficoltà incontrate. Forse sorridendo affettuosamente ripeterebbe quanto scritto in un’epoca assai, assai lontana, sull’incriminata pagina di quaderno dei miei primissimi anni di scuola: “… la pagina anteriore scancellata di zeri adorna… o che piccina, la mia asinella, la mia Lina”.
Milano, dicembre 1996.