8. Libri cosmopoliti nell’Europa totalitaria

 

Mentre la censura nazista si concentra sulle traduzioni di autori stranieri, i libri Albatross riescono a essere distribuiti, tra crescenti difficoltà, almeno fino al 1942. Michele Troy, in una recente monografia, spiega questa apparente contraddizione con diversi fattori: soprattutto, le esportazioni Albatross garantiscono un afflusso di moneta estera, cruciale per il regime hitleriano. Albatross agisce così come un «cavallo di Troia» («Trojan horse», Troy 2017) che consente alla letteratura in lingua inglese di continuare a circolare negli anni trenta e quaranta. Per mantenere attiva la produzione in Germania, Albatross deve però accettare compromessi con il regime, con autocensure e tagli ai testi originali.

In questo periodo, Holroyd-Reece si mantiene in comunicazione con Mondadori, contribuendo nel 1939 alla creazione di un ufficio londinese dell’editore italiano. Qui si rifugia Montano, la cui famiglia è di origine ebraica: «L’impianto dell’ufficio è merito di Reece, il quale ha agito in primissimo luogo per la grande amicizia che ha per voi – un pochino forse per qualche simpatia che ha per me – e infine per il desiderio di avere nella sede di quella che sarà la sua attività londinese un legame costante con Casa Mondadori. […] [Egli] ha fondato qui in questi giorni una nuova società, ALBATROSS LIMITED». Per qualche mese, i due condividono un piccolo ufficio in Paternoster Row, «una delle vie classiche dell’editoria […] a metà fra la Cattedrale di S. Paolo e la Posta Centrale, a un minuto da entrambe». L’area sarà una delle più colpite dai bombardamenti tedeschi sulla capitale.

 

 

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