Presentazione: 17 ottobre 2002 – Teatro Grassi, Milano
A tre anni dall’improvvisa e prematura scomparsa di Marco Mondadori vede la luce Logica e Politica. Per Marco Mondadori, una raccolta di saggi a lui dedicati da un gruppo di colleghi e amici sui temi principali ai quali si era dedicato, nel corso della sua carriera di studioso, con grande lucidità e passione intellettuale. Il volume, edito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori in collaborazione con il Saggiatore, è curato da Marcello D’Agostino, Giulio Giorello e Salvatore Veca e contiene 25 interventi di illustri studiosi di Logica, Filosofia della Scienza e Filosofia politica, fra cui Ettore Casari, Carlo Cellucci, Marisa Dalla Chiara, Silvano Tagliagambe, Giorgio Sandri, Claudio Pizzi, Maria Carla Galavotti, Edoardo Boncinelli, Sebastiano Maffettone, Michael Dummett, Donald Gillies, Dov Gabbay, suddivisi in tre sezioni (Logica e filosofia della logica, Filosofia della scienza e della matematica e Filosofia politica). Sono inclusi anche quattro scritti dello stesso Marco Mondadori (una per ciascuna delle tre sezioni e, in apertura, il testo della prolusione da lui tenuta per il 595esimo anniversario dell’Ateneo di Ferrara dove aveva insegnato per oltre quindici anni) che illustrano l’ampiezza e la varietà dei suoi interessi filosofici, oltre che le sue doti di brillante divulgatore, e un intenso profilo di “Marco Mondadori intellettuale editore” tracciato da Luca Formenton e Aurelio Pino.
Prima ancora che la dovuta celebrazione di uno degli intellettuali più brillanti della sua generazione, questo volume intende essere un’occasione per saggiare la pregnanza dei differenti schemi di comprensione nelle aree di ricerca in cui Marco Mondadori si era attivamente impegnato: la Logica, la Filosofia della Scienza e la Filosofia della Politica.
Marco Mondadori, morto improvvisamente e del tutto inaspettatamente il 4 aprile 1999, non era un filosofo da salotto, né uno di quegli ultraspecialisti assorbiti da rompicapo interni al proprio microuniverso, ma un uomo con un’intelligenza analitica, un’apertura intellettuale e un’ampiezza di interessi davvero straordinarie. Il nucleo della sua attività di ricerca era però saldamente occupato dall’elaborazione di modelli di razionalità in grado di definire le strategie migliori che possono portarci al successo sia nella pratica scientifica sia in attività (solo apparentemente) meno spirituali, come il gioco d’azzardo o la trivellazione petrolifera. “Ragionare dobbiamo, e spesso. Di ragionamenti facciamo un uso essenziale ed esplicito quando dobbiamo risolvere problemi importanti, si tratti di problemi pratici relativi a decisioni che influenzano significativamente la nostra vita oppure di problemi teorici che hanno a che vedere con la nostra conoscenza del mondo fisico e sociale”. Così Mondadori aveva voluto iniziare il manuale di Logica (Bruno Mondadori, Milano, 1997), al quale per circa un decennio aveva dedicato buona parte delle sue energie. Questa citazione illustra bene il compito che Mondadori assegnava alla Logica: sviluppare procedure di argomentazione razionale, più che elaborare una metateoria della matematica. In quest’ottica, le sue ricerche si inseriscono in una grande tradizione scientifica che da Aristotele, attraverso Leibniz e Boole, arriva all’informatica contemporanea, e che vede nella logica formale soprattutto un’ “armamentario” di strumenti per potenziare e, in ultima analisi, “meccanizzare” i ragionamenti che intervengono nella risoluzione di problemi pratici o scientifici.
E proprio il “sogno di leibniz”, quello cioè di trovare una “caratteristica universale della ragione” e un “metodo di calcolo” per risolvere qualunque classe di problemi, rappresentava per Mondadori il nucleo di due fra i più importanti programmi di ricerca che siano mai stati concepiti: il primo, la logica matematica, volto alla meccanizzazione del ragionamento deduttivo e il secondo, la teoria classica della probabilità, volto invece alla meccanizzazione del ragionamento plausibile. Mondadori ha dato importanti contributi a entrambi questi programmi.
Per quanto riguarda il primo, le sue ricerche si inserivano nella tradizione che va dalle Indagini sulla deduzione logica (1935) di Gerhardt Gentzen ai più recenti sviluppi nel campo della deduzione automatica, e all’interno della quale il “sogno di leibniz” ha trovato una parziale realizzazione e al tempo stesso una chiara definizione dei suoi limiti. Anche per quanto riguarda il secondo, incentrato sul ragionamento induttivo e plausibile, Marco Mondadori si inseriva nella tradizione di Leibniz rivisitata in un’ottica fallibilistica. In un programma epistemologico che va da Whewell a Lakatos, Mondadori collegava insieme tre direzioni di ricerca: quella che un tempo si sarebbe detta dei fondamenti della probabilità, e che per lui slittava nella concezione soggettivistica di cui grande pionere era stato fin dagli anni Trenta l’italiano Bruno de Finetti (si deve appunto a Marco Mondadori una preziosa riedizione degli scritti definettiani significativamente intitolata La logica dell’incerto, il Saggiatore, Milano 1989); la teoria della decisione razionale e la concezione dell’utilitarismo, da quello classico di Jeremy Bentham a quello probabilistico (basato sulla nozione di massimizzazione dell’utilità attesa) di John Harsanyi; e infine la riqualificazione della logica della scoperta e della crescita della conoscenza in termini bayesiani.
Il tema della decisione razionale in condizioni di incertezza è il tratto che unisce gli interessi logici di Mondadori al suo interesse per la teoria politica. Nell’esprit di Pascal, Mondadori amava la battuta “scommettere si deve, anche su Dio” e, questioni teologiche a parte, sapeva bene quali sono i rischi e le insicurezze di una società libera. Di qui la sua passione (politica, nell’accezione migliore del termine) per i diritti degli individui e dei popoli – il che comportava un riesame critico di qualsiasi filosofia della libertà (e anche su questo tema si deve a Marco Mondadori la prima importante rivisitazione, in un’ottica di sinistra, della grande tradizione del liberalismo anglosassone, con la nota prefazione, scritta insieme a Giulio Giorello, all’edizione italiana di On Liberty di John Stuart Mill, uscita per i tipi del Saggiatore nel 1981). Come ebbe una volta a dire Sir Bertrand Russell, l’argomentazione logica è anche strumento prezioso per demistificare la macchina del potere e per smantellare la costellazione dei pregiudizi stabiliti. E chi ha conosciuto Marco Mondadori sa bene che ciò si rifletteva oltre che negli scritti teorici anche nel suo stile di vita. Il suo gusto per il conflitto delle idee e la sua avversione quasi viscerale per ogni genere di conformismo spiegano perché il presente volume sia stato concepito, prima ancora che come la dovuta celebrazione di uno degli intellettuali più brillanti della sua generazione, come un’occasione per saggiare la pregnanza dei differenti schemi di comprensione nelle aree di ricerca in cui Marco si era attivamente impegnato.