GIORGIO MONICELLI
Tradate (VA), 1910 – Milano, 1968
Nato illegittimo a Tradate nel 1910 da Tomaso e dall’attrice Elisa Severi, Giorgio Monicelli compie studi irregolari apprendendo da autodidatta l’inglese e il francese. Nipote di Andreina Monicelli, sorella di Tomaso e moglie di Arnoldo Mondadori, inizia a collaborare precocemente con la casa editrice: poco più che ventenne consegna le prime versioni dal francese (Estaunié e Dorgelès per i “Romanzi della Palma” ma anche Maupassant, Zola e Simenon) e nel 1935 viene assunto dalla neocostituita Società anonima per le edizioni Walt Disney-Mondadori, per la quale traduce alcuni albi a fumetti. Dotato di grande talento nella resa in italiano dei testi francesi e anglosassoni, Monicelli si rivela piuttosto insofferente alle convenzioni e ai tempi di consegna che gli vengono richiesti dalla casa editrice, dimostrandosi sin dai primi anni poco disponibile a seguire le routines proprie del lavoro d’ufficio. Il suo rapporto con la Mondadori negli anni trenta è dunque caratterizzato da periodiche assunzioni e frequenti allontanamenti, consulenze frammentarie e incarichi più stabili, anche se temporanei. Verso la fine del decennio Monicelli intensifica l’attività di traduzione, ora anche di libri gialli, e contestualmente collabora alle nuove riviste lanciate dalla casa editrice con l’intenzione di contrastare il predominio di Rizzoli nel settore: “Il cerchio verde” (del quale fu anche direttore), “Il giornale delle meraviglie”, “Il milione”, manifestando un embrionale ma già ben delineato interesse per la science fiction, che giunge in Italia prevalentemente dagli Stati Uniti.
Più volte richiamato e congedato, durante la guerra Monicelli collabora a “Grazia” e “Tempo”; alla fine della guerra, in virtù della sua militanza nel PCI, è per pochi mesi questore di Varese. Ripresa la collaborazione con Mondadori, tra il 1946 e il 1950 traduce opere di John Fante, Henry Miller, Gertrude Stein, John Steinbeck, Jean-Paul Sartre e John Dos Passos, oltre a qualche volume della ponderosa Seconda guerra mondiale di Winston Churchill.
Sono anni di grandi progetti, tra i quali emerge la volontà di fondare una collana di racconti “avveniristici”. Già dall’anteguerra, infatti, Monicelli guardava alla rivista americana “Astounding Science Fiction” come un modello da imitare, ma è necessario attendere il 1952, dopo qualche tentativo andato a vuoto con piccoli editori, per assistere all’uscita del primo numero del mensile mondadoriano “Urania rivista” (quasi una versione italiana dell’americana “Galaxy science fiction”) e dei “Romanzi di Urania” (dal 1957 semplicemente “Urania”), grazie anche al supporto di Alberto Mondadori. Il primo fascicolo dei “Romanzi di Urania”, destinati a miglior fortuna rispetto a “Urania rivista”, cessata nel 1953, presenta ai lettori italiani Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke. La periodicità dei “Romanzi” varia nel tempo: da due numeri al mese si passa a tre fino a raggiungere la cadenza settimanale per pochi mesi tra il 1955 e il 1956. Si deve a Monicelli anche la resa in italiano di science fiction con l’efficace “fantascienza”. Nell’ottobre 1961 lascia la direzione del periodico: nel frattempo, oltre a tradurre molti testi pubblicati su “Urania”, ha mantenuto le consuete collaborazioni con le collane della Mondadori libri (“Medusa”, “Libri del pavone”, “Classici contemporanei stranieri”) traducendo, tra gli altri, Bellow, Koestler, Bromfield, Buck, Hemingway, Maugham, Maurois e Orwell, oltre ad alcuni titoli di fantascienza accolti nel catalogo librario, in particolare Bradbury e Clarke.
Muore a Milano nel 1968.