Cittadino austriaco, figlio di un ebreo rumeno e di una polacca askenazita, Erich Linder nacque a Leopoli nel 1924. Nel 1934, la famiglia si trasferì da Vienna a Milano, dopo un breve soggiorno a Trieste. Nel capoluogo lombardo Linder frequentò la scuola ebraica di via Eupili.
Alla fine degli anni Trenta, a soli quindici anni, lavorò per la Mondadori prestando aiuto alla segretaria di Arnoldo Mondadori, Matilde Finzi, che, allontanata dagli uffici della casa editrice per effetto delle leggi razziali, continuò la sua collaborazione da casa.
Tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta incontra Luciano Foà. Linder lavorava per l’editore Corticelli e frequentava l'Agenzia Letteraria Internazionale (ALI), in cerca di testi da tradurre dal tedesco.
L'ALI, fondata a Torino nel 1898 da Augusto Foà e dal 1930 trasferita a Milano, in corso del Littorio 3 (ora corso Matteotti) dal 1933, prima agenzia letteraria in Italia, acquistava da editori e agenti all’estero i diritti di pubblicazione su libri, giornali e riviste. Introdusse in Italia, durante il fascismo, autori come A.C. Doyle, H.G. Wells, Aldous Huxley, Georges Simenon, Jerome K. Jerome, P.G. Wodehouse, Rudyard Kipling. Ad Augusto nel 1933 si affiancò il figlio Luciano, allora diciottenne, che proprio all’ALI conobbe nel 1937 Roberto Bazlen, grande lettore di testi stranieri del tutto sconosciuti in Italia. Mentre si espandevano rapporti con scrittori stranieri ed editori italiani, arrivarono le leggi razziali e la censura a limitarne l’attività.
Nel 1943, a soli diciannove anni, Linder venne coinvolto da Luciano Foà nel progetto delle Nuove Edizioni Ivrea di Adriano Olivetti, di cui diventò redattore. Qui collaborò, tra gli altri, con Roberto Bazlen con il quale poi manterrà contatti fino agli anni Sessanta.
Nello stesso anno, a causa dei bombardamenti su Milano, fu costretto a spostarsi a Ivrea dove la casa editrice (primo nucleo delle future Edizioni di Comunità) si era trasferita, e dove già si trovavano Augusto e Luciano Foà insieme a Bazlen. Sempre nel corso del 1943 tentò la fuga in Svizzera ma venne respinto dalle guardie di confine. Tornò a Milano e da qui si trasferì a Firenze dove, grazie all'aiuto di Ranuccio Bianchi Bandinelli, trovò occupazione come interprete per i tedeschi.
Al suo rientro a Milano, dopo la fine della guerra, continuò a lavorare per Bompiani (per la precisione per l'agenzia letteraria interna alla casa editrice) trovando però ben presto una forma di collaborazione stabile con l’ALI nella quale entrò tra il 1946 e il 1947. Linder lavorò con Luciano Foà occupandosi all'inizio degli autori anglosassoni.
Nel 1951, dopo il passaggio di Foà all'Einaudi, Linder ne proseguì l’attività, assumendo una più consistente interessenza nella società. Durante i decenni successivi consolidò il primato dell'ALI e suo personale, nella gestione dei rapporti tra i principali autori italiani e stranieri e le case editrici, una preminenza che anche all'estero lo rendeva interlocutore privilegiato dei maggiori editori.
Nel periodo di più intensa attività Linder si trovò infatti a gestire più di ottomila autori tra i quali si possono ricordare gli italiani: Alberoni, Arbasino, Bacchelli, Bassani, Benedetti, Bettiza, Bevilacqua, Biagi, Brera, Buzzati, Cancogni, Croce, Calvino, Del Buono, De Pisis, Eco, Emanuelli, Fenoglio, Flaiano, Gorresio, Granzotto, Malerba, Marinetti, Monelli, Montanelli, Morante, Ottieri, Parise, Piersanti, Piovene, Quarantotti Gambini, Lalla Romano, Sciascia, Soavi, Soldati, Tamburini, Terra, Tucci, Vittorini e gli stranieri: Bellow, Böll, Brecht, Caldwell, Ceram, Chandler, Chesterton, Christie, Durrell, Frisch, Kafka, Joyce, Cronin, Lorenz, Mann, Ellery Queen, Von Rezzori, Mann, Musil, Nabokov, Quentin, Rand, Salinger, Segal, Singer, Steinbeck, Stout, Updike, Waugh.
Morì improvvisamente a Milano nella notte tra il 22 e il 23 marzo 1983.
Linder nel corso della sua pluriennale attività fu colui che meglio di ogni altro riuscì a inquadrare, comprendere e vivere quello che era il panorama editoriale italiano e estero; capì e denunciò spesso i mali del mondo editoriale e non solo, si scagliò anche contro librerie e biblioteche ree, a detta di Linder, di essere carenti nelle strutture e nel personale preposto alla loro gestione; difese il proprio ruolo di agente letterario definito, dallo stesso Linder, "amministratore di autori sfruttati e strumentalizzati dall'editore". Contribuì, inoltre, a meglio delineare quali fossero le mansioni dell'agente: l'agente infatti non si deve limitare a fungere da mediatore tra autore e editore ma anche discutere e gestire particolari fondamentali quali la scelta della copertina, la pubblicità e la data di uscita del volume.
Una grande qualità di Erich Linder fu, senza ombra di dubbio, quella di saper interpretare il mondo dell'editoria non solo pensando agli interessi dell'autore e dell'editore, ma anche a quelli del pubblico che avrebbe dovuto fruire dei testi (Giordano Bruno Guerri in un articolo comparso il 25 aprile 1983 su "Il Giorno" lo definisce un "uomo con tre teste" in quanto sapeva ragionare come autore, editore e lettore).
FontiMartino Marazzi, Ritratti critici dei contemporanei / Erich Linder, in "Belfagor", gennaio 2002.
Vittore Armanni, L'archivio di Erich Linder - Agenzia letteraria internazionale, in "Storia in Lombardia", anno XXI, n.1, 2001